Josif Stalin e i suoi figli. Da sinistra: Vasilij, Svetlana e Yakov
Getty Images; Global Look PressJosif Dzhugashvili (questo il vero cognome di Stalin) aveva un rapporto molto stretto con sua madre: lei lo circondava di amore, e con i pochi soldi, guadagnati con fatica, lo fece studiare e voleva che diventasse prete. Il padre beveva molto, e picchiava sia il figlio che la moglie. I biografi associano queste percosse alla futura durezza che Stalin mostrò sia nei confronti dei propri cari che del suo popolo.
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La prima moglie di Stalin, Ekaterina (Kato) Svanidze, 1904
Dominio pubblicoLa prima moglie di Josif era la lavandaia e sarta Ekaterina Svanidze. Il futuro “leader delle nazioni” la amava teneramente, ma a 22 anni lei morì di tifo. I biografi credono che la sua scomparsa sia stata un colpo durissimo per Stalin. I parenti di Ekaterina raccontarono che durante il funerale “lui aveva perso conoscenza e poi era saltato nella tomba dietro alla bara della sua amata Kató”.
Dopo la morte di lei, avvenuta nel novembre del 1907, Stalin si dedicò completamente all’opera rivoluzionaria, mentre una zia di Ekaterina si occupò dell’educazione del loro figlio, che allora aveva otto mesi. Il piccolo Jakov vide suo padre solo all’età di 14 anni, quando dalla Georgia arrivò a Mosca. Ma la loro relazione non fu mai rose e fiori. Stalin aveva già un’altra famiglia: aveva sposato Nadezhda Allilueva nel 1918. Gli storici credono che Jakov ricordasse a Stalin la suo amata Kató, e che questo lo irritasse. Inoltre Jakov parlava a malapena il russo, era timido e taciturno.
Jakov Dzhugashvili, figlio di Stalin, catturato dai tedeschi
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Jakov si sposò giovane con la figlia di un prete e Stalin era contrario a questa unione. Dopo il fallito tentativo di suicidio di Jakov, suo padre iniziò a disprezzarlo del tutto e non voleva avere più niente a che fare con lui. Stalin insistette affinché Jakov andasse a combattere durante la Seconda guerra mondiale, e già nell’agosto del 1941 suo figlio fu fatto prigioniero dai tedeschi e trascorse due anni nei campi di concentramento nazisti. Secondo una delle versioni, la leadership tedesca offrì a Stalin di liberare Jakov in cambio del feldmaresciallo Paulus, che era stato catturato dai sovietici, ma Stalin avrebbe pronunciato la frase: “Non scambio un soldato semplice per un feldmaresciallo”. Jakov morì nel lager in circostanze poco chiare.
Il nipote di Stalin, Evgenij Dzhugashvili, 1999
Vladimir Fedorenko/SputnikJakov ebbe tre figli da donne diverse. La figlia avuta dalla sua prima moglie morì in tenera età, due figli sopravvissero invece fino all’età adulta. Nel 1936, un figlio, Evgenij Dzhugashvili, nacque dalla convivenza con Olga Golysheva (un’amica della moglie di Stalin, Nadezhda Allilueva). Divenne uno storico militare, partecipò a molti documentari su Stalin, fu un ardente stalinista. Ha vissuto a Mosca ed è morto nel 2013.
Il nipote di Stalin, Evgenij Dzhugashvili, con suo figlio Vissarion e il nipotino Josif, Tbilisi, Georgia, 1995
G. Tsagareli/TASSHa avuto due figli: Vissarion (nato nel 1965) e Jakov (nato nel 1972). Poco si sa su di loro. Sono vivi. Vissarion lavora come regista e secondo alcune fonti vive negli Stati Uniti, dove ha chiesto asilo politico dopo essere stato picchiato in Georgia. Jakov è un artista e vive in Georgia.
L'artista Jakov Dzhugashvili, pronipote di Stalin, all'inaugurazione della sua mostra personale a Tbilisi
Aleksandr Klimchuk/TASSNel 2006, chiese a Vladimir Putin di indagare sulle circostanze della morte del suo bisnonno Josif Stalin, che credeva potesse essere stato ucciso dai suoi oppositori politici.
La nipote di Stalin, Galina Dzhugashvili, 2003
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Nel 1938, una figlia, Galina Dzhugashvili, nacque invece da Jakov e dalla sua nuova moglie, la ballerina Judith Meltser. Era una filologa, ha studiato letteratura algerina, e ha sposato l’algerino impiegato delle Nazioni Unite Hussein bin Saad. Galina ha scritto un libro di memorie sulla sua famiglia, “Vnuchka vozhdjà” (“La nipote del leader”), ed è morta nel 2007. Nel 1971 è nato suo figlio Selim Bensaad. Vive ancora a Mosca nell’appartamento di suo nonno.
