Quanto denaro potevano spendere gli zar russi e cosa acquistavano?

Russia Beyond (Foto: Vladimir Borovikovskij; Ivan Kramskoi; Dominio pubblico)
Pur vantando assegni annuali colossali, gli imperatori russi non avevano accesso diretto al portafogli. E dovevano seguire una procedura burocratica piuttosto curiosa per fare acquisti

Quando lo zar Nicola II partecipava alle funzioni religiose, era solito fare una donazione alla chiesa - proprio come gli altri parrocchiani - infilando una monetina in una tazza. Di solito usava monete d’oro da 5 rubli con il suo ritratto (5 rubli erano una donazione molto generosa all’epoca: equivalevano alla paga mensile di una cameriera o alla metà del salario di un operaio). La cosa più curiosa è che l’imperatore non aveva quasi mai con sé denaro a disposizione.

L'imperatrice Aleksandra Fjodorovna con le sue figlie a un mercatino di beneficenza

Come fa notare lo storico russo Igor Zimin nel suo libro “Tsar's Money: Income and expenses of the House of Romanovs” (I soldi dello zar: Reddito e spese della Casa dei Romanov), per ottenere queste monete da 5 rubli, così come qualsiasi altra somma di denaro, Nicola II doveva scrivere brevi note all'Ufficio dell'Imperatrice: nella famiglia di Nicola II e Aleksandra Fjodorvna, era lei infatti ad occuparsi delle finanze. “Mandami 3.000 rubli e due monete d'oro da 5 rubli”. “Mandami altre due monete d’oro da 5 rubli”. Sorprendentemente l'imperatore non aveva accesso illimitato al denaro!

Nessun lavoro per gli zar

La famiglia di Paolo I di Russia

Prima di Paolo I (1754-1801), gli zar russi potevano davvero usare il tesoro della nazione come borsellino; perlomeno nulla impediva loro di farlo. Forse fu questo il motivo per cui, alla sua morte, Caterina II lasciò al paese un debito di 200 milioni di rubli (circa tre volte il bilancio annuale dell'Impero russo).

Paolo, figlio ed erede di Caterina la Grande, e sua moglie, l'imperatrice Maria Fjodorovna, ebbero dieci figli. Paolo I prevedeva che la sua prole sarebbe stata numerosa e che tutti avrebbero dovuto avere un certo sostegno finanziario. Naturalmente, i membri della Casa Romanov non potevano lavorare o guadagnarsi il pane da soli, giacché il loro status reale non glielo permetteva. Perciò una quota del bilancio statale era necessariamente destinata ai membri della famiglia imperiale; e ovviamente non si trattava di una cifra modesta: per poter salvaguardare il prestigio dei Romanov tra i reali europei era necessario uno status finanziario più che “decente”.

Ma Paolo I intuì che se non avesse limitato l’uso delle riserve statali da parte della famiglia, ben presto sarebbero state abbondantemente scialacquate; nel 1797 emise quindi un decreto che definiva gli assegni annuali per i membri della famiglia.

Un assegno annuale

L'edificio del Ministero della Corte Imperiale e delle Tenute a San Pietroburgo dove veniva custodito il denaro della famiglia imperiale

Il decreto di Paolo introdusse un complicato sistema gerarchico di assegni per i membri della famiglia imperiale, a seconda delle loro rispettive relazioni con il trono. L'indennità dell'imperatore non era definita, mentre quella annuale dell'imperatrice era di 600.000 rubli: una somma enorme! Basti pensare che lo stipendio annuale di un ministro di Stato all'epoca poteva essere di 4.000-5.000 rubli, e la Piccola Corona Imperiale, creata nel 1801 per l'imperatrice Elisabetta Alekseevna (1779-1826), aveva un valore di circa 50.000 rubli.

Ogni figlio dello zar riceveva un'indennità annuale di 100.000 rubli fino alla maggiore età, che all’epoca si compiva a 20 anni. Dopo i 20 anni, la loro paga annuale scendeva a 50.000 rubli. L'erede riceveva 300.000 rubli, e sua moglie 150.000; ognuno dei loro figli (cioè i nipoti dell'imperatore) riceveva 50.000 rubli fino all'età di 20 anni, e dopo 150.000 rubli all'anno; le nipoti dell'imperatore potevano avere quella paga solo fino al matrimonio, dopo di che l’assegno si interrompeva.

