Gustavo, la triste parabola del principe svedese: da fidanzato della figlia dello zar a “ubriacone”

Dominio pubblico
Era arrivato in Russia su invito di Boris Godunov per sposare la sua Ksenija. L’avventura iniziò tra grandissimi onori, ma finì piuttosto tristemente, anche se il severo giudizio storico nei confronti del figlio di Erik XIV potrebbe essere viziato dalla propaganda dell’epoca, e forse le cose sono andate in tutt’altro modo. Ecco come

“Infervorato dal vino, Gustavo minacciò di dare fuoco a Mosca, se non gli fosse stata concessa la libertà di lasciare la Russia. […] [Lo zar], infuriato, tolse all’ingrato sia i tesori che le città che gli erano state conferite, e ordinò di tenerlo sotto custodia nella sua dimora; ma presto si rabbonì e gli diede la città in decadenza di Uglich invece di Kaluga”.

Così Nikolaj Karamzin descrive la caduta del principe Gustavo Vasa (Gustav Eriksson Vasa; 1568-1607), figlio primogenito di Erik XIV di Svezia, che arrivò in Russia con l’alto status di fidanzato della figlia dello zar, ma che riuscì a rovinare tutta la sua “carriera”. Anche se la ragione della repressione ai danni del principe potrebbe essere stata, in realtà, una risposta al suo eroismo e al suo rifiuto di iniziare una guerra contro la sua stessa patria…

“Il secondo Paracelso”

Prima di arrivare a Mosca nell’agosto del 1599, il principe Gustavo dovette cambiarsi d’abito. Era fuggito nello Zarato russo, allora governato da Boris Godunov, dalla Polonia, per sfuggire alle persecuzioni. Da Mosca vennero mandati a riceverlo “diversi cortigiani con interpreti tedeschi, carri, cavalli e molte altre cose principesche necessarie per il viaggio, e ogni tipo di provviste", scrisse l’uomo d’affari olandese Isaac Massa.

Gustavo di Svezia (1568) di J. S. Salmson, 1880

Gli “effetti personali principeschi” erano necessari al principe per entrare a Mosca in modo adeguato al suo status e già con un entourage. Tale attenzione a Gustavo era comprensibile: poteva rivendicare il trono di Svezia, anche se c’erano dubbi sulle sue origini.

Gustavo era il figlio del re Erik XIV di Svezia e di Karin Månsdotter, una comune serva, l’unica donna di nazionalità finlandese nella storia ad essere stata incoronata regina. Ma i figli di Erik avuti da lei, tra cui Gustav, erano nati prima che lei fosse proclamata regina nel luglio del 1568. La pretesa di Gustavo al trono svedese era quindi intrinsecamente discutibile. Inoltre, quando Gustavo aveva solo sei mesi, suo padre Erik era stato detronizzato da suo fratello Giovanni III di Svezia e privato di tutti i diritti al trono svedese.

Le disavventure cominciarono a perseguitare il principe Gustavo fin dall’infanzia. I primi anni della sua vita li trascorse agli arresti domiciliari nel castello di Turku, in Finlandia. Nel 1575 il bambino fu prelevato da agenti di suo zio e inviato in Polonia per studiare dai Gesuiti. Non avrebbe rivisto sua madre per più di 20 anni.

Erik XIV (1533-1577), padre di Gustavo, ritratto da Steven van der Meulen

Il principe Gustavo vagò per l’Europa per due decenni, e, a quanto pare, si fece una cultura. Nel 1586 visse alla corte dell’imperatore Rodolfo II d’Asburgo, che patrocinava gli studiosi. A quel tempo, secondo Karamzin, il principe Gustavo “conosceva altre lingue oltre allo svedese e allo slavo: l’italiano, il tedesco e il francese; aveva visto molto del mondo, aveva una mente curiosa e conversava piacevolmente”. Fonti russe suggeriscono che Gustavo era conosciuto come "il secondo Paracelso" per la sua conoscenza dell’alchimia, un soprannome di cui andava più orgoglioso delle sue origini reali.