Il pronipote di Stalin, Selim Bensaad
Archivio personaleNel 1918, il quarantenne Stalin sposò la figlia di un suo compagno d’armi rivoluzionario, la diciassettenne Nadezhda Allilueva.
La seconda moglie di Stalin, Nadezhda Allilueva, con il loro figlio Vasilij, 1922
TASSNel 1921 nacque il loro figlio, Vasilij. Divenne un pilota e un generale dell’aviazione; un uomo influente. A differenza di Jakov e dei suoi discendenti, Vasilij portava ufficialmente il cognome Stalin. Tuttavia, dopo la morte di suo padre, la sua situazione peggiorò: venne estromesso dall’esercito, imprigionato e successivamente esiliato a Kazan, con il divieto perpetuo di vivere a Mosca. Fu persino costretto a cambiare il suo cognome da Stalin in Dzhugashvili. Vasilij abusava di alcol e, secondo la versione ufficiale, morì proprio per le conseguenze di un coma etilico (la sua ultima moglie dubitava però della veridicità di questa causa della morte).
Il figlio di Stalin, Vasilij Stalin (a destra)
Foto d'archivioVasilij ebbe quattro figli, quasi tutti portavano il cognome Stalin. Poco si sa di loro: sua nipote Anastasia, figlia di sua figlia Nadezhda, è ancora viva. Inoltre, Vasilij adottò la figlia di una terza moglie e due figlie di una quarta moglie: tutte portavano il cognome Dzhugashvili.
Il più famoso dei figli di Vasilij era Aleksandr Burdonskij (1941-2017), regista e attore teatrale. È l’unico ad aver cambiato il cognome, e lo fece per dedicarsi all’arte senza problemi, e per molti anni ha lavorato nei teatri di Mosca, dove ha anche insegnato recitazione.
Il nipote di Stalin Aleksandr Burdonskij, 2013
Vitalij Belousov/SputnikSecondo alcune fonti, in gioventù aveva un atteggiamento negativo nei confronti del nonno, ma in seguito “si rese conto della grandezza della sua personalità”. Tuttavia, criticava l’atteggiamento “fanatico” nei confronti del nonno di suo cugino Evgenij (figlio di Jakov), che negava i crimini commessi. Non aveva figli.
Secondogenita di Nadezhda Allilueva fu Svetlana, che prese il cognome di sua madre. Nacque nel 1926 e aveva solo 6 anni quando sua madre si suicidò. Nel 1967, Svetlana fuggì dall’Urss e si stabilì negli Stati Uniti. Già durante il periodo dell’emigrazione scrisse un libro sulla sua famiglia “Venti lettere a un amico”, che dedicò a sua madre, dove cercò di ricostruire la sua personalità e il rapporto con il marito dai ricordi degli amici. Il libro divenne un bestseller e le portò molti soldi, con i quali poté vivere negli Stati Uniti fino alla fine dei suoi giorni (è scomparsa nel 2011).
La figlia di Stalin Svetlana Allilueva, 1970
APSvetlana ebbe diversi mariti. Dal suo primo, precoce, matrimonio, ebbe un figlio, Josif Alliluev (1945-2008), che fu un cardiochirurgo. Il figlio di lui, Ilja Voznesenskij (nato nel 1970), è un architetto.
Dal matrimonio con Jurij Zhdanov, ebbe una figlia, Ekaterina (nata nel 1950). Quando sua madre lasciò l’Urss, lei interruppe ogni rapporto. Ora lavora come vulcanologa, vive in un villaggio della Kamchatka, si rifiuta di parlare con i giornalisti e nega ogni parentela con la Allilueva.
I nipoti di Stalin, Ekaterina Zhdanova e Josif Alliluev
SputnikLa figlia di Stalin, Svetlana (al centro), e suo marito, William Wesley Peters, con la loro figlioletta di quattro mesi, Olga, 1971
APNegli Stati Uniti, la Allilueva sposò poi William Peters e diede alla luce una figlia, Olga Peters (nata nel 1971), che in seguito cambiò il suo nome in Chris Evans. Nel 2016 sono apparse in rete foto di Evans in stile punk con tatuaggi e piercing, che hanno molto sorpreso i russi.
L’ombra di Stalin: il drammatico destino dei suoi familiari
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