Cinque storie di russi che salvarono gli ebrei dalla Shoah

Galina Sanko/МАММ/MDF/russiainphoto.ru
Rischiando la vita, fecero scelte coraggiose durante la Seconda guerra mondiale e l’occupazione nazista, e sono stati riconosciuti come Giusti tra le Nazioni

Dal 27 gennaio al 4 febbraio, una serie di eventi commemorativi ed educativi si svolge in Russia per celebrare la Giornata internazionale della memoria dell’Olocausto, il 27 gennaio.

In questo giorno, vengono ricordate anche le persone che sono state insignite del titolo di Giusti tra le Nazioni dallo Stato di Israele. Questo titolo è stato assegnato ai non ebrei che hanno salvato gli ebrei durante l’occupazione nazista dell’Europa e nel corso della Seconda guerra mondiale. In Russia, il titolo di Giusto tra le Nazioni è stato assegnato a 215 persone. Vi parliamo di cinque di loro.

1 / Pelageja Grigorjeva: la seconda madre di Efim Trubin

Efim Trubin nacque il 12 maggio 1938 a Leningrado, e all’età di 3 anni sua madre lo mandò in vacanza per l’estate dalla sua conoscente Pelageja Grigorjeva, nel villaggio di Kokonogovo, nella regione di Pskov. Quando i nazisti invasero la Russia, i suoi genitori non poterono più andare a prendere il figlio, e Efim rimase nel villaggio. Quando iniziò l’occupazione, Pelageja chiese al ragazzino di chiamarla mamma, per nascondere le sue radici ebraiche.

Efim e Pelageja vivevano nella casa del fratello di lei, Egor, che si era unito ai partigiani. La moglie e i figli di Egor vivevano con loro. I soldati tedeschi venivano spesso a casa, alla ricerca di tracce dei partigiani. Tutti in famiglia sapevano che il bambino di origini ebraiche rappresentava un pericolo, ma nessuno rivelò la sua identità. Durante i tre anni di vita con la sua salvatrice, Efim si era talmente abituato a lei che considerava Pelageja davvero come sua madre. La donna rischiò ogni giorno la vita per salvare il bambino ebreo, a cui si era molto affezionata, curandolo e dandogli spesso il suo ultimo boccone di pane.

Nel marzo del 1945, i suoi genitori ritrovarono il figlio, ma lui non li riconosceva più e si rifiutò di tornare a Leningrado con loro. Efim Trubin considerava Pelageja Grigorieva sua madre, quindi era pronto a partire solo a condizione che lei andasse con lui.

La seconda madre visse nella casa dei Trubin per più di 14 anni e divenne un membro a pieno titolo della famiglia. Tuttavia, la nostalgia del suo villaggio natale costrinse la donna a tornare a Kokonogovo. Da allora Efim Trubin, pur cercando di contattare Pelageja, non ha più sentito la sua voce e non ha mai ricevuto risposta alle sue numerose lettere.

Nel 2001 Pelageja Grigorieva è stata insignita del titolo di Giusta tra le Nazioni.

2 / Ekaterina Korolkova: la salvatrice di Frida Rabinovich

Poco prima dell’inizio della guerra Ekaterina Korolkova lavorava come infermiera in un ospedale psichiatrico nel villaggio di Kolmovo, che era situato vicino a Velikij Novgorod (e oggi è stato inglobato nella città). Durante l’occupazione, l’ospedale fu trasformato in un ospedale per soldati e civili feriti. Un giorno la donna vide una bambina di 8 anni, Frida Rabinovich, figlia di una ex collega, ferita alla gamba. La madre della ragazza era stata costretta dai nazisti a lasciare il villaggio con altri ebrei.

Nonostante il fatto che il personale dell’ospedale sapesse delle origini ebraiche di Frida, tutti la aiutarono e nascosero la bambina. Ekaterina Korolkova la portò a casa con sé e divenne la sua seconda madre. Durante le perquisizioni, la donna nascose la bambina e in seguito decise di far battezzare Frida per ottenere un certificato con un nuovo nome. Il nome di Frida era ora Ljuba Korolkova.

Alla fine del 1943, il personale dell’ospedale fu trasferito in Lituania, e la famiglia di Ekaterina Korolkova non fu risparmiata dalla deportazione. Nell’agosto 1941 i soldati nazisti avevano ucciso suo figlio, mentre sua figlia fu deportata ai lavori forzati in Germania.

Dopo la guerra, la ragazza ebrea fu trovata da suo zio e riportata a Leningrado. Nonostante la separazione, Frida rimase in contatto con la sua seconda madre fino all’ultimo giorno della sua vita.

Nel 1999 Ekaterina Korolkova ha ricevuto il titolo di Giusta tra le Nazioni.

