Come e quando apparvero i primi telefoni in Russia?

Storia
GEORGY MANAEV
L’abbonamento aveva prezzi stratosferici e ai centralini lavoravano solo educate nobildonne di bell’aspetto. La prima chiamata fu del 1879, ma non si sentì quasi nulla

Nel 1901, Nikolàj Bugróv (1837-1911), un mercante russo di grande successo, fece installare un telefono nel suo ufficio di Nizhnij Novgorod. Lo scrittore Maksim Gorkij (1868-1936) ricordò che Bugrov gli disse, sbalordito “Ho chiesto agli scienziati: ‘Cosa significa elettricità?’ ‘Potenza’, mi dicono, ‘ma la sua origine è sconosciuta’. Persino gli scienziati non lo sanno! Allora come dovrebbe sentirsi un uomo semplice, un muzhìk? Quei telefoni e tutto il resto… Ho un dipendente, è un ragazzo istruito, ma fino ad oggi, prima di alzare la cornetta del telefono si fa il segno della croce e, dopo aver parlato, si lava sempre le mani con il sapone!”.

Non c’è da stupirsi che le novità tecnologiche siano state trattate dai russi in questo modo. La prima telefonata in Russia fu effettuata nel 1879, appena tre anni dopo che Alexander Graham Bell ebbe brevettato la sua invenzione (cinque anni dopo Antonio Meucci, con i conseguenti strascichi giudiziari). Le prime compagnie telefoniche apparvero in Russia nel 1882. Per dare un quadro della situazione, nel 1882-1886, solo il 16,2% della popolazione maschile della Russia era alfabetizzata (e il 2,6% di quella femminile), e la situazione sarebbe migliorata solo dopo la Rivoluzione d’Ottobre, con i bolscevichi che dichiararono guerra all’analfabetismo. Profondamente religiosi e superstiziosi, i contadini russi ritennero subito il telefono qualcosa di diabolico. Ma tanto i contadini avrebbero dovuto aspettare ancora parecchio prima di poterlo usare. Le prime linee telefoniche furono utilizzate dalle classi più abbienti della società.

I primi telefoni? Solo per super ricchi

Le prime linee telefoniche in Russia furono posate da compagnie straniere. Nel 1881, la “International Bell Telephone Company” si garantì un accordo di concessione di 20 anni per costruire linee telefoniche a San Pietroburgo, Mosca, Odessa, Varsavia e Riga. Il primo centralino telefonico russo fu installato nel 1882 a San Pietroburgo, sulla Prospettiva Nevsky, al civico 26, in un edificio di cinque piani, abbastanza alto da ospitare i pali dei cavi telefonici sul tetto, perché le prime linee telefoniche furono posate nel modo più economico e veloce: sui tetti. La prima centrale telefonica di Mosca si trovava nella Casa Popov, al numero 12 di via Kuznetskij Most, la lussuosa strada della Mosca del XIX secolo, piena di boutique e di appartamenti costosi.

I primi 26 utenti telefonici di Mosca erano ricchi sfondati. La quota mensile addebitata dalla società di Bell per l’installazione e la manutenzione di un telefono era di 250 rubli, una somma enorme a quei tempi. Allora, lo stipendio di un insegnante era di 25 rubli, per fare un confronto. Quindi, i primi utenti in entrambe le capitali russe furono uomini d’affari, compagnie di assicurazioni, consigli di amministrazione delle ferrovie e così via. Alla fine del 1882 c’erano 246 utenti telefonici a San Pietroburgo. A Roma, per un raffronto, il servizio telefonico alla clientela iniziò nel 1881, ed entro la fine dell’anno in città gli abbonati erano già oltre 900.

La prima telefonata in Russia, in ogni caso, non fu fatta da qualche ricco o da un’azienda privata. Accadde molto prima, nel 1879, e la chiamata di prova venne effettuata da San Pietroburgo alla stazione ferroviaria di Malaja Vishera, a più di 150 km dalla allora capitale. Il collegamento era comprensibilmente pessimo: a causa della distanza si sentivano solo i fischi delle locomotive alla stazione, ma la voce umana era pressoché indecifrabile, e “sembrava che provenisse dall’Oltretomba”. Il secondo esperimento ebbe molto più successo. Una chiamata da San Pietroburgo alla stazione di Ljuban, a 76 km di distanza, venne udita abbastanza chiaramente: “Come se due persone in stanze adiacenti, separate da un muro sottile parlassero con una voce normale”.

Il primo apparecchio telefonico era molto pesante: pesava circa 8 chili. Per parlare, bisognava chinarsi sul pannello di controllo del dispositivo, mentre per ascoltare c’era da portarsi il ricevitore all’orecchio. Quindi, se una persona parlava, l’altra doveva tacere. All’inizio era abbastanza complicato! C’era persino una “regola”: “Non ascoltare con la bocca, non parlare con l’orecchio!” Tuttavia, presto, in Russia apparvero telefoni più comodi, realizzati da un certo Lars Magnus Ericsson (1846-1926), uno svedese; telefoni che avevano il microfono e il ricevitore su una stessa cornetta, alle due estremità, e più familiari a ciò a cui siamo abituati al giorno d’oggi. I telefoni Ericsson iniziarono a dominare ovunque, tranne nelle cinque città principali controllate dalla compagnia di Bell.

