1 / Ivan il Terribile
L'ultimo giorno di Ivan il Terribile, il 18 marzo 1584, il diplomatico inglese alla corte russa, Sir Jerome Horsey, vide lo zar nella sua camera del tesoro. Circondato da cortigiani, l’imperatore sfoggiava la qualità delle pietre preziose lì conservate. “Guardate questo bel corallo e questo turchese… Prendeteli in mano; hanno la natura dei colori orientali. Mettetemeli al braccio e al polso. Sono avvelenato dalla malattia… vedete, mostrano la loro virtù cambiando il loro colore puro in un tono pallido: ciò rivela la mia morte”.
Horsey racconta anche che, nel giorno della sua morte, lo zar mandò il suo favorito, Bogdan Belskij, in visita agli stregoni originari della regione Sapmi (Lapponia), che Ivan aveva voluto a Mosca per farsi predire il futuro. Ivan sarebbe morto quello stesso giorno, il 18 marzo, dissero. Ma quando Belskij ribatté che lo zar stava bene ed era in buona salute, gli risposero: “Signore, non sia furioso. Lei sa che il giorno è arrivato e finisce con il calare del sole”.
Quella sera, Ivan si concesse un bagno, e i suoi servi lo sentirono canticchiare allegramente come era sua abitudine quando si lavava. Dopo il bagno, fu portato nella sua stanza, dove si sedette sul letto e invitò Rodion Birkin, uno dei suoi favoriti, a giocare a scacchi con lui. Durante la partita, si radunarono molte persone nella stanza, fra cui Belskij e il futuro zar Boris Godunov. Mentre giocava a scacchi, lo zar Ivan svenne improvvisamente e cadde di schiena. Accorsero immediatamente i medici, che ne accertarono la morte.
Nei secoli successivi ci furono molte speculazioni sul fatto che Ivan il Terribile potesse essere stato avvelenato. Ma come fa notare lo storico russo Boris Florya, si tratta di un’ipotesi poco probabile: lo zar morì in presenza di molte persone, quindi avvelenarlo sul posto sarebbe stato impossibile. E se ci fossero state accuse di avvelenamento subito dopo il decesso, i medici dello zar sarebbero stati sicuramente messi sotto processo. Invece, i dottori di Ivan lasciarono liberamente Mosca poco dopo la sua morte.
2 / Aleksej Mikhailovich
A quanto pare, lo zar Aleksej Mikhailovich soffrì di ipertensione arteriosa per tutta la vita. E per un uomo russo del XVII secolo, era normale essere in sovrappeso: la bellezza, all’epoca, era sinonimo di rotondità. I documenti di quel periodo ci raccontano che lo zar Aleksej mangiava moderatamente e non beveva molto vino: ma non dobbiamo escludere che questa fosse solo la versione ufficiale della sua dieta, poiché dal 1660, quando egli aveva circa 40 anni, la sua obesità si rivelò essere un problema.
Nel 1665, lo zar Aleksej chiese a Samuel Collins, il suo medico di corte, cosa potesse fare per perdere un po’ di chili. Collins propose una dieta rigorosa: niente spuntini serali, solo pollame come carne, niente maiale... E queste stesse raccomandazioni ci fanno pensare che lo zar, in realtà, mangiasse davvero molto.
Aleksej inoltre si sottoponeva spesso alla pratica del salasso: esistono molti documenti che attestano come lo zar si facesse aprire i vasi sanguigni; e ordinava ai suoi boiardi di fare lo stesso! Come si sa, all’epoca il salasso era una tecnica molto diffusa per trattare la pressione alta. Con il passare degli anni, lo zar aumentò la frequenza dei salassi e, a partire dagli anni ‘70 del 1600, iniziò a portare con sé in ogni suo viaggio - dalle campagne militari ai pellegrinaggi nei monasteri - un grande scrigno contenente erbe medicinali. Tuttavia, gli spostamenti divennero sempre meno frequenti a causa del peggioramento delle sue condizioni di salute.
Lo zar Aleksej si ammalò alla fine di gennaio del 1676. Tutto ebbe inizio con un raffreddore e un po’ di febbre. Ma, anziché seguire i consigli dei medici, lo zar cercò di calmare la febbre mettendo del ghiaccio tritato sulla pancia. Ordinò anche che gli fosse portato del kvas ghiacciato [una bevanda leggermente alcolica fatta con pane nero raffermo] in un “corno di unicorno”, ovvero una coppa fatta con la zanna di un narvalo e i bordi fusi in argento. Lo zar voleva che il kvas fosse così freddo da avere dei pezzi di ghiaccio che galleggiavano sulla superficie e tintinnavano contro i bordi d’argento del corno.
Dopo una settimana di questo trattamento, le sue condizioni divennero senza speranza. Il 29 gennaio trovò la forza di benedire suo figlio Fjodor e di ordinare un'amnistia di massa. Morì nelle prime ore del 30 gennaio 1676.
3 / Pietro il Grande
Pietro il Grande fu allo stesso tempo l'ultimo zar dello zarato di Mosca e il primo imperatore dell'Impero russo. Pietro organizzò i dettagli della propria cerimonia funebre con largo anticipo: sperava infatti di poter cambiare così il rito di sepoltura degli zar russi. Ma il suo decesso fu comunque improvviso.
Almeno otto anni prima della sua morte, Pietro iniziò a soffrire di una malattia renale o urinaria… il che non sorprende, visto il suo stile di vita: beveva vodka quotidianamente durante i pasti, e beveva copiose quantità di alcolici durante le feste e le celebrazioni. Mangiava molto, il che era naturale considerando la sua altezza, e passava parecchio tempo a cavallo: una delle possibili cause delle sue emorroidi e delle vene varicose.
Dal 1710 circa, Pietro iniziò a frequentare regolarmente le sorgenti minerali in Europa, nel tentativo di alleviare il suo dolore ai reni. Ma non appena guarì, riprese il suo solito stile di vita fatto di eccessi. Le sue condizioni di salute peggiorarono nel novembre 1724. Nel gennaio 1725, sentendosi meglio, Pietro comandò il reggimento Preobrazhenskij in una marcia sul fiume Neva ghiacciato durante la celebrazione del Battesimo di Gesù. In seguito, si ammalò di nuovo, ma si riprese rapidamente. Si dedicò allora a festeggiare il nuovo anno, bevendo con i suoi cortigiani in varie case di nobili intorno a San Pietroburgo.
Il 16 gennaio, le sue condizioni si aggravarono: si ammalò ancora una volta, con febbre e pressione sanguigna elevate. A quel punto si era ormai sviluppata una pesante infezione del tratto urinario, e i medici dovettero tagliare la vescica di Pietro per rimuovere il pus. Nei giorni successivi, Pietro fu colpito da un ictus, che gli causò una parziale paralisi e la perdita della parola... per questo non riuscì a esprimersi su chi avrebbe dovuto succedergli al trono. Morì, all'età di 52 anni, con grandi dolori, la mattina del 28 gennaio 1725 nel Palazzo d'Inverno di San Pietroburgo.