Le assurde tradizioni reali che fecero ammalare i figli dei Romanov

Storia
GEORGY MANAEV
Superstizioni e vecchie credenze causarono grossi problemi di salute ai bambini della famiglia Romanov. Fino all’arrivo di Caterina, che rivoluzionò l’educazione dei nipoti affidandosi ai nuovi metodi inglesi…

Potete immaginare una visita medica realizzata con una tenda che divide il paziente dal dottore? Sembra assurdo. Ma è esattamente così che avvenivano le visite nelle camere delle signore nei palazzi dei primi Romanov, nel XVII secolo.

Un medico - solitamente uno straniero - doveva limitarsi a chiedere alle donne della famiglia imperiale cosa sentivano e che dolori avevano. Esaminare il corpo di una donna reale - che fosse la zarina, o le figlie o le sorelle - era una cosa impensabile! Venivano infatti curate dalle ostretiche e dalle balie, che si affidavano perlopiù a rimedi di medicina popolare. 

Perché i primi Romanov erano malati?

Come scrive lo storico Igor Zimin, le due principali malattie dei primi Romanov erano la tubercolosi infettiva e il rachitismo, che di solito si manifestava con gambe arcuate e dolori alle ossa. Ciò significa che i giovani zar avevano una bassa immunità, soffrivano di malnutrizione e assenza di vitamine. Ma come poteva la famiglia più ricca dello Stato trattare i propri figli così male?

La risposta è semplice: avevano tradizioni folli! Basti pensare a come vivevano i figli dello zar. Fino al compimento dei cinque anni, sia i bambini che le bambine della famiglia imperiale venivano tenuti al chiuso nelle camere delle signore. Avevano bisogno di aria fresca, come tutti, ma vivevano in stanze con le finestre chiuse, per timore che qualcuno li vedesse e lanciasse loro il malocchio. Le stanze erano sempre riscaldate; le pareti e i pavimenti erano rivestiti di stoffa per trattenere il calore; anche la culla era foderata di stoffa o addirittura di pelliccia e i bambini erano strettamente fasciati su piume e cuscini, sotto una coperta di pelliccia. Si credeva infatti che, se il bambino non fosse stato fasciato fermamente, sarebbe cresciuto storto e con la gobba.

I bambini erano circondati da numerosi servitori: balie, tate, infermiere notturne, cameriere, lavandaie, sarte… Ma si preoccupavano davvero della loro salute?

La storica Vera Bokova descrive le responsabilità quotidiane dei servi nei confronti della prole reale: “Dovevano essere in grado di prevedere il destino di un bambino dal numero e dalla posizione dei nei sul loro corpo; dovevano tenere la culla al riparo dalla luce diretta della luna; proibire a chiunque di guardare il bambino mentre dorme; spalmare la fuliggine dietro l'orecchio del bambino per proteggerlo dal malocchio e prima di incontrare una nuova persona, cospargere un po' di sale sulla sua testolina, sotto il cappello”. Ovviamente, tutto ciò era ben lontano dalle procedure sanitarie di cui i piccoli zar avevano davvero bisogno.

I ragazzini avevano bisogno di fare attività fisica… ma, al contrario, erano costretti a camminare lentamente, senza mai correre né urlare, perché era sconveniente per le persone reali. Insomma, i bambini venivano aducati a comportarsi in modo solenne.

Inoltre avevano bisogno di una buona nutrizione, ma erano completamente privi di vitamina C. Nel XVII secolo, il commercio internazionale era ancora molto lento e a Mosca l'inverno dura circa 7-8 mesi, perciò sulla tavola dello zar la frutta fresca era cosa rara. Facevano eccezione le angurie, fornite dalla regione dell'ex Khanato di Astrakhan… ma paradossalmente la Chiesa ortodossa proibì le angurie fresche, a causa della loro somiglianza con... la testa mozzata di Giovanni Battista! Perciò le angurie venivano messe sotto sale, come abbiamo raccontato qui, il che faceva perdere loro la maggior parte delle vitamine. 

Quale fu il risultato? 

Nel 1627, Mikhail Fedorovich, il primo Romanov, si lamentò con suo padre: “Mi è diventato difficile camminare. Fino alla carrozza mi portano su una sedia”. All’epoca Mikhail Fedorovich aveva appena 31 anni! Anche suo nipote, Fedor Alekseevich, soffriva della stessa malattia: nei suoi miseri 21 anni di vita riuscì a malapena a camminare. Così come scrive Vera Bokova, dalle analisi chimiche condotte sui resti dei primi Romanov, è emerso che soffrivano quasi tutti di rachitismo.