3 / Tamara Artemjeva: la tata che salvò il bambino che allevava

Prima della Seconda guerra mondiale, Tamara Artemjeva viveva a Leningrado, dove era la tata di un bambino ebreo di tre anni, Mark Feldman. Nell’estate del 1941 la famiglia Feldman (la nonna e Mark), insieme a Tamara, erano andati in vacanza nel villaggio di Zagromotje (nella Regione di Pskov), dove vivevano tutti i parenti della tata.

Il 22 giugno, giorno dell’inizio dell’invasione nazista, erano nel villaggio, ma la nonna del ragazzo dovette tornare in città. Decise di lasciare suo nipote in questo posto tranquillo, perché credeva che il villaggio fosse un posto più sicuro per un bambino durante la guerra. Tuttavia, i nazisti arrivarono anche qui.

La gente del posto sapeva che Mark era ebreo, così, dopo l’arrivo degli invasori, la famiglia Artemjev temeva che qualcuno li denunciasse. Ma non una sola persona tradì il segreto del bambino. Durante la guerra, Tamara Artemjeva ebbe molte disgrazie: suo padre morì di infarto e la loro casa bruciò, costringendoli a trasferirsi. Nella primavera del 1944, Mark tornò a casa da sua madre e sua nonna.

Nel 1995 Tamara Artemjeva e i suoi genitori Vasilij e Polina hanno ricevuto il titolo di Giusti tra le Nazioni.

4 / Vera Burjachok: una nuova piccola famiglia con Gena

Vera Burjachok viveva da sola (i parenti erano stati esiliati in Siberia, suo marito e suo figlio erano morti) nel khutor (un cascinale della Russia meridionale) di Nezaimanovskoe, nel distretto di Timashevsk del Territorio di Krasnodar.

La zona fu occupata dai nazisti nell’agosto 1942. Un giorno alla donna fu raccontato di un bambino ebreo di 5 anni, evacuato da Leningrado e rimasto senza genitori. Gena (il vero nome era Genrikh) visse per un po’ con i vicini di Vera Burjachok, ma la sua nuova famiglia non si prendeva cura di lui e il ragazzo vagava per le strade tutto il giorno chiedendo cibo alla gente. Vera decise di prenderlo con sé perché capiva i rischi che stava correndo. I due si affezionarono così tanto che lui sostituì il figlio morto della donna, mentre lei divenne per lui una nuova mamma.

Dopo la liberazione della zona, la donna chiese alle autorità di adottare il bambino, poiché credeva che i suoi genitori fossero morti. Tuttavia, nel 1943, dopo una lunga ricerca, la sorella di Gena arrivò al cascinale. Nonostante il forte attaccamento al ragazzino e la solitudine, Vera Burjachok lasciò andare il bambino, capendo che la sua madre naturale lo stava aspettando.

Gena tornò a vivere con i suoi genitori, ma ogni estate tutta la famiglia veniva a trovarla e ad aiutarla con i lavori nella cascina.

Nel 1997 Vera Burjachok è stata insignita del titolo di Giusta tra le Nazioni.

5 / Inna e Isabella: sorelle inseparabili

Quando scoppiò la guerra, Isabella Dudina viveva a Leningrado e fu poi trasferita a Kursk per raggiungere suo padre. Poco dopo, i nazisti entrarono in città.

Nel 1941 una donna si presentò alla casa della famiglia Dudin con la richiesta di salvare sua nipote, che nessuno voleva ospitare. Il padre di Isabella, Nikolaj, e la matrigna, Ljubov, accettarono di tenere la piccola Inna con loro nonostante il grave pericolo che comportava nascondere gli ebrei. I nazisti non davano la caccia solo agli ebrei adulti, ma cercavano anche i bambini, che dovevano quindi nascondersi. Il giorno dopo si decise di battezzare Inna affinché ricevesse un nuovo nome che non destasse sospetti ai nazisti. Il nome della ragazza era ora Nina Larina, e divenne la sorella di Isabella.

I vicini non amavano la famiglia che aveva segretamente nascosto un piccolo ebreo, ma le spiate, per qualche ragione, non attirarono l’attenzione dei soldati tedeschi. Oltre a salvare la ragazza, la famiglia di Isabella aiutò a riparare soldati e ufficiali sovietici che erano fuggiti dalla prigionia nel bosco e venivano curati in segreto in città. Tra loro c’erano diversi ebrei.

Durante la guerra, Inna venne portata più volte alla polizia, ma sua sorella andò sempre con lei. Con il duro lavoro, Isabella le insegnò a parlare senza accento e ad apparire sicura durante gli interrogatori.

Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, il padre di Inna venne in città per cercare la sua tomba. Fu felicissimo di scoprire che era viva e si trovava nella famiglia amorevole di Nikolaj Dudin.

Nel 1997 i Dudin, Nikolaj, Ljubov e Isabella, hanno ricevuto il titolo di Giusti tra le nazioni.


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