I cinque più grandi protagonisti della storia della diplomazia russa

Storia
VALERIA PAIKOVA
Hanno difeso gli interessi del Paese, evitato conflitti armati, e con la loro raffinata sagacia sono stati spesso non meno influenti dei politici al potere

1 / Aleksandr Griboedov (1795-1829)

Griboedov è passato alla storia come autore di una commedia chiamata “Che disgrazia l’ingegno!” (in russo: “Горе от ума”; “Gore ot umà”). I suoi successi come drammaturgo (e pianista di talento) sono stati accompagnati da trionfi altrettanto notevoli nel campo della diplomazia. “Il suo carattere melanconico, la sua mente corrucciata, la sua bonarietà, persino le sue debolezze e i suoi difetti, compagni di strada immancabili d’ogni essere umano, tutto in lui era straordinariamente affascinante”, così lo descrisse il più grande poeta russo di tutti i tempi, Aleksandr Pushkin (1799-1837), che aveva anche lui iniziato il servizio presso il Ministero degli Esteri nel 1817.

Griboedov entrò nel servizio diplomatico come interprete nel 1817 (era un poliglotta). Fu assegnato alla missione russa negli Stati Uniti, ma rifiutò l’incarico. Prese poi una strada allora più strategica, e venne nominato segretario dell’incaricato d’affari dello zar in Persia (l’Iran contemporaneo).

Mentre lavorava in Persia e nel vicino Caucaso, Griboedov imparò l’arabo, il turco, il georgiano e il persiano. Prese parte agli incontri e agli accordi chiave che portarono alla ratifica del Trattato di Turkmanchay, che pose fine alla Quinta guerra russo-persiana nel 1828 e fu vantaggioso per l’Impero Russo (Russia e Persia si erano disputati alcuni territori contesi nel Caucaso).

Griboedov, genio immortale della letteratura russa, venne quindi nominato ambasciatore in Persia. Ma la tragedia era dietro l’angolo. Alla fine di gennaio 1829, da due donne armene, che si trovavano nell’harem di un persiano, giunse un angosciato appello di aiuto. Il tentativo di Griboedov di salvare le donne innescò violente rappresaglie contro la sede diplomatica russa.

Il 30 gennaio 1829 una folla inferocita, incitata da fanatici musulmani, attaccò l’ambasciata russa a Teheran. Griboedov venne assassinato, insieme a tutto il personale dell’ambasciata russa. Solo il segretario Ivan Maltsov sopravvisse all’assalto. Questi, furbo e poco coraggioso, aveva cercato di convincere Griboedov a seguirlo per rintanarsi in un posto tranquillo. Ma l’ambasciatore russo era un uomo di saldi principi: “I nobili russi non giocano a nascondino”, disse, e attese il suo tragico destino, difendendo in armi la sede diplomatica.

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2 / Ivan Viskovatyj (~ 1500-1570)

Viskovatyj è conosciuto come il padrino del servizio diplomatico russo. Il primo ministero degli Esteri russo, il Posolskij Prikaz (“Consiglio degli ambasciatori”), fu istituito il 10 febbraio 1549. Il suo primo capo, Ivan Viskovatyj, fu nominato nientemeno che dallo zar Ivan il Terribile (1530-1584). Viskovatyj era uno dei più stretti consiglieri dello zar. Era uno stretto confidente di Ivan il Terribile in materia di successione al trono (quando Ivan si ammalò, nel 1553, Viskovatyj corse il rischio di proporre allo zar di scegliere un successore).

Viskovatyj fu uno dei più fedeli sostenitori dell’invasione della Livonia (una regione storica sulla costa orientale del Mar Baltico) nel 1558. Ciò segnò l’inizio della Prima guerra del Nord (durante la quale la Russia si oppose a Lituania, Polonia, Danimarca e Svezia per il controllo di quei territori). Viskovatyj tenne le trattative con gli ambasciatori livoniani.

