I sette animali più amati dagli zar russi

Dominio pubblico
Amici fedeli, compagni di avventure, salvatori in battaglia. Ecco i cani, i gatti, i cavalli e persino gli elefanti che furono al fianco di Pietro il Grande, Caterina la Grande e degli altri monarchi russi

1 / La cavalla Lisette, che salvò Pietro il Grande

Louis Caravaque. La battaglia di Poltava del 1709. Lo zar Pietro I a cavallo

Sulla via della Grande Ambasceria (la sua missione diplomatica in Europa; a volte detta anche “Grande Ambasciata”, e in russo “Великое посольство”; “Velíkoe posólstvo”) Pietro il Grande incontrò dei mercanti con un cavallo di razza Karabakh. Fu amore a prima vista: lo zar offrì in cambio il suo cavallo più cento monete d’oro olandesi. Non pensò troppo alla scelta del nome: chiamò la cavalla Lisette, che si crede fosse il nome di una delle sue favorite dell’epoca. La spesa fu più che giustificata: il cavallo era fedelissimo all’Imperatore e obbediva solo a lui.

Johann Gottfried Tannauer. Pietro I durante la battaglia di Poltava

Pietro il grande combatté con Lisetta nella Guerra del Nord e nella Campagna di Persia. Secondo la leggenda, durante la battaglia di Poltava Lisetta salvò la vita al suo cavaliere: quando gli svedesi aprirono il fuoco su Pietro, la cavalla si scostò bruscamente e i proiettili perforarono solo la sua sella e il cappello dell’imperatore.

2 / I gatti di corte

Vaclav Hollar. L'immagine del gatto del Gran Principe di Moscovia

La corte dei Romanov ha sempre avuto molti animali, alcuni dei quali svolgevano un lavoro piuttosto importante. Ad esempio, il gatto dello zar Alessio Mikhailovich era solito catturare numerosi roditori. Fu persino gratificato con un ritratto personale: nel 1663 l’artista ceco Wenceslaus Hollar dipinse l’“Immagine autentica del gatto del Granduca di Moscovia”.

Vjacheslav Schwarz. Scena dalla vita degli zar russi (lo zar Alessio I gioca a scacchi)

Anche Vjacheslav Shvarts raffigurò il felino, intento a giocare con entusiasmo, nel suo “Scena di vita domestica degli zar russi”. Dopo Alessio Mikhailovich, anche i suoi eredi ebbero sempre gatti.

Monumento a un gatto di Kazan

Pietro il Grande portò un gatto dall’Olanda ed Elisaveta Petrovna fece arrivare da Kazan un gruppo selezionato di cacciatori di topi per liberare il Palazzo d’Inverno dai roditori.

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3 / Mr e Mrs Anderson e i loro cuccioli

Vladimir Borovikovskij. Caterina II a passeggio nel parco di Tsarskoe Selo

Caterina la Grande adorava i cani. La sua più grande passione erano i piccoli levrieri italiani. Una coppia di questi graziosi levrieri le fu regalata dal medico inglese Thomas Dimmesdale. Furono alla base di una grande famiglia di cani imperiali: i cuccioli di “Thomas Anderson” e di “Mrs Anderson” furono donati a vari cortigiani. I levrieri di origini nobili vissero con i Volkonskij, i Naryshkin e con il principe Orlov. Anche se dei cani si occupava un apposito servitore, Caterina li portava spesso a spasso da sola: questo momento venne immortalato su tela da Vladimir Borovikovskij, che ritrasse l’imperatrice con un levriero durante una passeggiata.

Nella sua corrispondenza, Caterina era ansiosa di raccontare come se la cavava il suo animale domestico e a volte si scusava persino per gli scarabocchi e le macchie di inchiostro, dovute all’irrequietezza del suo cane. Tra i preferiti di Caterina c’era Zemira, la pronipote di Tom Anderson. Caterina non risparmiava nulla per lei: il cane dormiva persino in tutta comodità e lusso sui vecchi cappotti di zibellino della sua padrona. L’imperatrice fu molto addolorata per la morte dei suoi animali domestici: durante le sue passeggiate a Tsarskoe Selo si recava sempre nel luogo della loro sepoltura, vicino al Grande Lago.

