Perché i sovietici compravano oggetti che duravano secoli?

Russia Beyond (N. Zheludovich / TASS; Yuri Belozerov / TASS; Maksim Blokhin / TASS; Alekse Rakovschik)
Un’automobile si prevedeva di usarla circa cinquant’anni. La vita media di un frigorifero o di un televisore si riteneva superiore ai trenta. Certo non c’era l’obsolescenza programmata, ma a influire era anche la mentalità forgiata dal grave deficit di beni di consumo

Nel 1999, Dmitrij Najm, originario di Pervouralsk, compiva 14 anni, e per la prima volta invitò la ragazzina che gli piaceva ad uscire. Voleva davvero impressionarla, così decise di portarla a fare un giro sulla prima macchina di suo padre, una VAZ-2106 del 1972. In epoca sovietica, nessuno poteva neanche sognarsi un’auto occidentale, e anche per quelle di fabbricazione nazionale bisognava attendere a lungo. Mentre suo padre dormiva, Dmitrij rubò le chiavi, si mise al volante e andò incontro alla sua amata.

“Facemmo un bel giro in macchina. Ci baciammo sotto la luna. Era luglio. Poi le ho regalato degli orecchini e le ho insegnato a guidare. Ovviamente dopo ne ho prese un sacco dai miei genitori, che hanno scoperto la mia bravata, ma ne è valsa la pena!”, ricorda Najm.

Togliatti. Il nuovo modello VAZ-2106 della fabbrica di auto Volga

Oggi Dmitrij è sposato con un’altra donna, ha figli e l’auto di suo padre è ancora funzionante in garage!

Secondo lui, così come secondo l’opinione di altri russi intervistati che sono cresciuti o hanno vissuto almeno qualche anno in Urss prima del crollo, quasi tutte le cose prodotte in Unione Sovietica erano molto resistenti; potevano essere usate per tantissimi anni e da varie generazioni.

Il grande deficit dei prodotti di consumo

Un ruolo importante nella scelta delle merci lo giocava la grande penuria di beni di consumo. Le persone, soprattutto in provincia, sapevano che era difficile comprare mobili o un televisore, e che potevano farlo principalmente attraverso “le conoscenze giuste”; amici e parenti che lavoravano in imprese commerciali e avevano accesso diretto ai beni di cui c’era deficit. Quando si riusciva finalmente ad acquistare un televisore, nessuno sapeva quando e se sarebbe stato possibile sostituirlo o acquistarne uno nuovo. Inoltre, i bassi salari stimolavano l’acquisto di articoli di qualità che possono “durare secoli”.

L'installatrice Anna Saveljeva durante una prova dimostrativa del funzionamento della TV a colori Rainbow-303. Leningrado, URSS, 2 maggio 1973

Elena Krasnova, 72 anni, viveva a Taganrog durante l’era sovietica. Nella sua regione, a quanto racconta, era impossibile acquistare mobili o elettrodomestici a causa della scarsità di beni di consumo, e il suo piccolo stipendio comunque non glielo avrebbe permesso. Per una tv e un registratore, andò a Mosca, per un macinacaffè a Riga (la Lettonia fece parte dell’Urss dal 1940 al 1991), e per piatti e un lampadario di cristallo, dovette andare fino nella Cecoslovacchia socialista.

“In Cecoslovacchia, abbiamo scambiato 300 rubli con le corone locali in un negozio di valuta estera, e acquistato piatti e lampadari cechi. Là potevi trovare anche buoni cappotti di montone, ma costavano sui 600 rubli, troppo per me. Lo stipendio medio allora era di 120 rubli”, ricorda.

La quarantaduenne Olga Pastushkova di Samara, da bambina, su richiesta dei suoi genitori, stava a lungo in fila per burro, salumi o polpette. E nell’appartamento di sua madre c’è ancora una credenza sovietica con vasi di cristallo, per la quale la sua famiglia attese a lungo.

I grandi magazzini GUM di Mosca, 1989

“La mamma è morta quest’anno, ma le sue cose sono ancora tutte al loro posto e funzionano a meraviglia. Evidentemente, la produzione sovietica era mirata alla qualità, non alla quantità”, afferma la Pastuskova.

Aleksej Rakovshchik, 63 anni, di San Pietroburgo, racconta come era costretto a stare in fila con la moglie e la suocera. Una volta rimase più volte per diverse ore in colonna in un grande magazzino per una intera settimana per comprare degli slip a sua moglie, di cui allora c’era una terribile carenza.

“Mia moglie al DLT (“Dom Leningradskoj Torgovli; un grande magazzino di Leningrado, oggi San Pietroburgo; ndr) rimase per diverse ore in fila per comprare una pelliccia per nostra figlia. E una volta mia suocera e mia moglie riuscirono a comprare un televisore ‘Raduga’ per puro caso. Erano in fila nel settore degli abiti da uomo, e non c’era neanche l’ombra di un vestito, ma ecco che i commessi tirano fuori la tv, e loro l’hanno immediatamente acquistata. Beh, in questo contesto, le cose belle che riuscivi a procurarti dovevano durare. Inoltre, io mi affeziono molto agli oggetti, mi piacciono le cose comode e affidabili”, spiega Rakovschik.

Riparazione e fiducia nel GOST

La costante scarsità di beni ha dato origine per molto tempo all’abitudine di acquistare cose affidabili, piuttosto che spendere costantemente soldi per cose nuove.

Il dipartimento di cancelleria per studenti nella

Lo Stato monitorava la qualità delle merci in Urss. Negli anni Venti iniziò a essere istituito un sistema di standard per la produzione di beni vari, chiamato GOST (sigla che stava per “Gosudarstvennyj Obshchesojuznyj STandart”; ossia “Standard statale di tutta l’Unione”). E dagli anni Sessanta tutti i beni civili ebbero un bollo di qualità con la scritta OTK (“Otdel tecknicheskogo kontrolja”; “Dipartimento di controllo tecnico”). C’era persino un marchio di qualità speciale in Urss.

L'assemblaggio dei frigoriferi domestici ZIL prodotti nello stabilimento di Likhachev

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Inoltre, molte cose erano facili da riparare, ricorda Dmitrij Popov, 56 anni, di San Pietroburgo. I suoi genitori acquistarono un frigorifero ZIL negli anni Sessanta e funziona ancora perfettamente, e lo usano alla dacia

“Le cose erano riparabili, cioè il costo delle riparazioni era significativamente inferiore al costo di una cosa nuova. Quello stesso frigorifero, sebbene obsoleto, in condizioni di funzionamento limitato svolge perfettamente le sue funzioni. Non ha mai avuto guasti gravi”, afferma Popov.

Una coppia gioca a scacchi in un tipico soggiorno sovietico. 1° aprile 1973

I mobili che Marina, originaria di un villaggio nella regione di Pskov, ha acquistato negli anni Settanta, sono al loro posto da più di quarant’anni. Non intende certo sbarazzarsene, principalmente perché li considera belli e “reali”. “Ho comprato tutto secondo i miei gusti; i mobili a quel tempo erano fatti di legno massello ed erano bellissimi!”, conclude.

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