La Prima guerra mondiale si concluse con una terribile catastrofe per l’Impero Ottomano. Il Paese aveva perso la maggior parte dei suoi vasti territori, il suo esercito era stato disarmato e Istanbul era occupata dalle forze alleate.
Poiché il governo del sultano Mehmed VI era pronto a fare qualsiasi concessione agli inglesi e ai francesi, trasformandosi di fatto nel loro fantoccio, nell’Impero emerse una forza alternativa. Guidato dal generale Mustafa Kemal (1881-1938), che dal 1934 si fece chiamare ufficialmente Atatürk (“Padre dei turchi”), il Movimento Nazionale Turco combatté contro il dominio delle potenze occidentali e per salvare il Paese dal collasso completo. Il 23 aprile 1920, i kemalisti istituirono il proprio parlamento ad Ankara, la Grande Assemblea Nazionale Turca (Türkiye Büyük Millet Meclisi).
Non riconosciuto da nessuno, circondato da nemici da ogni parte, Atatürk aveva un disperato bisogno alleati. All’improvviso ne trovò uno in un altro grande Paese emarginato dalla comunità internazionale: la Russia sovietica.
Alleati temporanei
Il 26 aprile 1920, Mustafa Kemal si rivolse ufficialmente a Lenin con una proposta di riconoscimento reciproco e una richiesta di assistenza militare. I bolscevichi acconsentirono ben volentieri.
Nella Russia sovietica, in isolamento internazionale, andava avanti la Guerra civile e molte potenze straniere erano intervenute militarmente contro i bolscevichi, appoggiando i Bianchi. Facendo affidamento sul crescente movimento dei nazionalisti turchi, i bolscevichi acquisirono degli alleati e si garantirono la sicurezza dei confini meridionali.
Gli aiuti militari ai kemalisti iniziarono a essere forniti quasi immediatamente dopo l’instaurazione dei primi contatti tra Mosca e Ankara. In totale, nel periodo dal 1920 al 1922, la Russia sovietica inviò ad Atatürk un importo pari a 80 milioni di lire turche (che era il doppio delle spese del Ministero della Difesa turco!), fornì 39 mila fucili, 327 mitragliatrici, 147 mila proiettili, equipaggiamento e materie prime per la produzione di cartucce, e due cacciatorpediniere, la “Zhivoj” e la “Zhutkij”. Sotto la guida di specialisti russi, in Turchia furono costruite due fabbriche di polvere da sparo.
Inoltre, i bolscevichi rifornirono di grano i kemalisti, anche se, in quello stesso periodo, la Russia era colpita da una terribile carestia, che uccise cinque milioni di persone. Alla fine del 1921, Lenin disse a Semjon Aralov (1880-1969), nominato alla carica di plenipotenziario sovietico in Turchia: “Possiamo aiutare finanziariamente la Turchia, anche se noi stessi siamo poveri”.
Il 16 marzo 1921, il governo di Lenin e i rappresentanti della Grande Assemblea Nazionale Turca firmarono il “Trattato di Mosca”, che risolse le controversie territoriali tra i kemalisti e i bolscevichi. Il confine nord-orientale della Turchia stabilito allora esiste ancora oggi in quella forma.
L’assistenza militare russa giocò un ruolo chiave nel permettere alle truppe di Atatürk di sconfiggere i loro due principali avversari: la Prima Repubblica di Armenia a est, e l’esercito greco, che, con l’approvazione delle grandi potenze, aveva occupato la parte occidentale dell’Asia minore.
Un gruppo di specialisti militari sovietici sotto la guida di uno dei comandanti più importanti dell’Armata Rossa, Mikhail Frunze (1885-1925), partecipò allo sviluppo di vittoriose operazioni offensive contro i greci. Lo stesso Aralov, che aveva una ricca esperienza di combattimento, condivise con gli ufficiali del quartier generale di Atatürk le tecniche della guerra partigiana. Inoltre, il futuro maresciallo dell’Unione Sovietica Kliment Voroshilov (1881-1969) fu consigliere di Atatürk.
Le vittorie sul campo di battaglia furono seguite da successi nell’arena della lotta politica, che portarono nel 1923 alla proclamazione della Repubblica di Turchia, con Mustafa Kemal Pasha (il futuro Atatürk) come primo presidente.
Dall’amicizia all’inimicizia
Mosca e Ankara (proclamata capitale turca il 23 ottobre 1923) capirono che la cooperazione tra nazionalisti turchi e comunisti russi era solo temporanea. Kemal vedeva chiaramente la differenza tra ciò che significa “essere un bolscevico” e “essere un alleato dei bolscevichi”. Avendo raggiunto gli obiettivi, anche i pragmatici politici sovietici non contavano particolarmente sulla sovietizzazione della Turchia.
“Coloro che credono che l’amicizia tra Russia e Turchia significhi necessariamente l’adozione del sistema bolscevico hanno poca comprensione degli affari politici…”, scrisse il 25 aprile 1921 Mahmut Sojdan, caporedattore di un quotidiano kemalista: “La verità è che non ho mai sentito parole del genere dai nostri amici russi: poiché siamo amici e abbiamo praticamente legato i nostri destini politici, allora deve essere accettato anche il nostro sistema di governo”.
Ben presto la Turchia abbandonò il campo degli alleati a Mosca, passando al campo dei suoi potenziali avversari. Nel 1923, il Partito Comunista fu messo al bando nel Paese e durante l’invasione nazista dell’Urss, i turchi concentrarono grandi forze sui suoi confini, pronti a invadere il Caucaso sovietico se le cose si fossero messe davvero male per l’Armata Rossa.
Tuttavia, Mustafa Kemal Atatürk non dimenticò l’aiuto che la Russia sovietica gli aveva fornito nell’ora più difficile. Nel celebre “Monumento alla Repubblica” (1928) di piazza Taksim, a Istanbul, opera dello scultore italiano Pietro Canonica, in piedi accanto al “Padre dei turchi” ci sono Kliment Voroshilov e Semjon Aralov.
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