La lavanderia “Chajka” (“Gabbiano”) di Mosca
Viktor Chernov/SputnikSe siete mai stati in un villaggio russo, avrete notato passerelle di legno sui fiumi e sui laghi che si protendono dalla costa verso l’acqua fonda. Queste passerelle non sono state costruite per pescare o per guardare il panorama, ma per lavare i panni.
Lavando un tappeto nella Regione di Krasnojarsk
Fred Grinberg/SputnikUn secolo fa, anche a Mosca e a San Pietroburgo lavavano in questo modo e il lavoro era estremamente duro, specialmente negli anni prebellici, quando non tutte le case erano dotate di acqua corrente. Al giorno d’oggi, in campagna lavano ancora su queste passerelle, ma quasi solo ingombranti tappeti, ed esclusivamente in estate, quando l’acqua è più calda.
A sinistra, il giorno del bucato nella Regione di Vologda, 1950; il bucato nel fiume Moscova a Mosca, 1925
Mikhail Savin, Semyon Fridlyand/MAMM/MDFPer il bucato in casa, un tempo usavano una bacinella e un’asse speciale con una superficie a coste di latta. La biancheria veniva strofinata sull’asse, quindi sciacquata in acqua saponata nella bacinella. Il sapone da bucato era usato al posto del detersivo in polvere. Sembra abbastanza semplice, ma in realtà era difficile e ci si potevano sbucciare le mani sulla superficie rugosa dell’asse. Ma almeno era possibile non dipendere dall’elettricità.
Una scena tratta dal film "Mosca non crede alle lacrime"
Vladimir Menshov/Mosfilm, 1979Le cose bianche – lenzuola, camicie, asciugamani – venivano messe in ammollo prima del lavaggio. Per fare ciò, il sapone da bucato grattugiato veniva prima sciolto in acqua calda e solo allora la biancheria veniva immersa lì per diverse ore. Le cose particolarmente sporche potevano essere bollite in una soluzione saponosa con l’aggiunta di bicarbonato. Il sapone da bucato conteneva una grande quantità di alcali e, per questo motivo, era efficace nel togliere il grasso.
La lavanderia di un sanatorio, Siberia,1981
Vladimir Sokolaev/MAMM/MDFLe prime lavatrici apparvero in Unione Sovietica a metà degli anni Cinquanta. La coda per i modelli più semplici, “Vjatka”, “Riga”, “Ural” o “Okà”, poteva richiedere diversi mesi, ma il suo acquisto semplificava notevolmente i compiti delle massaie. Le lavatrici avevano tutte approssimativamente lo stesso design, e non si chiamavano ancora “lavatrici” (“stiralnàja mashina” in russo), ma “vedró s motorom”, ossia, “secchio a motore”. Questo marchingegno veniva messo nella vasca da bagno, riempito con acqua di rubinetto e lavava tutti i vestiti accumulati dalla famiglia in una settimana o due. Quindi il tubo flessibile veniva calato nella vasca e l’acqua saponosa usata veniva scaricata. La macchina lavava bene, e anche versare e scaricare l’acqua non era un grosso problema. Il suo difetto principale era l’assenza di risciacquo e centrifuga (c’erano dei rulli rotanti, ma non funzionavano bene e praticamente nessuno li usava). Pertanto, il bucato lavato veniva tolto zuppo d’acqua e strizzato a mano dopo averlo risciacquato più volte (e questo era l’elemento più noioso del lavaggio).
Una delle prime lavatrici, 1958
Vsevolod Tarasevich/MAMM/MDFGli ingegneri sovietici svilupparono anche lavatrici compatte che non occupavano molto spazio ed erano adatte per il lavaggio in piccole abitazioni. I primi modelli si chiamavano “Maljutka” (“Piccolino”), e questo nome rimase attaccato a tutti i tipi di tali di lavatrici. Sono ancora vendute in Russia oggi e sono popolari soprattutto nelle dacie. Con un peso inferiore a 10 chili e un costo 3-4 volte inferiore a una normale lavatrice, una “maljutka” può lavare fino a 4 kg di biancheria.