Sotto Viskovatyj fu firmata un’alleanza con la Danimarca e una tregua di 20 anni con la Svezia. Nel 1566 Viskovatyj prese parte allo Zemskij Sobor (assemblea nazionale).

Tuttavia, come molte persone influenti dell’entourage di Ivan il Terribile, non appena salì in alto, Viskovatyj cadde in disgrazia all’improvviso. Il diplomatico fu accusato di complotto e giustiziato nel 1570.

3 / Aleksandr Gorchakov (1798-1883)

Altro amico stretto di Aleksandr Pushkin, il principe Gorchakov dedicò tutta la vita al servizio diplomatico ed è stato descritto da molti come uno dei diplomatici più influenti della storia russa.

Nel 1822 fu nominato primo segretario della missione diplomatica russa a Londra. Negli anni successivi, Gorchakov, che parlava correntemente tre lingue, fu trasferito a Roma, Berlino, Firenze e Vienna come consigliere dell’ambasciata russa. La sua carriera si sviluppò costantemente fino al 1856, quando fu nominato ministro degli Esteri sotto Alessandro II (che salì al trono dopo la morte di Nicola I).

Ciò avvenne dopo l’imbarazzante sconfitta della Russia nella Guerra di Crimea e l’umiliante Trattato di Parigi (in base al quale la Russia non poteva più basare alcun arsenale militare o flotta sul Mar Nero). Di conseguenza, la Russia aveva perso la capacità di influenzare la politica europea. Il capo del ministero degli Esteri russo avviò un complesso processo volto ad arrivare alla revoca delle restrizioni imposte dal Trattato di Parigi.

La sfida più grande per Gorchakov nella sua nuova veste di ministro degli Affari esteri fu quella di ripensare i principi fondamentali delle relazioni internazionali tra la Russia e il resto del mondo. Gorchakov, libero pensatore di prim’ordine, formulò la sua celebre osservazione senza tempo: “La Russia è accusata di isolarsi e di tacere di fronte a tali fatti che non sono in armonia né con la legge né con la giustizia. Dicono che la Russia sia arrabbiata. La Russia non è arrabbiata, la Russia si sta concentrando”.

Sotto Gorchakov, la politica estera russa fece un’inversione di rotta, dal cosiddetto “nobile internazionalismo” all’idea di proteggere gli interessi nazionali del Paese. Nel 1866, Gorchakov fu nominato Cancelliere Imperiale di Russia (il suo predecessore, il conte Nesselrode, che firmò il Trattato di Parigi, non parlava nemmeno russo…).

Come un maestro di scacchi, Gorchakov doveva sempre essere due passi avanti rispetto al gioco. Nel 1870, quando la sconfitta dei francesi nella guerra contro la Prussia divenne inevitabile, Gorchakov informò le potenze europee che la Russia aveva denunciato il trattato e non intendeva più rispettare i divieti che le erano stati imposti a seguito della Guerra di Crimea, dopodiché la Russia riconquistò il diritto di mantenere una flotta nel Mar Nero. Ciò consolidò Gorchakov, che rimase alla guida del ministero degli Esteri, come massimo diplomatico della nazione, per 25 anni.

Gorchakov mantenne il suo incarico di ministro degli Esteri e cancelliere fino al 1882. Si dice anche che, politico influente, Gorchakov abbia svolto un ruolo decisivo nel plasmare il credo politico del cancelliere tedesco Otto von Bismarck (1815-1898).

4 / Aleksej Bestuzhev-Rjumin (1693-1766)

Uno dei diplomatici più rispettati del XVIII secolo, il conte Aleksej Bestuzhev-Rjumin nacque per la diplomazia. Era il responsabile degli Affari esteri della Russia durante il regno dell’imperatrice Elisabetta (sul trono dal 1741 al 1762), nell’era dei colpi di palazzo.

