Quel leggendario maresciallo sovietico che combatté con i francesi come soldato comune

Russia Beyond (Foto: Ministero della Difesa della Federazione russa; Dominio pubblico)
Prima che Rodion Malinovskij diventasse uno dei marescialli che avrebbe cambiato le sorti della Seconda guerra mondiale, si unì all'esercito “africano” francese, ottenendo riconoscimenti e medaglie

Il maresciallo Rodion Malinovskij fu uno dei principali artefici del trionfo sovietico nella Seconda guerra mondiale. Sotto il suo diretto comando, l'Armata Rossa impedì ai tedeschi di sbloccare a Stalingrado il raggruppamento accerchiato del feldmaresciallo Paulus, liberò dal nemico il Donbass e l'Ucraina meridionale, la Romania, l'Ungheria e l'Austria, e sconfisse le forze giapponesi in Manciuria.  

“Il momento della decisione di un comandante è un momento difficile - disse Malinovskij -. Bisogna osare qualcosa di grande, bisogna affidarsi completamente a una sola decisione, spesso molto rischiosa, necessaria... Si intrecciano dubbi e difficoltà. Ma la decisione deve essere presa. Richiede grande coraggio e forza di volontà”. 

E il coraggio non mancò mai a Rodion Jakovlevich: lo dimostrò non solo nella lotta per la salvezza della sua patria, ma anche nella lotta per la lontana Francia. Ma cosa legava il comandante sovietico a questo paese europeo?

In difesa della Terza Repubblica

Malinovskij arrivò in Francia nella primavera del 1916 come membro del corpo di spedizione russo inviato dall'imperatore Nicola II per aiutare il suo alleato. Il caporale del 256° reggimento di fanteria di Elisavetgrad fu assegnato al fronte occidentale perché aveva imparato il francese da bambino, nella tenuta del conte Heyden, dove sua madre prestava servizio come governante.   

Rodion Malinovskij durante la Prima guerra mondiale

“Fummo armati al porto e portati a Camp Maya, dove tutti i re e presidenti fecero ispezioni e parate ininterrotte per un mese; a giugno la 1° Brigata fu inviata al fronte vicino a Mourmelon, non lontano da Reims, poi fummo spostati sotto Sileri e poi sotto Fort Brimont, dove fummo travolti dalla rivoluzione di febbraio”, disse Rodion Jakovlevich. 

Il crollo della grande potenza in Russia e il rapido collasso dell'esercito russo non poteva non avere conseguenze sulle forze di spedizione in Francia. Nell'estate del 1917, alcuni dei soldati di stanza a La Courtine rifiutarono di giurare fedeltà al nuovo governo provvisorio e di obbedire al comando militare, e chiesero di essere rimandati a casa immediatamente. 

Le forze russe in Francia

Dopo il fallimento dei negoziati, la rivolta fu brutalmente repressa dalla gendarmeria francese e dalle unità russe che avevano espresso fedeltà al nuovo governo. Rodion Malinovskij venne a conoscenza di questi eventi in ospedale, dove era stato ricoverato per una ferita al braccio subita durante i combattimenti vicino a Fort Brimont.

La Legione d'onore russa

La rivolta di Camp La Courtine e la successiva ascesa al potere dei bolscevichi in Russia misero effettivamente fine al Corpo di Spedizione Russo. Il governo francese diede alle truppe una scelta: andare come forza lavoro in Nord Africa, prestare servizio nelle retrovie delle truppe combattenti, o unirsi all'esercito della Terza Repubblica. Malinovskij scelse quest’ultima opzione.

Soldati russi in Francia

Rodion Jakovlevich si unì alla Legione d'onore russa formata alla fine del 1917 dal colonnello Georgij Gotua. Questa formazione faceva parte della 1° Divisione marocchina, che a sua volta faceva parte della cosiddetta Armata Africana francese di stanza in Algeria, Marocco e Tunisia. 

Vjacheslav Vasiljev, membro della Legione, descrisse così le battaglie vicino a Soissons, nel maggio 1918: “La divisione marocchina incassa tutti i colpi dei tedeschi e, ansimando di disperazione e con le ultime energie, riesce a stento a contenere il nemico... In questo momento critico, quando tutto sembrava perduto, il comandante dell'8° Reggimento Zuavi ha mandato al contrattacco la sua ultima riserva, la Legione Russa! Il loro intervento ha dato nuova energia e slancio all’animo dei combattenti, stanchi ed esausti. ‘I russi sono con noi’, dicevano”.

La linea Hindenburg

In autunno Malinovskij si distinse sfondando la fortificata Linea Hindenburg: un’impresa per la quale fu premiato con la Croce Militare Francese e una Stella d'Argento.

Il ritorno in patria

Dopo la fine della Prima guerra mondiale, Malinovskij decise di tornare nella Russia devastata dalla guerra civile. Fece ritorno a casa passando per l'Estremo oriente e la Siberia. Il futuro maresciallo fu trattenuto da un distaccamento Rosso nelle vicinanze di Omsk. Vedendo i suoi documenti e i riconoscimenti francesi, pensarono che fosse un ufficiale Bianco e furono sul punto di sparargli. 

Il maresciallo Malinovskij durante la parata sulla Piazza Rossa a Mosca

“Ma lui li insultò con disperazione e fastidio, usando tutta la ricchezza della lingua russa. Solo allora i soldati lo riconobbero come uno di loro e lo portarono al quartier generale. Fortunatamente per papà, il medico locale conosceva il francese. Così mio padre si salvò”, raccontò Natalia Malinovskaja. 

Più tardi Rodion Malinovskij ebbe una carriera militare di successo nell'Armata Rossa, ottenne brillanti vittorie nei campi della Seconda guerra mondiale e fu investito da una fama davvero totalizzante. Tuttavia, il maresciallo non dimenticò mai la sua gioventù “francese”. “Conservò per tutta la vita il suo amore per la lingua francese - disse Natalia Rodionovna - Ricordo che mio padre aveva sempre sulla sua scrivania volumi di La Rochefoucauld, Pascal, Flaubert. Leggere il francese era per lui un relax quotidiano…”.    

Il maresciallo dell'Unione Sovietica Rodion Malinovskij

Nel 1960 Malinovskij visitò la Francia con Nikita Khrushchev nella sua veste di ministro della Difesa dell'URSS. E su iniziativa del leader sovietico, si recarono sui luoghi legati al glorioso passato militare del Maresciallo.

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