Uno dei primi modelli di lavatrice “Maljutka”, Sverdlovsk, 1984
A.Kondratyev/SputnikLa vera svolta nella produzione sovietica di lavatrici arrivò alla fine degli anni Settanta, con l’inizio della produzione della semiautomatica “Evrika” (“Eureka”). Costava molto, e si poteva averla solo se si ungevano le ruote. Richiedeva poi un’installazione fissa, e pesava tantissimo: circa 80 chilogrammi, ed era collegata al rubinetto con un tubo dell’acqua. Ma a differenza di tutte le versioni precedenti, strizzava e risciacquava, dando come risultato biancheria pulita e ben strizzata. Durante la centrifuga, tuttavia, saltava sul pavimento e sbatteva contro le pareti con una tale forza che era necessario costruire un supporto speciale sotto di essa per evitare danni. “Quando la macchina iniziava a fare la centrifuga, mia nonna gridava a mio nonno: ‘Volodja, reggila!’ E i due la afferravano dall’alto e la tenevano con tutta la loro forza fino alla fine della procedura. Il rumore era terribile”, ricorda Vasja Shapovalov, di Mosca, che era un bambino negli anni Ottanta.
Il modello Vjatka-Avtomat, 1978
A.Poddubny/TASSPiù tardi apparvero anche le macchine Vjatka-Avtomat, completamente automatiche, ma erano una vera rarità e costavano quanto un’astronave.
Lavanderia a Cheljabinsk, 1935-1940
State Historical Museum of the Southern UralsContemporaneamente alle lavatrici, nell’Urss iniziarono a essere prodotti detersivi sintetici. In Unione Sovietica, il primo detersivo, il “Novost”, apparve nel 1953. Era ancora a base di grasso idrogenato di origine animale. Verso la metà degli anni Sessanta, la gamma di detersivi si espanse, apparvero le polveri “Era”, “Lotos”, “Astra”, “Luch” e altre. E oltre alla polvere, venivano prodotte anche paste detergenti: l’odore era sgradevole, ma funzionavano bene su qualsiasi macchia. “Potevano essere usati sia per il bucato che per lavarsi le mani o lavare i pavimenti. Meglio di questa pasta, anche adesso, niente può lavarti le mani dalla fuliggine o dal grasso dopo una riparazione al motore”, concordano i russi.
La lavanderia “Chajka” di Mosca
V.Shidlovskij/SputnikIn generale, uno degli obiettivi del regime sovietico, soprattutto nei suoi primi anni, era la liberazione delle donne dalla “schiavitù della vita domestica”. Mense ed enormi lavanderie meccanizzate cominciarono ad apparire in tutto il Paese. Le lavanderie erano sia nelle fabbriche, e lavavano i panni per chi lavorava in quell’impresa, sia in città, per chiunque. Per i lavoratori della lavanderia, come per tutti gli altri in Urss, c’erano degli standard di produzione:
Le lavanderie self-service erano già in piena attività nelle grandi città negli anni Settanta. Una delle prime a Mosca era la lavanderia “Chajka” (“Gabbiano”), dove si potevano lavare i vestiti, e anche asciugarli con un piccolo supplemento. Qui era anche possibile stirare i vestiti o lavarli a secco.
In attesa del bucato, Novosibirsk, 1973
Anatolij Polyakov/TASSOggi è difficile immaginare un appartamento di città senza lavatrice, e le enormi lavanderie di epoca sovietica sono quasi tutte chiuse, sebbene lavanderie pubbliche e lavanderie a secco siano ancora attive in ogni città della Russia. Molto spesso vi si portano cose difficili da lavare a casa: tappeti, copriletti e capispalla.
Sos bucato: dove trovare i servizi di lavanderia a Mosca?
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