Perché i tataro-mongoli non convertirono la Rus’ all’Islam?

Russia Beyond (Foto: Legion Media; Sergey Bodrov Sr./«STV» cinema production company, 2007)
Sorprendentemente i mongoli capirono che ciò avrebbe potuto avere conseguenze disastrose. E alla fine la Chiesa ortodossa riuscì addirittura a trarre dei benefici dall’invasione mongola

L’invasione tataro-mongola delle terre russe, avvenuta tra il 1237 e il 1241, si rivelò una catastrofe totale: le forze poco organizzate dei principi russi non riuscirono a opporsi al ben più esperto esercito tataro-mongolo, giunto fin dall’altra parte del mondo allora conosciuto. 

Gli invasori bruciarono le chiese e i monasteri russi, le città e i villaggi. “Molte chiese sacre andarono in fiamme, i monasteri e villaggi furono bruciati e le proprietà confiscate - si legge sulla Cronaca Russa -. Monaci, suore e preti furono catturati e uccisi con le spade; alcuni di loro ammazzati con le frecce, altri bruciati vivi”. Per i tataro-mongoli si trattava di una pratica di guerra piuttosto abituale. A quel tempo, l’Orda d’Oro era per lo più pagana e all’interno del territorio tataro-mongolo si professavano diverse religioni; così nelle terre dell’antica Rus’ i mongoli non avevano intenzione di combattere nessuna guerra di carattere religioso.

L'attacco della cavalleria mongolo-tatara (ricostruzione)

Ben presto, i mongoli si accorsero che era meglio risparmiare le istituzioni religiose russe, poiché i russi avevano un grande rispetto per la loro ortodossia. Nel 1239, due anni dopo l'invasione, vicino a Chernigov “risparmiarono un vescovo, lo portarono a Glukhov (una città vicina, ndr) e lo lasciarono andare”. Con la fine dell'invasione, i mongoli aprirono un canale di dialogo politico con la Chiesa ortodossa russa.

I tentativi per porre fine alla guerra

I

Nel 1259, quando i tataro-mongoli imposero dei tributi alle terre di Novgorod e Pskov, risparmiarono il clero ortodosso e i monasteri della regione. Due anni dopo, nel 1261, la Chiesa russa mandò un inviato permanente all’Orda d’Oro.

Nel 1267, il metropolita Kirill II di Kiev si recò nell’Orda d’Oro per ricevere un “jarlig”, un documento che provava la sua autorità come metropolita della Chiesa russa. Lo ricevette da Mengu-Timur: lui e Kirill II avevano instaurato un rapporto di corrispondenza ed erano diventati aiutanti politici. Sotto l’invasione mongola, i principi russi e i metropoliti erano obbligati a ricevere il “jarlig”.

Ma il metropolita aveva ancor più diritti di tutti i principi: poteva, per esempio, contattare Costantinopoli senza il consenso dell’amministrazione mongola. Alla fine del XIII secolo, la Chiesa russa ottenne nuovamente le sue terre e i suoi villaggi dai mongoli: fu così che la Chiesa russa divenne un potere quasi autonomo e una struttura amministrativa a sé stante nelle terre russe.

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Uzbek Khan voleva convertire la Rus’?

La chiesa di Pietro e Paolo a Smolensk, 1146. Una delle poche chiese russe risalenti ai tempi prima dell'invasione mongolo-tatara

Tuda Mengu fu il Khan dell'Orda d'Oro nel 1280-1287, il primo a convertirsi all'Islam; mentre i due successivi governanti professavano ancora alcune credenze tradizionali. Sultan Mehemmet Üz Bek, meglio conosciuto come Uzbek Khan, iniziò il suo regno nel 1313 e, nel 1320 si convertì all'Islam.

All'interno dell’Orda d'Oro, Uzbek Khan cercò di fare dell’Islam la religione ufficiale (contro il volere dell’élite dell’Orda). Ma apparentemente non aveva alcuna intenzione di convertire i russi all’Islam. Fece persino sposare sua sorella Konchaka con il principe russo Jurij Danilovich di Mosca. Successivamente, Konchaka fu uccisa in una guerra tra Jurij e un altro principe russo, Mikhail. Ma nel frattempo, la Chiesa russa non aveva subito alcuna perdita.

Il principe Mikhail Jaroslavich di Tver alla corte di Uzbeg Khan. Uzbeg Khan ordina ai suoi servi di catturare e uccidere il principe Mikhail per aver avvelenato sua sorella Konchaka

Nel 1313, il metropolita Pietro di Kiev si recò nell’Orda d’Oro, dove fu ricevuto calorosamente e rispettosamente ed emise un “jarlig” che confermava i privilegi della Chiesa ortodossa. Ovviamente per i russi credenti, compresa l’élite, la sicurezza e il benessere della Chiesa avevano una grande importanza. A quanto pare, Uzbek Khan lo aveva capito bene. 

E furono proprio le idee ortodosse russe ad alimentare la lotta contro l'invasione mongola: nel 1327 a Tver un alto funzionario mongolo, Cholkan, cugino di Uzbek, e le sue guardie, furono attaccati per “persecuzione dei cristiani”; la stessa sorte toccò a molti altri tataro-mongoli, come mercanti e cavalieri che furono uccisi in tutta la città di Tver. Circolavano addirittura delle voci secondo le quali Cholkan sarebbe venuto a convertire la gente di Tver all'Islam. E ciò alimentò ulteriormente la furia delle persone.

La rivolta di Tver del 1328 raccontata in una cronaca illustrata russa, XVI secolo. In questa immagine, il popolo di Tver brucia il palazzo con dentro Cholkhan, il cugino di Uzbeg Khan

Cholkan alla fine fu chiuso in un palazzo e bruciato vivo. Le rivolte di Tver furono ferocemente represse dai tataro-mongoli, aiutati dal principe Ivan Kalita di Mosca. Ma le rivolte di Tver, chiaramente anti-islamiche e xenofobe, distolsero definitivamente Uzbek Khan dall’idea di convertire i russi all'Islam.

 

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