Cinque spagnoli che hanno servito brillantemente la causa russa

Russia Beyond (Foto: Dominio pubblico; Legion Media)
Tra loro c’erano architetti rinomati, impavidi militari, abili spie e persino aspiranti al trono di Spagna

1 / José de Ribas (1749-1800)

Nato a Napoli e discendente di una nobile dinastia catalana, José de Ribas si arruolò su invito del favorito dell’imperatrice Caterina II, il conte Aleksej Orlov, che aveva incontrato a Livorno nel 1769. Il giovane e ambizioso ufficiale della Guardia Napoletana (Reggimento Fanteria Sannita) accettò di buon grado l’offerta.

Il coraggioso spagnolo si guadagnò la fama militare sui campi di battaglia contro l’Impero Ottomano. Per il suo ruolo nel successo, il 22 dicembre 1790, dell’assalto alla fortezza di Izmaïl, sulle rive del Danubio, fino ad allora considerata inespugnabile, de Ribas ricevette una spada con diamanti e una tenuta con 800 contadini.

“Fu il primo a colpire il nemico dalle navi e dall’isola, e durante l’attacco, comandando tre colonne di truppe da sbarco, fu presente ovunque ci fosse più bisogno, incoraggiò le sue truppe con coraggio, si impadronì delle batterie del terrapieno, fece prigionieri tra i nemici in numero spropositato e prese centotrenta stendardi”, scrisse dell’“eroe del Danubio” il generale in capo Aleksandr Suvorov

Nel 1794 Caterina la Grande incaricò José de Ribas di fondare una città sul luogo dell’antica fortezza turca di Khadjibey. Nacque così Odessa, la cui costruzione fu considerata dallo spagnolo l’atto più importante della sua vita. Oggi la via principale della città si chiama via Deribasovskaja proprio in suo onore.

2 / Agustín de Betancourt y Molina (1758-1824)

Originario delle Isole Canarie, Agustín de Betancourt era considerato uno dei più talentuosi architetti e ingegneri dell’inizio del XIX secolo. Nel 1807 decise di lasciare il suo Paese, che stava rapidamente sprofondando nella crisi politica, e si trasferì in Russia, dove fu iscritto nelle liste del seguito imperiale “per le commissioni speciali del sovrano zar” Alessandro I.

“L’imperatore e tutti i membri della famiglia imperiale mi hanno ricevuto con una riverenza che non potevo né immaginare né aspettarmi”, scrisse Betancourt al fratello: “Gli riferisco personalmente dell’avanzamento dei lavori che mi ha assegnato, e ogni giorno ricevo la prova che è soddisfatto del mio servizio. Ti assicuro che non mi tratta come un padrone tratta un servo, ma come un amico”.

Avendo ottenuto grande libertà d’azione, lo spagnolo si distinse in campi molto diversi, dalla costruzione di ponti e chiese alla progettazione di motori a vapore per l’industria della carta. Fu Betancourt a costruire la prima segheria industriale russa, a San Pietroburgo, e il famoso Maneggio di Mosca, che oggi è uno dei principali spazi espositivi della capitale.  

3 / Giacomo Pio di Borbone-Spagna (1870-1931)

Il pretendente carlista al trono di Spagna Giacomo Pio di Borbone-Spagna (nome completo: Jaime Pío Juan Carlos Bienvenido Sansón Pelayo Hermenegildo Recaredo Álvaro Fernando Gonzalo Alfonso María de los Dolores Enrique Luis Roberto Francisco Ramiro José Joaquín Isidro Leandro Miguel Gabriel Rafael Pedro Benito Felipe) visitò la Penisola iberica molto raramente. Il motivo è da ricercare negli insuccessi subiti dai Borboni spagnoli nella lotta per il potere nel Paese. 

Il duca visse e studiò in vari Paesi europei finché, nel 1896, si ritrovò in Russia, dove lo attendeva una brillante carriera militare. Prima di raggiungere il grado di colonnello, lo spagnolo riuscì a prestare servizio nella Guardia imperiale, a partecipare all’intervento dell’Alleanza delle otto potenze in Cina nel 1900 e alla Guerra russo-giapponese del 1904-1905.

Sul campo di battaglia, l’aristocratico spagnolo era sempre in prima linea, dando prova di un coraggio sfrenato. In una delle battaglie contro l’esercito giapponese, il generale Aleksandr Samsonov cercò di condurre il duca fuori da una zona pericolosa, ricordandogli che la Spagna aveva bisogno di lui in vita. “Generale, se fossi un vigliacco, non sarei degno del mio Paese!”, replicò lui, restando al centro dei combattimenti.

Il Duca di Madrid (con il nome di Jaime III) e d’Angiò (come Jacques I) si congedò dall’esercito russo nel 1910, e non divenne mai re di Spagna. Trascorse i successivi vent’anni viaggiando per l’Europa, con occasionali visite in Spagna, fino a concludere i suoi giorni a Parigi nel 1931.

4 / Enrique Líster (1907-1994)

Nato a La Coruña, Enrique Lister arrivò per la prima volta in Unione Sovietica nel 1932. Il Partito comunista spagnolo lo inviò a Mosca per un periodo di addestramento militare e politico. 

Oltre alla sua formazione, Enrique partecipò alla costruzione della metropolitana della capitale dell’Urss. “Nel primo mese ho conquistato il titolo di udárnik [lavoratore d’assalto; stacanovista; ndr], soddisfacendo il livello di produzione del 132%. Al di sotto di questa quota non sono mai andato, e nei mesi successivi l’ho anche superata”, scrisse con orgoglio nel suo libro di memorie “Nuestra Guerra - memorias de un luchador”.

Durante la Guerra civile spagnola Lister si impegnò nella formazione di una milizia e comandò il V corpo d’armata dell’esercito repubblicano. Dopo la vittoria dei franchisti tornò in Urss, dove dovette presto riprendere le armi.

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Con il nome di Eduard Lisitsyn, combatté con fermezza nell’Armata Rossa contro i tedeschi, raggiungendo il grado di maggior generale. Dopo la guerra, si trasferì in Jugoslavia e tornò in Spagna nel 1977, dopo la morte di Franco.

5 / África de las Heras (1909-1988)

Nata a Ceuta, nel Marocco spagnolo, África de las Heras Gavilán ha lavorato per oltre 45 anni per i servizi di sicurezza sovietici. Il futuro agente “Patria” iniziò a collaborare con l’Urss già nel 1937 a Madrid, in piena Guerra civile spagnola. Dopo la sconfitta della Repubblica, come molti comunisti spagnoli, riparò a Mosca.

Nella primavera del 1942 la spagnola, che da tempo desiderava combattere i tedeschi al fronte, si ritrovò nella “squadra Pobediteli [Vincitori]” di ricognizione e sabotaggio. “Ricevevamo telegrammi da trenta gruppi in battaglia. Criptare, trasmettere, ricevere, decriptare... Non avevamo quasi il tempo di dormire. Nella nostra unità vigeva una disciplina ferrea ed eravamo legati come veri fratelli e sorelle”, ha ricordato África. 

Nel 1946 le fu offerto un lavoro presso l’agenzia di intelligence all’estero. Costretta a tagliare i ponti con la famiglia e gli amici, partì per l’America Latina dove lavorò per molti anni. 

Dall’inizio degli anni Settanta la spagnola ha vissuto stabilmente a Mosca, dove ha formato i futuri agenti dei servizi segreti. A tutt’oggi, le operazioni in cui Patria è stata coinvolta sono secretate.

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