Wanda, la boutique di lusso dove ogni donna sovietica sognava di fare shopping

Boris Kavashkin/Sputnik
Questo negozio, inaugurato a Mosca negli anni Sessanta, si rivelò un fenomeno unico: i suoi prodotti, provenienti dall’estero, erano merce rara e per questo erano particolarmente ambiti dai cittadini sovietici

Nel 1962 in via Petrovka, nel cuore di Mosca, fu inaugurata una nuova boutique. Negli anni a venire sarebbe diventata uno dei luoghi più ambiti dalle donne di tutta l’URSS dove fare shopping. 

Sopra l’ingresso troneggiava una vera rarità per l’epoca: il nome della boutique, “Wanda”, era scritto sia in cirillico… sia in latino! L’insegna in russo era ovviamente dominante, mentre la scritta in latino compariva solo sulle vetrine; in ogni caso, si trattava di una vera novità per gli standard sovietici. Le lettere latine e il nome insolito del negozio suggerivano la presenza di merci rare provenienti dall'estero, cosa che tutti i sovietici sognavano.

Esistono due teorie sull’origine del nome del negozio: c’è chi sostiene che “Wanda”, un nome femminile molto popolare in Polonia, fosse un riferimento al Paese da cui provenivano i prodotti della boutique.

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Un’altra supposizione ben più piccante ipotizza invece che “Wanda” avrebbe avuto un significato simbolico: quel nome avrebbe potuto far riferimento a uno dei tanti soprannomi usati da una prostituta di alto livello che, prima della Rivoluzione russa del 1917, si diceva fosse solita incontrare i clienti nell'hotel di fronte. Si narra che la leggendaria Wanda sarebbe stata l’unica testimone della misteriosa morte del famoso generale zarista Mikhail Skobelev, nel 1882. 

1972

Il negozio vendeva articoli prodotti nella Repubblica Popolare Polacca, uno dei principali Stati satelliti sovietici in Europa. Nella boutique si poteva trovare di tutto, dai tappeti ai lampadari, dai dischi alle porcellane di lusso. Gli articoli più richiesti erano i cosmetici, i profumi e i vestiti alla moda.

Si trovavano addirittura le collant: un articolo ben poco diffuso in URSS. C'erano poi borse, gioielli, occhiali da sole e biancheria intima. Data la carenza di molti articoli in URSS, i prodotti di “Wanda” sembravano un miraggio! 

Non sorprende quindi che le donne di tutto il Paese sognassero di visitare questo negozio quando si trovavano a Mosca. Per questo la fila davanti alla porta era sempre molto lunga. 

Chi aveva la pazienza di mettersi in coda e aspettare, poteva acquistare una serie di prodotti impensabili per l'epoca: cosmetici, mascara, shampoo, ombretti, smalti, prodotti per la cura della pelle, rossetti rari e profumi firmati.

Ma c’era spazio anche per gli uomini: nella boutique si vendevano lozioni dopobarba, acqua di colonia e lamette Polsilver. 

L'abbondanza di clienti e i lunghi tempi di attesa all'ingresso creavano il terreno fertile per i rivenditori clandestini, che acquistavano la merce all’interno e la rivendevano a chi non aveva il tempo di fare la fila.

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Spesso si trattava di un'attività (clandestina, ovviamente) a “conduzione familiare”: il marito si nascondeva in un luogo sicuro con le borse piene di merce, mentre la moglie proponeva qualche articolo alle persone in fila (a un prezzo più alto, ovviamente). Se la polizia la fermava, non passava grossi guai perché aveva con sé solo un numero limitato di articoli. 

Con il crollo dell'Unione Sovietica, la Russia ha aperto la sua economia ai prodotti stranieri che hanno rapidamente inondato il mercato, rendendo obsoleto l'intero concetto di boutique di fascia alta dedicata ai rari e ambitissimi prodotti stranieri.

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