Nel 1708, il giovane Aleksej era stato inviato a Berlino e Copenaghen per ricevere un’istruzione europea. Nel 1721, quando il Trattato di Nystad pose fine alla guerra ventennale tra Svezia e Russia, Bestuzhev-Rjumin divenne ministro residente russo a Copenaghen. Insieme a questo importante successo politico, le coste orientali del Baltico furono finalmente cedute alla Russia. L’obiettivo principale di Bestuzhev-Rjumin era impedire alla Svezia di aderire a nuove alleanze anti-russe. Il diplomatico doveva trovare alleati tra i rappresentanti dell’élite svedese.

Il frutto del lavoro di Bestuzhev-Rjumin fu l’alleanza difensiva russo-svedese, conclusa nel 1724 per un periodo di dodici anni. Nel 1735 riuscì a estendere il trattato di unione russo-svedese per altri 12 anni. Bestuzhev-Rjumin in seguito prestò servizio ad Amburgo, e fu ambasciatore straordinario in Bassa Sassonia. Elisabetta lo nominò poi Gran Cancelliere dell’Impero Russo e Presidente del Collegio degli Affari Esteri nel 1744.

Bestuzhev-Rjumin ha dato un contributo significativo alla formazione della politica estera russa. È stato il primo a proporre un programma completo volto a rafforzare la sicurezza ai confini della nazione e a indebolire i suoi potenziali nemici. Sotto Bestuzhev-Rjumin, la Russia è diventata davvero parte dell’Europa e ha preso parte attivamente a tutti gli affari europei. Le sue attività di politica estera hanno ampiamente predeterminato i brillanti risultati della diplomazia di Caterina.

Eppure, il cancelliere non riuscì a far sì che le potenze europee trattassero la Russia come un partner alla pari. Per esempio, sopravvalutò la forza dei legami anglo-russi. In seguito divenne abbastanza evidente che la Russia poteva fare affidamento solo sulle proprie forze in Europa; una sensazione che è ancora forte oggi.

5 / Andrej Gromyko (1909-1989)

Andrej Gromyko si è fatto un nome come uno dei diplomatici russi più importanti di tutti i tempi. È stato ministro degli Affari esteri dell’Urss per quasi tre decenni, dal 1957 al 1985. Uomo imponente, alto un metro e 85, Gromyko è stato un protagonista del XX secolo.

Iniziò la carriera come ambasciatore dell’Urss negli Stati Uniti (1943-46), ricoprendo contemporaneamente la carica di incaricato d’affari dell’Urss a Cuba. La sua carriera nella politica di alto livello decollò con il lavoro di preparazione per le conferenze di Teheran, Jalta e Potsdam, e si concluse quasi al livello più alto, mentre Gromyko ricopriva diversi incarichi in contemporanea (era ministro degli Esteri, presidente del Presidium del Soviet supremo e vice capo del Consiglio dei ministri dell’Urss).

Il suo stile di negoziazione era duro e diretto. Gromyko guidò la delegazione sovietica alla conferenza sulla creazione dell’Onu nel 1944, ed è stato il primo rappresentante permanente dell’Urss presso l’organizzazione, e ha anche guidato le delegazioni sovietiche in 22 sessioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Ha usato più di 20 volte il diritto di veto dell’Urss nel Consiglio di sicurezza dell’Onu. Il suo rifiuto di facili concessioni gli è valso il soprannome di “Mr. Nyet” (“Signor No”).

Niente gli era impossibile! Nel 1963, Gromyko fu colui che spinse per la firma del Trattato che vieta i test nucleari nell’atmosfera, nello Spazio e sott’acqua. Il trattato privò gli Stati Uniti di ampie opportunità di testare e migliorare le loro armi nucleari, mentre l’Urss guadagnò tempo per pareggiare il numero di testate. Era un periodo di crescenti preoccupazioni per la corsa agli armamenti, il tempo della Crisi dei missili cubani e dei tentativi di evitare una guerra nucleare. E fu proprio la diplomazia ad aiutare a risolvere pacificamente quella crisi.


Mr. Nyet: cinque cose da sapere su Gromyko, ministro degli Esteri sovietico per quasi trent’anni