Soldati sovietici in un villaggio vicino a Kursk, 1943
Yakov Rymkin/SputnikL’assassinio di Wilhelm Kube da parte dei partigiani sovietici fu simile per difficoltà a quello di un dittatore ben difeso di un piccolo Paese. Il General-Komissar per la Bielorussia Kube esercitava un potere illimitato su vasti territori dell’Europa orientale, con una popolazione di quasi 8 milioni di persone.
Durante il suo governo della Bielorussia, furono istituiti oltre 200 ghetti ebraici e 260 campi di sterminio e fu iniziato l’annientamento di massa di ebrei e comunisti. Nessuna sorpresa, quindi, che Kube fosse diventato l’obiettivo numero uno per le unità partigiane locali e gli ufficiali di ricognizione sovietici.
Elena Mazanik, Eroe dell'Urss
SputnikTutti i tentativi dei partigiani di attentare alla vita di Kube fallirono finché non furono avvicinati dalla volontaria Elena Mazanik, che lavorava come cameriera nella villa del General-Komissar. Il 21 settembre 1943, Elena riuscì a superare i controlli con una bomba a tempo, perché le guardie si fidavano completamente di lei, e la mise sotto il letto di Kube.
La Mazanik lasciò immediatamente la villa e la bomba esplose durante la notte del 22 settembre, uccidendo uno dei più importanti ufficiali della Germania nazista. Elena tornò dai partigiani, che la mandarono a Mosca, dove la attendeva il titolo di Eroe dell’Unione Sovietica.
Soldati su una linea ferroviaria
Izrail Ozero / SputnikMentre le truppe sovietiche erano impegnate nella Battaglia di Kursk, i partigiani non rimasero inattivi. Il 3 agosto 1943, lanciarono una vasta operazione mirata alla distruzione delle infrastrutture ferroviarie nemiche.
Nel corso di un mese e mezzo, oltre 100 mila partigiani nei territori occupati dell’Ucraina sovietica, in Bielorussia, nelle aree vicino a Smolensk, Orjol e Leningrado iniziarono a far esplodere ferrovie, treni, ponti e stazioni.
Ferrovia distrutta
Nikolaj Petrov / Tass215 mila esplosioni colpirono le linee ferroviarie e decine di ponti furono fatti saltare, oltre mille treni deragliarono e numerose piccole guarnigioni tedesche vicino a stazioni e ferrovie furono attaccate e decimate. Di conseguenza, i trasporti e il traffico tedeschi sul fronte orientale diminuirono del 40%. Il nemico in ritirata soffrì la mancanza di attrezzature e riserve necessarie, causate dall’offensiva sovietica.
Il 19 settembre 1943, i partigiani lanciarono la seconda fase dell’operazione, con il nome in codice “Concerto”. Questa volta furono raggiunti dai loro compagni dai territori occupati della Crimea e dalle repubbliche baltiche sovietiche.
Nella primavera del 1944, le foreste di Janów, nella Polonia sud-orientale, erano un centro di concentrazione di grandi forze partigiane. Qui, a combattere contro i tedeschi, c’erano i partigiani comunisti polacchi dell’Armia Ludowa (“Armata del popolo”), forze partigiane sovietiche e unità del principale movimento di resistenza polacco, l’Armia Krajowa (“Esercito Nazionale”).
Di fronte al fatto che le truppe sovietiche si stavano avvicinando al confine polacco, il comando tedesco decise di eliminare la fonte di ansia nelle foreste di Janów. L’8 giugno, 30 mila soldati tedeschi, supportati da artiglieria, carri armati e aviazione, accerchiarono 3.000 partigiani nelle foreste e lanciarono l’Operazione “Sturmwind 1”, per annientarli.
In assoluta inferiorità numerica, i partigiani sovietici e polacchi, tuttavia, resistettero ferocemente. Uno scontro particolarmente violento avvenne il 14 giugno a Porytowe Wzgórze. Per tutto il giorno, i partigiani resistettero agli attacchi tedeschi, contrattaccando continuamente. Durante uno di questi contrattacchi, si impossessarono di diversi pezzi di artiglieria, che li avrebbero poi aiutati a rompere l’accerchiamento.
Quando venne la notte, i partigiani fuggirono e il nemico non osò seguirli. I partigiani persero circa 200 uomini nei combattimenti, ma le perdite tedesche furono molto più alte: 600 morti e 1.400 feriti.
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