Pierre Cardin, lo stilista che amava la Russia sovietica e fu decorato da Putin

Pierre Cardin in Piazza Rossa a Mosca con i ragazzi del centro d'arte Ekol, 2010

Pierre Cardin in Piazza Rossa a Mosca con i ragazzi del centro d'arte Ekol, 2010

Ilja Pitalev/Sputnik
Vestì le first lady e le étoile della danza del periodo sovietico. Avvicinò i due mondi separati dalla cortina di ferro e contribuì a costruire i legami culturali tra Russia e occidente. Più volte si ispirò al mondo russo nella creazione delle sue collezioni

I legami tra Pierre Cardin e la Russia sono stati sorprendentemente vasti. Lo stilista italiano nato in provincia di Treviso e naturalizzato francese, morto il 29 dicembre all’American Hospital di Neuilly, vicino a Parigi, non solo aveva realizzato abiti per Raissa Gorbaciova, moglie dell’ex presidente dell’URSS, ma aveva vestito anche la leggendaria ballerina Maya Plisetskaya e, in qualità di ambasciatore di buona volontà dell’Unesco, aveva raccolto fondi per eliminare le disastrose conseguenze del disastro di Chernobyl. Sette anni fa, il presidente russo Vladimir Putin in persona gli consegnò l’Ordine dell’Amicizia, un’onorificenza assegnata dalla Russia ai cittadini stranieri per meriti speciali nel rafforzamento della pace, dell’amicizia e della cooperazione.

Il periodo sovietico 

I suoi viaggi in Russia sono ormai incalcolabili. La sua prima visita nella Terra dei Cremlini avvenne durante il periodo sovietico: correva l’anno 1963, e Pietro Costante Cardin (questo il suo nome di battesimo) arrivò nel paese dei soviet insieme a una delegazione di esponenti del mondo culturale. Qui non si fermò davanti a nulla, nemmeno davanti alla censura: se gli sembrava che un progetto avesse buone potenzialità commerciali, lo portava avanti a ogni costo, anche dall’altra parte della cortina di ferro. 

Collaborò con decine di industrie tessili sovietiche, gettando le basi per le collezioni di prêt-à-porter destinate all’Europa dell’Est.

Pierre Cardin a Mosca, 1986

Tra gli anni ‘60 e ‘70 mise al centro del suo lavoro artistico il tema dell’esplorazione spaziale: le rivoluzionarie immagini femminili vestite con tute simili a quelle degli astronauti si ispirarono alle foto della prima donna nello spazio: Valentina Tereshkova. La collezione “Space”, ispirata al volo di Yurij Gagarin, si rivelò decisiva per il suo lavoro e, in generale, per lo sviluppo della moda negli anni ‘60. Più avanti, Cardin sarebbe tornato più volte sul tema dell’odissea stellare. Non a caso, nove anni fa il Palazzo del Cremlino di Mosca ospitò una sfilata di moda dedicata a una delle varie collezioni “cosmiche” di Cardin: un omaggio al 50° anniversario del volo di Gagarin e al contributo russo allo sviluppo dei viaggi interplanetari.

Modelle in passerella con gli abiti dello stilista Pierre Cardin, Mosca, 1989

Negli anni ‘70 Cardin era ormai la principale star della moda occidentale in URSS. E la sua lealtà politica gli aprì molte porte: i completi di Cardin, che potevano essere acquistati nei negozi Berjozka, chiusi ai cittadini comuni, erano indossati dalle mogli dei leader politici, e la sua amicizia personale con Maya Plisetskaya contribuì a rafforzare la sua popolarità nella cerchia più bohémien della società russa.

La ballerina Maya Plisetskaya e Pierre Cardin

Cardin conobbe Maya Plisetskaya durante una sua tournée in Francia (al Festival di Avignone del 1971); negli anni a seguire disegnò i costumi di molte produzioni di danza alle quali partecipò l’étoile. Tra i più famosi vi è il costume per il leggendario balletto “Anna Karenina” del Teatro Bolshoj. Ma Plisetkaya non si limitava a indossare le creazioni di Cardin sul palco: amava sfoggiarle anche nella vita di tutti i giorni, e ciò costituì per lui la migliore pubblicità nella società socialista sovietica.