Nei suoi primi anni di vita, Pietro il Grande fu educato allo stesso modo. E in effetti nemmeno la sua salute era perfetta. Ciò che contribuì a migliorare la sua salute fu l’addestramento militare che seguì da ragazzo. 

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Caterina e l'educazione inglese

Nel 1754, dal matrimonio tra Caterina e Pietro III nacque Paolo I. Quasi immediatamente dopo la nascita, Paolo fu portato nelle stanze dell'imperatrice Elisabetta, sua zia. Paolo era considerato il legittimo erede al trono, a lungo atteso, perciò la sua salute e il suo benessere erano una priorità per lo Stato. Ma Elisabetta stessa era cresciuta a Mosca alla vecchia maniera e trattò il piccolo Paolo di conseguenza.

La madre Caterina avrebbe poi detto: “Era letteralmente soffocato da inutili preoccupazioni. Era sdraiato in una stanza estremamente calda, con pannolini di flanella, in una culla rivestita di pelliccia di volpe nera. Il sudore gli colava dal viso e su tutto il corpo, per cui, crescendo, prendeva il raffreddore e si ammalava al minimo soffio di vento”. In pratica, la salute di Paolo fu compromessa dalle stesse pratiche seguite dagli altri Romanov. Inoltre, il suo stomaco fu rovinato fin dall’infanzia: si rifiutava di mangiare, ma le balie lo rimpinzavano di cibo con la forza; aveva un'intolleranza al lattosio, che si portò dietro per tutta la vita. 

Caterina era scioccata nel vedere suo figlio perdere la salute così presto, ma non poteva andare contro le regole dell'imperatrice Elisabetta. Quello che fece fu cambiare completamente il modo di educare i propri nipoti, Alessandro (nato nel 1777) e Costantino (nato nel 1779), i figli di Paolo e di sua moglie Maria Fedorovna.

Proprio come Elisabetta fece con Paolo, anche Caterina prese Alessandro e Costantino sotto la sua personale supervisione. Non permetteva però di fasciarli o di nutrirli troppo: Caterina era una seguace del cosiddetto metodo educativo “inglese”.

Le stanze di Alessandro e Costantino erano riscaldate solo a 19°C e illuminate con poche candele, non con grandi lampadari, per mantenere l'aria fresca.

Vestiti con abiti di lana, i nipoti di Caterina si divertivano nel laghetto di Tsarskoe Selo, per la gioia della nonna. Inoltre erano stati abituati al lavoro manuale: una vera novità per la Russia, dove i nobili evitavano qualsiasi lavoro fisico. Alessandro e Costantino impararono a segare e a tagliare il legno, dipingevano, tappezzavano, mescolavano e strofinavano vernici, tagliavano la legna, aravano, falciavano, guidavano i cavalli... Allo stesso tempo, i due ragazzi nutrivano una certa curiosità per le lingue e a sei anni Alessandro sapeva già parlare il russo e l’inglese.  

I ragazzi non furono allontanati dai loro genitori: si vedevano regolarmente. Paolo supervisionava le lezioni e gli allenamenti militari dei suoi figli e Maria Fedorovna, artista e scultrice, insegnava loro le belle arti e la pittura. Entrambi divennero in seguito molto bravi. 

Anche se con piccoli cambiamenti, il modo con cui furono allevati i figli di Paolo definì l'educazione del resto dei Romanov nel XIX secolo: la loro crescita fu caratterizzata da austerità, lavoro manuale ed esercizio fisico. Ecco, ad esempio, la routine giornaliera impostata dal poeta Vasiloj Zhukovskij, che era il precettore di Alessandro Nikolaevich, il futuro Alessandro II: “Sveglia alle 6 del mattino; dalle 6 alle 7: preghiera e colazione; dalle 7 alle 9: lezioni; 9-10: riposo e visite; 10-12: lezioni; 12-14: passeggiata; 14-15: pranzo; 15-17: riposo, giochi, passeggiate; 17-19: lezioni; 19-20: ginnastica o giochi; 20-21: cena; 21-22: ripasso della giornata”. Quindi all’epoca i bambini reali erano, sorprendentemente, tra i bambini più impegnati dell'Impero russo!

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