Il lusso, questo sconosciuto: ecco quali erano gli oggetti di benessere più ambiti dai sovietici

Kira Lisitskaya (Foto: Yurij Belinskij; Valerij Zufarov; Vyacheslav Un Da-sin; Vladimir Voitenko; Anatolij Morkovkin/TASS)
In URSS, il vero lusso era inaccessibile per la maggior parte delle persone. Tuttavia la gente aveva la necessità di sfoggiare oggetti che dimostrassero lo status sociale. Ma in epoca di deficit, ovviamente, si trattava di beni che oggi definiremmo piuttosto semplici…

Nella società sovietica il lusso era visto con diffidenza. Secondo l’ideologia comunista, la vita lussuosa e l’eccessiva ricchezza facevano parte dei vizi borghesi. Ma paradossalmente, vivere nello sfarzo - con dacie private, auto e viaggi pagati in località di mare - era la norma per gli alti funzionari del Partito Comunista, per i comandanti militari di alto rango, ma anche per gli scienziati, gli attori e gli scrittori… insomma, per l'élite della società sovietica. In URSS il lusso non poteva semplicemente essere comprato con i soldi: una persona aveva bisogno di una certa posizione sociale per poter fare una vita agiata.

L'attrice Ljudmila Maksakova nella sua casa

Per i cittadini sovietici, invece, il termine “lusso” aveva ben altro valore ed equivaleva a vestiti caldi, mobili di qualità e altri articoli per la casa. Ma comprarli non era semplice: a volte, si doveva aspettare il proprio turno per mesi prima di poter acquistare qualche mobile o un televisore. 

In questo articolo abbiamo raccolto gli oggetti più ambiti dai comuni cittadini sovietici.

1 / Giradischi 

Un giradischi

Gli appassionati sovietici di musica ascoltavano le canzoni con il giradischi. Ma era impossibile portare con sé un simile apparecchio. Il primo giradischi portatile, chiamato “Romantika”, apparve nel 1965. Era un oggetto molto raro e, anche se costava 165 rubli (all'epoca uno stipendio medio mensile era di circa 125 rubli) era comunque difficile da trovare nei negozi.

Prima del “Romantika” fu la volta del “Dnepr”, un giradischi fatto a Kiev all’inizio degli anni Sessanta; costava 1.250 rubli. “A Kiev ne sono stati messi in vendita solo tre o quattro e sono andati subito esauriti”, scrisse una volta il geologo Boris Vronskij.

Nel soggiorno di una casa sovietica

Ma i giradischi di fabbricazione sovietica presentavano spesso dei difetti tecnici, perciò solo quelli stranieri venivano percepiti come prodotti di lusso. Nel 1967, Vronskij fece visita a un suo amico e scrisse: “Ha un bellissimo appartamento ben arredato, un ricevitore radio giapponese della marca National Panasonic Transistor, che ha comprato con le sue mani, pagandolo 270 rubli”.

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2 / Cappotti di pelle di pecora e pellicce 

Coppia di cittadini sovietici con cappotti invernali

Nel 1968, il giovane attore Valerij Zolotukhin stava in attesa vicino alla porta di servizio di un teatro di Mosca, nella speranza di riuscire a intrufolarsi e vedere lo spettacolo senza pagare il biglietto. “Ho visto cappotti di pelle di pecora avvicinarsi all'ingresso. Erano pezzi grossi”, scrisse Zolotukhin. In effetti, un cappotto di pelle di pecora era un capo di abbigliamento difficile da procurare: poteva costare più di un mese di stipendio e non era molto disponibile nei negozi.

“Cappotti di pelle di pecora, pellicce per tutti i gusti, un’enorme varietà di abiti e scarpe da donna…”, scrisse Anatolij Chernjaev nel 1977 durante il suo primo viaggio a Budapest. All'epoca Chernjaev era un alto funzionario del Partito, ma anche lui rimase impressionato dalla varietà di merci presenti nel Paese europeo. Anche Vladimir Vysotskij, musicista e attore che frequentava l'Europa e possedeva auto straniere, era molto orgoglioso - scrisse l'attrice Alla Demidova nel 1969 - quando riuscì a ottenere un cappotto di pelle di pecora per sua moglie in Jugoslavia.