Centralini telefonici gestiti da nobildonne

I primi telefoni non avevano selettori per comporre il numero desiderato. Uno sollevava il ricevitore, faceva girare la maniglia del magnete (generatore elettrico) per creare corrente alternata, il segnale andava a un centralino telefonico, dove un operatore rispondeva alla chiamata, e la smistava al numero desiderato. I primi centralini telefonici erano gestiti manualmente, da “signore del telefono”, o bàryshnja, come venivano chiamate in russo, parola che indicava una “nobildonna non sposata; una “signorina”.

I requisiti di una “signorina del telefono” nella Russia della fine del XIX secolo erano: 18-25 anni, altezza non inferiore ai 165 cm e una buona istruzione. Considerando il fatto che all’epoca non c’era un’istruzione femminile di massa in Russia, e che studiavano solo le ragazze della classe nobile, la maggior parte delle signorine del telefono erano giovani nobildonne provenienti da famiglie aristocratiche cadute in disgrazia, diplomate in qualche istituto per nobili fanciulle (c’erano 4 istituti di questo tipo a Mosca e 10 a San Pietroburgo). Erano gentili, pazienti, parlavano le lingue straniere (il che era molto importante, poiché gran parte dei primi abbonati al telefono in Russia erano stranieri).

L’operatrice riceveva la chiamata, chiedeva all’utente quale numero desiderasse ed effettuava la chiamata manualmente, collegando con fili le prese del centralino di fronte a lei. Il lavoro richiedeva una profonda concentrazione ed era snervante: i clienti spesso si arrabbiavano con l’operatrice per una cattiva connessione. Tuttavia, era un lavoro ben pagato: 30-40 rubli al mese. Ma l’orario era insopportabile: si dovevano fare in media circa 200 chiamate all’ora, i turni erano di 7-8 ore (compresi quelli notturni), con solo un giorno libero a settimana, e diritto alle ferie che maturava solo dopo due anni di lavoro! “Gli attacchi nervosi spesso costringono le donne a rinunciare al lavoro dopo un mese e mezzo, anche se si sono date molto da fare per farsi assumere”, scrisse la rivista “Elektrichestvo” di San Pietroburgo nel 1891.

Lev Uspenskij (1900-1978) ha scritto nel suo libro “Zapiski starogo peterburzhtsa” (“Записки старого петербуржца”, ossia “Appunti di un vecchio pietroburghese”; 1970): “Potevi chiedere a una baryshnja di effettuare la chiamata il prima possibile. Potevi rimproverarla per una cattiva connessione. Potevi avere una conversazione cuore a cuore con lei, e persino flirtare nelle ore tarde, quando c’erano poche chiamate. Si diceva che una di loro avesse talmente affascinato un milionario o un granduca con la sua voce soave, che finì per sistemarsi”.

Ericsson prende il sopravvento

Nel 1900 la concessione di Bell stava per scadere. La sua azienda collegava 3.800 clienti a San Pietroburgo e 2.900 a Mosca, ma, nel 1900, i diritti furono acquistati da Lars Ericsson. Faceva pagare solo 63 rubli per l’installazione di un telefono e conquistò rapidamente il mercato con i suoi telefoni convenienti e leggeri. Nel 1910 c’erano già 155 mila abbonati nel Paese e venivano costruite costantemente nuove linee telefoniche a lunga distanza.

La brillante idea di Ericsson che lo fece arricchire in Russia era quella di produrre piccoli centralini portatili. A quel tempo, molte autorità locali in Russia volevano installare stazioni telefoniche per collegare i villaggi con i centri regionali, quindi Ericsson iniziò a produrre centralini più piccoli ed economici per soddisfare tale esigenza. Scuole, ospedali, sale di accoglienza medica, studi veterinari, medici, agronomi, stazioni di polizia e, naturalmente, la ricca élite delle regioni divennero così i suoi primi clienti.

L’imperatore Nicola II, tuttavia, non usava molto il telefono, nonostante un apparecchio fosse stato installato al Cremlino nel 1903 e un telefono fosse disponibile nella stanza dei valletti di Corte nel palazzo dell’imperatore a Tsarskoe Seló. Sua moglie Aleksandra Fjodorovna, al contrario, aveva installato tre telefoni: due nelle sue stanze e uno negli appartamenti dei bambini.

Il numero di utenti crebbe costantemente. Nel 1913 c’erano già 244.118 abbonamenti al telefono in Russia e 1.212 reti telefoniche separate Alla fine del 1916 c’erano 3,7 telefoni ogni 100 cittadini a Mosca, più che ad Amburgo, per esempio. Ma era tutto ancora manuale.

La prima centrale telefonica automatica fu installata nel 1924, già durante il dominio bolscevico, nel Cremlino di Mosca. Ma la prima centrale telefonica automatica “di massa” fu aperta non a Mosca, ma a Rostov sul Don, nel 1929. Nel 1927, la rete telefonica di Rostov aveva già oltre 3.500 clienti ed era molto difficile da far funzionare con gli operatori. La nuova stazione, inaugurata il 3 agosto 1929, gestiva 6.000 numeri, e fu costruita utilizzando delle apparecchiature create a Leningrado (oggi San Pietroburgo) sotto la supervisione degli ingegneri di Ericsson. Le linee e le centrali di Ericsson erano intanto state nazionalizzate dal governo sovietico nel 1917 (le spese non furono affatto compensate) e anche la compagnia fu nazionalizzata due anni dopo, ma in questo caso con una compensazione economica.


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