Un fidanzato per Ksenija Godunova

Ma, al contrario, alla base dell’invito del principe a Mosca ci fu proprio il suo status di principe di sangue reale, anche se formalmente illegittimo. Portare un tale uomo in Russia, battezzarlo all’ortodossia, farlo sposare con una ragazza di famiglia principesca, e avere poi un candidato a uno dei troni europei: questo era il piano dello zar di Mosca. Gustavo, intanto, viveva a Danzica, in Polonia, nella casa di un uomo chiamato Christopher Kater. Isaac Massa riferisce che Gustavo ebbe una relazione con la moglie del padrone di casa, che gli diede anche diversi figli. Ma le cose non andavano bene e lo stesso Gustavo inviò una lettera allo zar russo per chiedergli il consenso per spostarsi in Russia.  

Lo zar Boris Godunov propose Gustavo come sposo per sua figlia, la zarina Ksenija Godunova, la prima bellezza dello Zarato di Russia a quel tempo, che era stata educata all’europea. Il 19 agosto 1599 il principe Gustavo arrivò a Mosca. “Fu accolto in pompa magna da quasi tutta la nobiltà, cavalcando in abiti lussuosi; e montò il cavallo dello zar e fu scortato fino alla casa preparata per lui, e qui fu rifornito di tutto: cavalli, rifornimenti, provviste, servi, come se fosse un re; e inoltre Boris gli inviò molti doni preziosi, tra cui panni di broccato e seta per vestire se stesso e i suoi uomini”, così Massa descrive l’accoglienza accordata a Gustavo.

Boris Godunov

All’inizio le cose andavano bene. Gustavo parlò persino “in lingua slava” alla festa dello zar, e lo zar stesso “espresse rammarico per le sue disgrazie e promise il patrocinio dello Stato moscovita”, e ordinò a suo figlio, lo zar Fjodor, di rendere omaggio al principe Gustavo. Al principe furono date “come appannaggio Kaluga e tre altre città con le loro provincie, per trarne reddito”. Come scrive Karamzin, “Dopo la famiglia di Boris Godunov, Gustavo sembrava essere l’uomo in Russia più lusingato e omaggiato ogni giorno”.

Questo atteggiamento era ben comprensibile. Dando sua figlia in sposa a Gustavo, lo zar Boris pensava di usarlo come merce di scambio in un gioco politico. Usando la retorica della difesa del “povero figlio del re svedese deposto a tradimento”, Godunov aveva intenzione di prendere una parte delle terre baltiche dalla Svezia, quelle corrispondenti all’attuale Estonia, e di creare un Regno di Livonia con Gustavo come re, in cambio della rinuncia di Gustavo ai suoi diritti sulla corona svedese. Cosa mai poteva andare storto in questo piano meraviglioso?

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Principe Gustavo: un ubriacone o un eroe?

Il monastero Dmitrov a Kashin, 1910 / Sergej Prokudin-Gorsky / Biblioteca del Congresso

I due stranieri che descrivono il caso di Gustavo nelle loro note sulla Moscovia – l’olandese Isaac Massa e il tedesco Konrad Bussow – sostengono che prima delle nozze del principe con la zarina Ksenija, Gustavo fosse incorso improvvisamente nell’ira dello zar Boris ed esiliato nella città di Uglich. Le due fonti concordano sul fatto che ci fosse di mezzo una donna.

Come scrive Massa, nell’apprendere che Gustavo stava “prosperando” a Mosca, una massa di nobili europei venne al suo servizio. Questo non spaventava i Godunov, che non erano estranei all’educazione europea. Ma le cose presero una piega ben diversa quando Gustav fece venire da Danzica Christopher Kater e sua moglie (che Bussow chiama “Katerina”).

Questa donna “lo rese così arrogante”, scrive Massa, “che sfidò tutti e spesso picchiò i suoi stessi nobili e servi, così come i moscoviti, così che fu visto come un mezzo matto. Gustavo aveva una carrozza con quattro cavalli bianchi per la sua amante; uno status di viaggio che a quel tempo era riservato agli zar e alle zarine. Si dice che questa sia stata la causa che fece cadere in disgrazia Gustavo, quando Godunov si infuriò e cambiò idea sulle nozze tra lui e Ksenija, e bandì il principe dalla Corte. Konrad Bussow scrive che sul letto di morte il principe “si lamentava molto della sua convivente Katerina, perché lei gli aveva fatto così perdere la testa che lei non solo non aveva la forza di lasciarla, ma addirittura seguiva più i suoi consigli che la buona volontà del re, il che era stata la causa di tutti i suoi guai e le sue disgrazie”.