Donna con pelliccia

Nel frattempo, una buona “shuba” (pelliccia) poteva costare 2-3 stipendi mensili. Nel 1972 l'insegnante Leonid Lipkin scrisse che sua madre stava per comprare una “shuba” per 700 rubli, l’equivalente di circa sei o sette stipendi da insegnante...

3 / Set di mobili

Un'elegante cucina sovietica

“Ora ho un appartamento, mobili di lusso, un set di mobili in legno di mogano ceco, un frigorifero, un pianoforte, una segretaria, una lavatrice…”, scrisse l'attore Valerij Zolotukhin nel 1968 dopo essere diventato famoso a Mosca. Era ovviamente orgoglioso di tutte quelle cose che la gente comune non poteva avere.

Lo stesso anno, la zoologa sovietica Elvira Filipovich scrisse che lei e suo marito stavano per ottenere un set di mobili tedesco da 10 pezzi per l'astronomica cifra di 1.150 rubli… ma per comprarlo bisognava avere la residenza a Mosca! Così sono stati costretti a chiedere a dei loro amici di Mosca di acquistare i mobili per loro.  

I complementi d’arredo scarseggiavano talmente tanto che le persone potevano stare in lista d’attesa per dei mesi interi. “A maggio, potremmo avere un set da cucina ‘Tatijana’: nella fila siamo il numero 1.790”, scrisse nell'aprile 1974 Ivan Seleznev. “Ora stanno servendo il cliente numero 1.000”.

4 / Stoviglie

Servizio di cristallo

“La zia Zina mi ha regalato un set da tavola. È così bello! La mamma ha detto che questo set sarà la mia dote per il matrimonio”, scrisse la giovane Elena Torbenkova nel 1970. In effetti un set da tavola composto da piatti e bicchieri, per i comuni cittadini sovietici poteva contare come “dote”. Ma non solo! Nel 1981, lo scrittore Aleksandr Markov ricevette un set di stoviglie... per il suo 50° compleanno!

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5 / Auto

Auto sovietiche

Un’auto privata era il sogno più grande per la maggior parte del popolo sovietico. Ma con uno stipendio di 125-150 rubli al mese, un normale ingegnere sovietico avrebbe dovuto lavorare per ben 2-3 anni prima di riuscire a comprarsi una semplice Lada. Viktor Barkunov, giornalista, ricorda che, nel 1978, una berlina “Zhiguli” costava 5.500 rubli.

Auto VAZ-2101

Per comprarla, Barkunov dovette ottenere un permesso scritto dal suo posto di lavoro e corrompere un funzionario con due bottiglie di vodka, due salsicce e due lattine di pesce. Alla fine, riuscì a ottenere una “Moskvich” (un'auto meno confortevole), ma per 6.700 rubli!

***

In queste circostanze non c’è da meravigliarsi che i funzionari del Partito Comunista sovietico si tenessero strette le loro poltrone e le loro posizioni sociali. Lo scrittore Mark Popovskij riteneva che la situazione di costante carenza di cibo e di beni non fosse, in realtà, un “bug” del sistema, ma, al contrario, fosse una delle sue caratteristiche chiave!

“Questo deficit universale non è uno svantaggio, ma un FONDAMENTO! Immaginate che domani i negozi inizino a essere pieni di caviale, scarpe, automobili. Ditemi, un funzionario del Comitato Centrale, che fa il suo stupido lavoro da lacchè, che, con la testa pesante, con lo stomaco malato supera ogni giorno una valanga di carte, siederebbe così nel Comitato Centrale o nel Consiglio dei Ministri, se, dopo aver cambiato lavoro, potesse avere lo stesso caviale, lo stesso cappotto di montone, la stessa macchina? Molte persone, sapendo che nei negozi c'è tutto in abbondanza, farebbero quello che fanno al livello attuale? No!”.

“C'è il caviale, ma solo per i privilegiati. Volete [averne anche voi]? Siete i benvenuti! Ma per favore, leccate il didietro del vostro capo per ottenerlo. Sognate un cappotto di pelle di pecora? Un viaggio d'affari all'estero? Siete i benvenuti! Ma non saranno altro che la ricompensa per la vostra sottomissione. E perché un tale ordine sia mantenuto indefinitamente, è necessario un deficit. Il deficit è ben pensato, viene creato in modo persistente. Il nostro sviluppo viene frenato, non stimolato”.

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