Fjodor Tolstoj, il conte ribelle e bugiardo che sfidò Pushkin a duello

Filipp Reichel
Combatté contro Napoleone, sposò una zingara e fu cacciato da un viaggio intorno al mondo per cattiva condotta. Ecco chi era Fjodor Tolstoj, l’unico nobile della sua epoca con il corpo coperto di tatuaggi

La storia del conte Fjodor Tolstoj è unica sotto molti punti di vista: fu l’unico nobile del suo tempo ad avere dei tatuaggi; fu l’unico nobile ad aver sposato una zingara; era un abile spadaccino e giocatore di carte. Ma ciò che lo rese ancor più famoso furono le sue stravaganti storielle: Fjodor Tolstoj amava intrattenere la gente e inventare aneddoti assurdi su di sé. Infatti, anche se si vantava di essere soprannominato l’“americano”, in realtà mentiva sul fatto di aver realmente visitato l’America del Nord.

Espulso dalla delegazione che fece il giro del mondo

Ritratto del giovane Fjodor Tolstoj, autore sconosciuto. Collezione del Museo letterario di Stato Lev Tolstoj

Fjodor apparteneva a un ramo povero della nobile famiglia Tolstoj. Per fare carriera, dovette entrare nel corpo della Marina. Lì il giovane conte, forte e astuto, imparò l’arte della spada e del tiro, che in seguito lo resero un pericoloso avversario nei duelli. Nel 1797 si unì al Reggimento Imperiale Preobrazhenskij.

“Non aveva né amore né capacità di obbedienza”, scrisse in seguito la figlia. Durante gli anni di servizio, fu uno dei più noti attaccabrighe, e non a caso fu mandato per ben due volte in punizione nei reggimenti di guarnigione. “Tutto ciò che gli altri facevano, lui lo faceva 10 volte di più. L'incoscienza era di moda a quei tempi, e il conte Tolstoj era incosciente fino ai massimi livelli”, disse di lui l'amico Faddej Bulgarin.

E fu proprio questa sua incoscienza, unita a una forte temerarietà, che spinse Tolstoj a unirsi alla spedizione che realizzò la prima circumnavigazione russa del globo, guidata da Ivan Krusenshtern. A quella stessa spedizione partecipò anche Nikolaj Rezanov, un inviato imperiale che aveva il compito di stabilire relazioni diplomatiche tra il Giappone e la Russia. Ma durante quel viaggio Krusenshtern e Rezanov ebbero un grosso diverbio. Tolstoj era un “cavaliere d'ambasciata”, subordinato a Rezanov, ma come allievo del Corpo dei Cadetti della Marina si schierò con Kruzenshtern, ridicolizzando l'irascibile Rezanov. Una scelta che gli costò cara, e quando la spedizione raggiunse la Kamchatka, il conte - all’epoca 22enne - fu lasciato a terra “per condotta indisciplinata”. Era il 26 agosto 1804.

Un conte tatuato 

Fjodor Tolstoj

Per tornare a San Pietroburgo, Tolstoj dovette prima recarsi a Okhotsk (nella regione di Khabarovsk), dove arrivò nel gennaio del 1805. In seguito, Tolstoj avrebbe raccontato agli amici che tra l'agosto 1804 e il gennaio 1805 aveva visitato le isole Aleutine e l'Alaska russa (per questo si definiva “americano”). Ma Mikhail Filin, biografo di Tolstoj, ha recentemente dimostrato che il suo viaggio in America era in realtà una bugia: in soli 4 mesi, il conte non avrebbe avuto il tempo materiale di attraversare l'oceano e tornare indietro.

Ma a tutti coloro che dubitavano delle sue avventure, Tolstoj presentava una prova “inconfutabile”: tutto il suo corpo era coperto di tatuaggi, che - a suo dire - avrebbe fatto durante i suoi pericolosi viaggi. Raccontò che durante il suo soggiorno in Alaska aveva visitato il popolo Tlingit, che gli aveva chiesto di essere il loro re e per questo aveva decorato il suo corpo. In realtà, quei tatuaggi furono realizzati durante una sosta di 10 giorni nelle Isole Marchesi (uno dei cinque arcipelaghi della Polinesia francese).

Per quel che ne sappiamo, il conte Tolstoj era l'unico nobile russo con dei tatuaggi (disegni che di solito avevano i marinai, e non i nobili). In seguito, la nipote di Tolstoj raccontò che Fjodor, incontrando gli amici, sfoggiava con orgoglio tutti quei segni sul corpo, come l’uccello tatuato sul petto, i serpenti e altre figure selvagge raffigurate sulle sue braccia. “Le signore ansimavano senza sosta. Più tardi, alcuni uomini portarono Fjodor al piano di sopra... e lì lo spogliarono completamente e ispezionarono il suo corpo tatuato dalla testa ai piedi”, disse la nipote.

