Storia del Sambo, l’arte marziale sovietica (unica e letale) nata dal Jujutsu giapponese

Russia Beyond (Foto: Y. Evsyukov/Sputnik; Dominio pubblico)
Il Sambo si sviluppò nei primi anni dell'Unione Sovietica grazie al lavoro di ricerca e sperimentazione di due atleti, e divenne uno stile di lotta riconosciuto a livello internazionale

Prima che il cosiddetto Sambo diventasse uno sport molto popolare, questo stile di lotta era strettamente finalizzato a migliorare le capacità di combattimento corpo a corpo della polizia e dell'esercito sovietici. 

Nato dalla fusione delle più efficaci tecniche di alcune arti marziali, il Sambo è un acronimo che sta per "autodifesa senza armi" (in russo: "samozashchita bez oruzhiya").

Paracadutisti sovietici si esercitano nel Sambo

Questa nuovissima arte marziale fu sviluppata in URSS da due uomini, Vasilij Oshchepkov e Viktor Spiridonov, in forma indipendente. Alla fine quei due stili simili tra di loro, ma comunque in competizione, si fusero dando origine a un’arte marziale unica, interamente “Made in URSS”, conosciuta oggi come Sambo.

Vasilij Oshchepkov

Rimasto orfano, il giovane Vasilij Oshchepkov si ritrovò in Giappone quando la parte meridionale di Sakhalin passò sotto il dominio del Sol Levante, a seguito della guerra russo-giapponese. Una missione ortodossa russa in Giappone aiutò il ragazzo a ottenere un posto in un seminario ecclesiastico a Kyoto, dove, tra le altre cose, studiò l'arte marziale del judo

Il giovane russo eccelleva nella lotta e fu raccomandato dal suo allenatore per gli esami di ammissione all'Istituto di Judo Kodokan di Tokyo, fondato dal leggendario judoka giapponese Kanō Jigorō.

La statua di Kanō Jigorō all'esterno dell'Istituto Kodokan di Tokyo

Il 15 giugno 1913, Oshchepkov superò gli esami e ricevette la cintura nera. Molto più tardi, nel 1917, divenne il primo russo e il terzo europeo a ricevere un secondo dan (cintura nera di secondo grado) nel judo.  

Tornato in Russia nel 1913, Oshchepkov iniziò a lavorare nel controspionaggio. Oltre alla sua occupazione principale, Oshchepkov fondò la prima scuola di judo della Russia e addestrò la polizia russa di Vladivostok al judo. 

Vasilij Oshchepkov

Nel 1929, Oshchepkov fu trasferito a Mosca per lavorare come istruttore presso l'Università statale russa di educazione fisica, sport, gioventù e turismo, fondata nel 1918. Qui studiò varie arti marziali e incorporò diversi elementi nel Jujutsu giapponese per creare un'arte marziale più adatta al combattimento bellico.

In quegli stessi anni, in URSS, un altro uomo stava lavorando alla creazione di un’arte marziale unica basata sul Jujutsu giapponese. Viktor Spiridonov, un veterano della Prima guerra mondiale rimasto ferito nei combattimenti, riprese gli allenamenti che aveva abbandonato a causa della guerra, mentre la sua salute si ristabiliva gradualmente e parzialmente.

Viktor Spiridonov

Nel 1923, Spiridonov lanciò un corso di "attacco e difesa" all'interno della società sportiva di fitness Dinamo di Mosca. All'inizio aveva solo 14 studenti, ma il numero di partecipanti crebbe notevolmente grazie alle lezioni e alle esibizioni pubbliche di Spiridonov.

Spiridonov pubblicò tre libri sull'evoluzione dell'arte marziale. Spesso i titoli riportavano la frase: "autodifesa senza armi". Seguendo la tradizione sovietica di creare acronimi, Spiridonov coniò il nuovo termine Sambo.

Ma non mantenne i diritti esclusivi di quel nuovo acronimo e, in breve tempo, molti atleti iniziarono a chiamare "Sambo" anche la tecnica sviluppata dal suo concorrente.  

Si ritiene che le due versioni del Sambo differissero l’una dall’altra. Il sistema di Spiridonov mirava a insegnare agli studenti come infliggere il massimo danno al nemico per metterlo immediatamente K.O. L’apparente crudeltà della sua tecnica si spiega con il background militare di Spiridonov.

Gradualmente, il Sambo si è ufficialmente diviso in una versione da combattimento e una sportiva: la prima mescolava varie tecniche di arti marziali e incorporava la lotta con i pugni; la versione sportiva del Sambo, invece, si concentrava principalmente sulle tecniche di lotta.

Due lottatori durante la finale del torneo

Con il tempo, la popolarità del Sambo crebbe esponenzialmente e l'arte marziale sovietica si diffuse a livello internazionale. Nel 1968, un organismo internazionale di governo degli sport amatoriali chiamato FILA riconobbe il Sambo come stile distintivo di lotta amatoriale, che diede poi origine alla Federazione Internazionale di Sambo Amatoriale (FIAS).

Anche se finora il Sambo non è stato inserito nei Giochi olimpici, il 20 luglio 2021 il Comitato olimpico internazionale ha concesso il pieno riconoscimento alla FIAS. L'arte marziale sovietica, dunque, potrebbe forse partecipare per la prima volta come sport olimpico ufficiale alle Olimpiadi estive del 2028 a Los Angeles. Solo il tempo ce lo dirà!

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