Maya Plisetskaya con gli abiti disegnati da Pierre Cardin
Plisetskaya e Cardin, San Pietroburgo, 1998

Un gigante a cavallo fra due secoli

La perestrojka non cambiò l’atteggiamento dello stilista nei confronti della Russia; il settore della moda riuscì a ridefinirsi rapidamente e gli ordini iniziarono ad aumentare. All’origine di tutto il settore del prêt-à-porter, ma anche dei franchising e dei brand oggi così familiari, ci fu lui, Pierre Cardin; infatti l'apertura di un nuovo mercato in questo immenso paese, inconsapevole dei limiti e dei vincoli finanziari, non fece che stimolare la sua creatività. È interessante notare che i tagli netti e le silhouette scolpite dei modelli di Cardin piacevano alla nuova élite. Anche le first lady della nuova Russia indossavano le sue creazioni. Raissa Gorbaciova ha più volte definito il couturier il suo stilista preferito, e in vari incontri ufficiali si è presentata con i suoi abiti. 

Pierre Cardin a Chernobyl

Inoltre, già in epoca sovietica Cardin iniziò a promuovere attivamente la cultura russa in Occidente. Su suo suggerimento, l’opera rock di Mark Zakharov “Giunone e Avos” fu vista in Francia; negli anni della perestroika il poliedrico designer, questa volta in veste di produttore, la portò anche negli Stati Uniti. 

Si dice inoltre che Cardin avesse delle ottime doti canore, e che amasse intonare la celebre aria dell’opera di Zakharov nella cerchia dei suoi amici del ristorante Maxim, che egli stesso possedeva (lo stilista era proprietario dell'intera catena, compreso il locale di punta di Parigi e quello di Mosca che avrebbe poi aperto nel 1998).

Pierre Cardin e lo staff del ristorante Maxim nel giorno della sua inaugurazione

Cardin si rivelò sempre un astuto uomo d'affari, nei settori più disparati. A Parigi, ad esempio, allestì il suo teatro, l'Espace Pierre Cardin, dove portò in scena molte opere teatrali russe. Poi, come “distributore”, portò produzioni europee nella nuova Russia, contribuendo a costruire importanti legami culturali.

“Mi sono sempre considerato non tanto un sarto (anche se sono bravo in questo, naturalmente), ma più che altro un diplomatico: sostengo l’arte, i progetti sociali e le iniziative culturali su entrambi i lati della cortina”, disse. 

Lo stilista promosse inoltre una serie di premi per aspiranti artisti e performer russi, tra cui il festival “Young Talents”, e organizzò vari spettacoli per stilisti russi in Francia, finanziando poi una vasta gamma di progetti di scambio interculturale tra i due Paesi.

Una sfilata che segnò la storia

Uno dei più grandi eventi a lui dedicati in Russia fu la sfilata di moda del 1991 tenutasi sulla Piazza Rossa. Si calcola che alla sfilata avessero partecipato circa a 200.000 persone: un numero senza precedenti per il Paese! Un segno dei tempi, per un evento che inaugurò una nuova era di amicizia fra i due mondi, dopo 70 anni di ostilità.

Pierre Cardin in Piazza Rossa, 1991

Lo spettacolo, paragonato a una parata militare, fu trasmesso dalla televisione nazionale come simbolo di un Paese che guardava al futuro. È interessante notare che lo sponsor principale della sfilata fu la società MMM, una delle prime strutture commerciali dell'epoca nel campo della tecnologia informatica, precursore dei futuri giganti dell'informatica.

Lo scultore russo Zurab Tsereteli con la sua statua di Vladimir Putin e Pierre Cardin. Tsereteli ha conferito a Cardin l'iscrizione onoraria all'Accademia russa delle arti, 2008

Famoso per la sua ambizione, Cardin si trasferì nel castello di Lacoste (dove aveva vissuto il marchese de Sade) all’inizio degli anni 2000. E anche in questo caso non si può non notare l'influenza russa: lo stilista creò nel castello un parco di sculture con opere di artisti russi. In particolare, il monumento a de Sade fu realizzato a mano dallo scultore moscovita Aleksandr Burganov.

Pierre Cardin è diventato professore all'Università del Design di Mosca, 2011

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