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Lo zar Alessandro III con la famiglia

Il decreto di Paolo conteneva molte altre condizioni che determinavano il futuro finanziario dei pronipoti dell'imperatore fino alle cinque generazioni successive. Negli anni ‘80 dell’Ottocento la famiglia imperiale contava 23 membri; ognuno di loro usufruiva della propria indennità e la famiglia si stava allargando, il che significava un peso maggiore per l’erario. Nel 1885, Alessandro III ridusse le indennità della famiglia imperiale di tre volte; l'indennità annuale dell'imperatrice, per esempio, fu ridotta a 200.000 rubli, lo “stipendio” dell'erede al trono fu portato da 300.000 a 100.000 rubli, i figli dell'imperatore (tranne l'erede) avevano ora diritto a “soli” 33.000 rubli all'anno. Si trattava ugualmente di cifre colossali per quei tempi, quando l'uniforme completa di un ufficiale costava 70 rubli, e con 200 rubli ci si poteva comprare un pianoforte.

Cosa poteva comprare un Romanov?

La regina Vittoria e suo figlio, il principe Edoardo VII (a destra), con l'imperatore russo Nicola II, sua moglie Aleksandra e la loro figlia appena nata, Olg

In Russia, gli zar e i membri della famiglia reale non potevano andare a fare shopping: ciò avrebbe richiesto speciali misure di sicurezza, lo zar sarebbe stato riconosciuto da tutti e il viaggio si sarebbe trasformato immediatamente in un incontro dello zar con il popolo.

Per questo gli imperatori, i granduchi e le loro famiglie preferivano fare shopping durante i loro viaggi in Europa, dove avevano la possibilità di stare in incognito. La sorella di Nicola II, la granduchessa Olga Aleksandrovna, scrisse a proposito del suo viaggio a Copenhagen: “Non dimenticherò mai l'eccitazione che ho provato quando, per la prima volta nella mia vita, ho potuto semplicemente camminare per strada, fissare le vetrine dei negozi, sapendo che avrei potuto entrare in uno qualsiasi di essi e comprare tutto ciò che volevo!”.

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Nel 1909, Nicola II fece lo stesso mentre era all'estero. Come ricordò Anna Vyrubova, dama di compagnia dell'imperatrice, Nicola “prendeva tutto quello che voleva, senza chiedere il prezzo: non aveva alcuna comprensione del concetto di denaro, perché lo Stato pagava tutto”.

Ma allo stesso tempo, per i proprietari stranieri dei negozi dove si recavano a fare acquisti lo zar e i suoi familiari non era affatto facile riscuotere il denaro, visto che le fatture dovevano essere inviate all'Ufficio dell'Imperatrice, che controllava tutti i contanti e gli acquisti della famiglia imperiale. L'Ufficio dell'Imperatrice ratificava l’acquisto solo dopo averlo verificato con la persona che lo aveva fatto; successivamente il Ministero delle Finanze mandava il denaro al consolato del paese dove era stato fatto l'acquisto, e solo allora, finalmente, il denaro veniva trasferito al venditore. Nel XIX secolo questa operazione poteva richiedere mesi.

La cappella russa a Darmstadt

Ma cosa compravano gli imperatori russi? Igor Zimin indica alcuni loro acquisti. Nicola I (1796-1855) sceglieva personalmente i regali per la sua famiglia: per sua moglie, era solito comprare dei cappelli (l'imperatore non sceglieva i cappelli da solo, ma portava con sé una dama di compagnia esperta, che conosceva i gusti dell'imperatrice), un braccialetto o anche delle calze di seta.

Ma la maggior parte del “denaro proprio” degli imperatori e dei loro parenti di solito andava in beneficenza. Per esempio, nel 1898 Nicola II mandò 500.000 rubli per aiutare le famiglie che avevano sofferto la carestia di quell'anno. Inoltre, nel 1896-1900, Nicola usò oltre 500.000 rubli del suo denaro personale per sostenere la costruzione della Cappella Russa a Darmstadt, la città natale di sua moglie Aleksandra Fjodorovna.

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