Ma cosa c'era di così speciale nel fatto che un nobile avesse dei tatuaggi? In Russia, questi erano tratti distintivi dei detenuti, che spesso per punizione venivano “marchiati” come bestie. I tatuaggi infatti erano inappropriati per un aristocratico: così facendo, Tolstoj sfidò una consuetudine sociale molto radicata nella sua epoca.

Tolstoj ovviamente sapeva come alimentare queste leggende, e da qualche parte in Estremo oriente comprò degli abiti aleutini (della popolazione indigena tipica delle isole Aleutine) e li indossava in casa. Per questo, oltre al soprannome di “americano”, Tolstoj vantava anche quello di “aleutino” e “zingaro”. Vediamo perché. 

Un nobile gitano

Ritratto di Fjodor Tolstoj

A quel tempo, cantanti, ballerini e musicisti gitani erano soliti intrattenere la nobiltà russa. Naturalmente, le relazioni affettive tra loro e la nobiltà non erano consentite. Tuttavia, il conte Tolstoj stupì tutti sposando una zingara di nome Avdotija Tugajeva.

Tutto iniziò come un piccolo flirt, ma ben presto la giovane donna conquistò Tolstoj con la sua premura. Il fatto è che il conte aveva grossi debiti di gioco, che non avrebbe mai potuto ripagare, perciò pensò seriamente al suicidio. Davanti alla sua disperazione, Avdotija utilizzò tutto il suo denaro per liberarlo dai debiti. Colpito dalla sua gentilezza, Tolstoj decise di sposarla.

Ma la loro vita si rivelò tutt'altro che felice: litigavano continuamente, e spesso vivevano in luoghi separati. Inoltre persero ben otto figli a causa di varie malattie. Tuttavia, Tolstoj si rivelò un devoto padre di famiglia: nei momenti difficili mise da parte il gioco d’azzardo e l’alcol. Riuscì sempre ad avere il denaro sufficiente per nutrire ed educare i suoi figli. Ma teneva ben segreta la sua vita privata, poiché l'alta società lo derideva per aver sposato una zingara. Ad ogni modo, l'amore di Tolstoj per Avdotija si dimostrò più forte di qualsiasi pettegolezzo e pregiudizio.

Un eroe della guerra del 1812

Quando Tolstoj tornò a San Pietroburgo, nel 1805, fu severamente punito per le sue azioni intraprese durante la circumnavigazione del globo, e fu mandato a prestare servizio in un reggimento di guarnigione a Neslott (oggi Savonlinna, Finlandia). L'imperatore Alessandro era arrabbiato con lui per aver litigato con il suo inviato in Giappone. Nel 1808 Tolstoj fu graziato e partecipò alla guerra russo-svedese del 1808-1809, dimostrando uno straordinario coraggio. In seguito, durante la guerra patriottica del 1812 contro la Francia, Tolstoj divenne un eroe della battaglia di Borodino, quando, dopo la morte del suo comandante, prese il comando del reggimento Ladoga. Il conte fu ferito al ginocchio, ma dopo essersi ripreso continuò a combattere, inseguendo l'esercito di Napoleone in Europa e tornando a casa vittorioso nel 1814.

Il re del gioco e dei duelli

Fjodor Tolstoj. Disegno di Aleksandr Pushkin

Tolstoj amava il gioco d'azzardo, ma tutti sapevano che era un baro. “Solo gli sciocchi si affidano alla fortuna”, diceva. Barare a carte non era considerato oltraggioso per un nobile. Nel 1819, Tolstoj giocò a carte con Aleksandr Pushkin; il poeta notò che il conte stava barando e lo rimproverò. Ma Tolstoj rispose: “Sì, lo so, e non mi piace che me lo ricordino”.

I due uomini si offesero a vicenda. Pushkin lo sfidò addirittura a duello, ma fortunatamente alla fine si scambiarono solo una serie di amari epigrammi poetici. Col tempo, Tolstoj, che aveva 17 anni in più di Pushkin, divenne amico del poeta e di Natalia Goncharova, futura moglie di Pushkin.

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Tolstoj, noto duellante, avrebbe ucciso più di 10 persone. Lo scrittore Lev Tolstoj, lontano cugino di Fjodor, racconta che un giorno un amico intimo del conte fu sfidato a duello. Temendo per la vita dell'amico, che non era un buon tiratore, Fjodor stesso accettò la sfida. Il giorno dopo, di buon mattino, Tolstoj uccise l’avversario, poi andò a casa dell'amico e lo svegliò dicendo: “Dormi, amico mio, l'ho già ucciso”.

Fjodor Tolstoj morì serenamente nella sua casa di Mosca nel 1846, all'età di 64 anni. 

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