Poteva il piano, che prevedeva prima il matrimonio della figlia del re e poi la fondazione dell’intero regno, essere vanificato così facilmente? Lo stesso Bussow lascia intendere che le ragioni della rottura tra Godunov e Gustavo avrebbero potuto essere altre.

"[Godunov] mise a disposizione tutte le sue forze militari, affinché con il loro aiuto [Gustavo] potesse attaccare gli svedesi infedeli, vendicare il suo dolore e tentare di riconquistare il trono ereditario di suo padre. Ma il duca Gustavo non era disposto a farlo e rispose che avrebbe preferito morire piuttosto che lasciare la sua patria in rovina e uccidere migliaia di persone”. Questo, secondo Bussow, è il motivo per cui “lo zar cambiò la sua disposizione” nei confronti di Gustavo e lo mandò in esilio a Uglich.

Ritratto di Isaak Abrahamsz Massa, 1626, di Frans Hals / Galleria d'arte dell'Ontario

Massa nella sua versione “romantica” degli eventi sottolinea che Godunov cercò ancora di convincere Gustavo: “Ordinò di dirgli che non era appropriato per il figlio di un re prendere la moglie di un altro uomo e darle onori reali, e, inoltre, che non era bene seguire i consigli di una donna in tutte le questioni; doveva anche trattenersi dalla follia, e altre simili esortazioni; all’udire questo, il principe, credendo di essere trattato con grande ingiustizia, si turbò molto e non volle cedere in alcun modo”. Anche questo è probabilmente un’eco della discussione politica che ebbe luogo tra Godunov e Gustav. In ogni caso, Gustavo non fu battezzato all’ortodossia e il matrimonio tra lui e Ksenija venne cancellato.

Il principe fu privato di Kaluga e delle sue altre città, ma gli fu data l’antica città di Uglich, dove continuò a vivere con lo status di principe. Gli fu permesso di “costruire tutto ciò che gli piaceva; e lì commise molte follie”, scrive Massa. “Lo zar gli assegnò un nobile che doveva servirlo e supervisionare tutte le sue azioni, ma fu separato dalla sua donna”. Dopo l’incoronazione di Vasilij Shuiskij, il principe Gustavo fu trasferito nella città di Kashin, continuò a ricevere gli onori principeschi, ma o non gli permisero di lasciare la Russia, o fu lui stesso a non voler tornare alla vita da senza patria in Europa. Morì a Kashin nel 1607 e fu sepolto “in un bel boschetto di betulle, sulla riva del fiume Kashinka”.

Già nel XIX secolo, la reale esistenza di “Katerina” (nelle fonti svedesi “Brita Persdotter Karth”) cominciò a essere contestata, e oggi è considerata una pura leggenda. Katerina fu “inventata” dal barone svedese Adolf Ludvig Stierneld (1755-1835) per provare la sua parentela con la famiglia reale svedese. Il barone sosteneva di essere un discendente del figlio maggiore di Gustav e Katerina, Lars. La base di questa affermazione era un antico manoscritto che il barone Stirneld aveva falsificato.

Quindi è più probabile la versione che Gustavo fosse un onesto uomo di cultura che si rifiutò di andare in guerra sul suolo svedese. Ma allora da dove viene la versione dell’amante, che sia Massa che Bussow hanno esposto? Bisogna ricordare che entrambi arrivarono in Russia dopo che il principe era già stato bandito, e descrivono gli eventi apparentemente riportando le parole dei loro contemporanei russi. Andava certamente a loro vantaggio presentare il principe in disgrazia come un “ubriacone” e un “pazzo”, piuttosto che come un eroe e un patriota che aveva rinunciato alla “metà del regno” che gli spettava come sposo della figlia dello zar per non andare in guerra contro la sua Svezia.


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