Appena un anno dopo la vittoria nella Seconda guerra mondiale, il maresciallo Georgij Zhukov (1896-1974), all’apice della sua gloria, cadde in disgrazia. Gli furono mosse accuse di aver gonfiato i propri meriti nella sconfitta della Germania, sminuendo il ruolo del Comandante in capo supremo (Stalin) e appropriandosi del successo di operazioni militari con cui non aveva nulla a che spartire.
Il sospettoso leader sovietico allontanò da Mosca l’autorevole Zhukov, troppo popolare tra il popolo dell’Urss, e anche all’estero. Il 9 giugno 1946, il maresciallo fu messo a capo del distretto militare di Odessa, nonostante in precedenza avesse ricoperto la carica di comandante in capo di tutte le forze di terra dell’Urss.
Durante il demansionamento a Odessa, Zhukov non sarebbe però rimasto inattivo. Qui lo aspettava un nuovo nemico, anche se diverso da quello con cui era abituato a combattere sui campi di battaglia d’Europa.
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La Odessa criminale
Odessa nel Dopoguerra era in un elenco speciale di città sovietiche con un livello di criminalità fuori controllo. Il numero di malviventi qui era di parecchie volte superiore a quello dei poliziotti.
Al tramonto, la città si svuotava: per strada iniziava il regno incontrastato di ladri e rapinatori. E neanche a casa le persone potevano sentirsi al sicuro. Numerose bande, come quelle chiamate “Chjórnaja koshka” (“Gatta nera”) e “Dodge 3/4” (dal nome del fuoristrada militare americano) svaligiavano in serie gli appartamenti, a volte uccidendo brutalmente intere famiglie.
D’aiuto ai criminali venivano i labirinti sotterranei che attraversano gran parte della città, ex cave, dove scomparivano ogni volta, dopo l’ennesimo colpo in un magazzino o in un negozio di alimentari.
“Nella città da poco liberata, i poliziotti avevano vita durissima”, ha scritto l’agente David Kurljand sulla Odessa del dopoguerra. “I criminali erano molto attivi, specialmente i disertori, che, di regola, erano armati”.
I banditi ricevevano le armi anche in un altro modo. Molti ufficiali si recavano nella “perla in riva al mare”, come veniva chiamata Odessa, per un po’ di meritato riposo. Molti incontrarono però quello eterno. Vevivano infatti uccisi per rubar loro le pistole. Pertanto, quando nel giugno 1946 Zhukov arrivò in città, le autorità locali gli chiesero che anche l’esercito desse una mano nel ristabilire l’ordine.
L’operazione “Maskarad”
Il maresciallo si mise al lavoro con grande risolutezza, dandosi il compito di ripulire la città dal crimine il prima possibile. C’è una leggenda secondo cui fu proprio lui ad avviare la cosiddetta Operazione “Maskarad”.
Durante questa operazione semi-mitica, ufficiali dell’intelligence e poliziotti di altre regioni (i banditi conoscevano di vista quelli locali) vestiti con abiti civili sarebbero andati a fare passeggiate notturne a Odessa.
Non appena i malviventi cercavano di rapinarli o derubarli, le “vittime” aprivano il fuoco per uccidere, senza nemmeno tentare di prendere vivi i criminali. I cadaveri venivano poi lasciati per qualche tempo nelle strade come monito. “Non avevano bisogno di arresti, semplicemente sparavano a vista. E di malviventi ne uccisero diverse centinaia in un paio di mesi”, dice lo storico di Odessa Viktor Savchenko.
Tuttavia, la realtà storica dell’operazione segreta “Maskerad” (quello qui sopra riprodotto è un frammento dalla serie tv in 14 puntate “Likvidatsija”, del 2007) viene messa in discussione. Non ci sono prove documentali negli archivi del Ministero degli Affari interni, e il maresciallo Zhukov non ha mai menzionato nelle sue memorie una simile mattanza di banditi. “Secondo me, questa è una finzione”, ha detto Isaj Bondarev, che prestò servizio nell’ufficio del comandante militare di Odessa nel 1946: “Non ho sentito niente del genere, non l’ho visto e non lo sapevo, e non c’erano allora conversazioni su una cosa del genere, perché, per quanto segreta potesse mai essere l’operazione, alcuni frammenti di discordo su azioni simili sarebbero arrivate a noi, agenti di polizia”.
Un aiuto concreto
Tuttavia, Zhukov svolse davvero un ruolo significativo nella sconfitta del crimine organizzato della località sul Mar Nero. Grazie a lui venne stabilita una stretta collaborazione tra la polizia e l’esercito.
Il comando militare divise la città in settori, che vennero assegnati ai comandanti dell’unità. Anche parchi, piazze, stazioni ferroviarie, ristoranti, periferie ricevettero specifici responsabili. I soldati tendevano imboscate, facevano perquisizioni in appartamenti, soffitte e scantinati sospetti, controllavano i documenti all’ingresso e all’uscita della città.
I sospetti venivano fermati, portati nell’ufficio del comandante militare e in mattinata erano consegnati alla polizia e alle autorità inquirenti. Inoltre, i militari, insieme alla polizia, conducevano regolari pattugliamenti congiunti.
Sebbene questa pratica non fosse un’invenzione di Georgij Zhukov, e fosse diffusa a quel tempo nelle città con un alto tasso di criminalità, la risolutezza, la pressione continua e l’indiscutibile autorevolezza del comandante contribuirono ad accelerare significativamente il processo di normalizzazione della situazione cittadina. Nel 1947, il tasso di criminalità a Odessa tornò ai livelli prebellici.
Dal Mar Nero agli Urali
Zhukov voleva uscire da questa sorta di esilio e sperava che il suo lavoro brillante a Odessa lo avrebbe aiutato. Nel febbraio 1947 inviò una lettera a Stalin, in cui ammetteva i suoi errori e affermava di aver “perso il senso della modestia bolscevica”. “Lavoro molto nel distretto assegnatomi, e con tanta voglia. Ti chiedo, compagno Stalin, di darmi piena fiducia, saprò ripagarla”, scrisse il maresciallo.
Tuttavia, Stalin non sarebbe andato incontro al comandante caduto in disgrazia. Anzi, nuove accuse furono mosse contro Zhukov, secondo le quali, “abusando della sua posizione ufficiale, aveva intrapreso la strada del saccheggio, portando via dalla Germania, per tornaconto personale, un gran numero di oggetti di valore”.
Il 20 gennaio 1948, il maresciallo fu richiamato da Odessa e mandato in un distretto militare ancora più periferico e meno importante, nella zona degli Urali. Zhukov tornò alla grande politica e a ruoli di maggiore prestigio solo dopo la morte di Stalin, avvenuta nel 1953.
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