4 / Un barbone da circo

Georg von Bothmann. Nicola I con un cagnolino

Chi andava in vacanza a Karlsbad (oggi Karlovy Vary) era impaziente di assistere a uno spettacolo in cui un barboncino di nome Munito contava, indovinava i colori e giocava persino a carte. L’ambasciatore russo Dmitrij Tatishchev venne a conoscenza del cane prodigio e lo acquistò per regalarlo a Nicola I. L’imperatore ribattezzò Munito “Gussar” (ossia: “Ussaro”) e non vedeva l’ora di starci assieme: lo portava personalmente a spasso e lo nutriva con i panini che venivano serviti a colazione. Se doveva chiamare qualcuno a Corte, mandava il suo cane a cercarlo, e il cane cominciava a tirare per l’orlo della veste la persona desiderata dal sovrano.

5 / Il fedele Milord

Nikolaj Sverchkov. Alessandro II

Alessandro II portava sempre a spasso il suo amato setter Milord. Non delegava questo compito a nessun altro. Tutti conoscevano il cane nero con la zampa bianca: a volte era dispettoso e saltava addosso alle persone che passeggiavano nel Giardino d’Estate. Un giorno un giovane portava in dono alla nonna un krendel. Quando vide l’Imperatore, si mise subito sull’attenti e salutò; in quel momento qualcuno gli strappò il krendel dalla mano sinistra: il ladruncolo, naturalmente, era Milord. L’imperatore dovette dare al giovane un altro krendel e anche qualche chilo di dolci come risarcimento.

Nikolaj Sverchkov. Alessandro II di Russia

Come i piccoli levrieri di Caterina, il setter dello zar lasciò una ricca prole e uno dei cuccioli fu preso da Lev Tolstoj. Milord era incredibilmente attaccato al suo padrone; ahimè, è questo che fu la sua rovina. L’imperatore non lo portò in viaggio all’Esposizione Mondiale Canina di Parigi nel 1867 e il setter morì per il dolore della momentanea separazione.

6 / La lajka Kamchatka

L'imperatore Alessandro III, lo zarevich Nicola, il granduca Michele e il cane, l'imperatrice Maria Feodorovna, il granduca Giorgio e la granduchessa Ksenia. Foto scattata fuori dal palazzo imperiale di Gatchina

Alessandro III a proposito della sua sua Kamchatka, una lajka (una razza russa di spitz) bianca con macchie fulve disse: “Se ho mai avuto un solo amico disinteressato tra gli esseri umani? No, e non può essercene uno. Ma un cane sì, e Kamchatka lo era”. Fu portata all’Imperatore dai marinai dell’incrociatore Afrika di ritorno dalla circumnavigazione del globo.  Andava a caccia con lui, dormiva nelle sue stanze ed era nutrita con carne e fegato preparati appositamente.

Nikolaj Samokish. Battuta di caccia con l'imperatore Alessandro III e l'imperatrice Maria Feodorovna

La vita del cane finì tragicamente: il treno su cui la famiglia reale stava tornando dalla Crimea a San Pietroburgo deragliò alla stazione di Borki. La coppia imperiale e i figli se la cavarono con delle contusioni, mentre Kamchatka rimase uccisa. Lo zar fece seppellire il suo fedele amico a Gatchina, nel giardino di fronte al suo studio.

7 / Gli elefanti di Sua Maestà

Nicola II dà da mangiare a un elefante a Tsarskoe Selo

Questi maestosi animali furono portati in dono ai Romanov fin dall’inizio del XIX secolo: per loro fu costruito un padiglione speciale a Tsarskoe Selo. Anche Nicola II aveva una coppia di giganti bonari: quello indiano lo portò nel 1891 da un viaggio in Oriente, quello africano dall’Abissinia. Gli elefanti avevano un mahut che li curava e li addestrava. La loro cura costava un bel po’: 18 mila rubli all’anno. Non era uno scherzo: ogni giorno un elefante mangiava due pud (il pud è un’antica misura russa pari a 16,38 kg) di pane fritto nell’olio. Poi bisognava portarli allo stagno per farli stare nell’acqua. Nicola II scrisse nel suo diario: “Ho portato con Alessio l’elefante nel nostro stagno e abbiamo giocato a fargli il bagno”. Il gigante africano visse a Tsarskoe Selo fino al 1917, quando fu fucilato dai marinai dopo la Rivoluzione.

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