Lo zio Yasha, l’agente segreto sovietico che con i suoi uomini fece tremare l’Europa

Foto d'archivio; Russia Beyond
Yakov “Yasha” Serebryanskij passò alla storia per aver condotto operazioni di spionaggio di grande complessità in molti paesi, dall’Europa agli Stati Uniti. Ma custodiva troppi segreti, e così, dopo anni di missioni speciali, il “James Bond” sovietico finì i suoi giorni in prigione…

All’inizio degli anni ‘30, in Europa, Asia e Stati Uniti era attiva una cellula di intelligence sovietica conosciuta come “il gruppo dello zio Yasha”. Temuto da tutti, il gruppo raggiunse la notorietà per aver compiuto una serie di operazioni di altissimo profilo: dal rapimento di un generale zarista all’esplosione di alcune navi. Gli archivi dei servizi speciali russi sulle attività di questo gruppo sono ancora oggi segreti, soprattutto quelli relativi al suo leader, Yakov Serebryanskij (1891-1956): a distanza di quasi un secolo, il nome di questa figura leggendaria in Russia continua a solleticare l’immaginazione della gente più di qualsiasi altro James Bond.

In Persia, andata e ritorno

Yakov “Yasha” Serebryanskij nacque nel 1891 a Minsk, in una famiglia ebrea. Come molti ebrei che nell'Impero russo si videro privati di quasi tutti i diritti, si unì ai rivoluzionari e finì in carcere per possesso di “lettere dal contenuto illegale”.

Dopo il suo rilascio, imbracciò le armi e fu gravemente ferito nella Prima guerra mondiale; si unì quindi al movimento rivoluzionario nel Caucaso settentrionale. Infine, durante la guerra civile russa, finì in Persia nel periodo in cui gli attivisti bolscevichi erano in missione per restituire alcune navi sequestrate dai bianchi. I ribelli locali, però, avevano aspirazioni ben più alte, e fu così che nacque la Repubblica Socialista Sovietica Persiana (nota anche come Repubblica Sovietica di Gilan). 

La firma del Trattato di amicizia russo-persiana, 26 febbraio 1921

Dopo essersi schierato con i bolscevichi in Persia, a Serebryanskij fu affidata la ricognizione nel nuovo “reparto speciale” dell'Armata Rossa. Da lì a poco Mosca e Teheran sarebbero giunte a una tregua: e così la repubblica fu sciolta, l'esercito rispedito a casa e con esso Serebryanskij.

Un sionista sotto copertura

E così Yakov finì a Mosca, dove si unì ai chekisti. Ma non rimase a lungo in patria: nel 1923 partì per la Palestina, dove il governo sovietico aveva stanziato dei servizi segreti sotto copertura: l’obiettivo principale era quello di scoprire i piani degli inglesi nella regione, e di sondare l'umore locale.

Qui Serebryanskij fu agevolato dalle sue origini ebraiche: travestito da vero sionista e combattente per la creazione di uno Stato ebraico, reclutò molti emigrati russi e mise in piedi un'intera rete di agenti, prima in Palestina, e poi in altri paesi.

Yakov “Yasha” Serebryanskij

Oltre al russo, Serebryanskij parlava correntemente il francese, l'inglese e l'ebraico, e così i capi dei servizi segreti sovietici lo mandarono in missioni di reclutamento in tutto il mondo, dal Belgio alla Francia, passando per Cina, Giappone e Stati Uniti. Creò un gruppo speciale responsabile non solo dell'intelligence, ma del sabotaggio all'estero. Reclutò personalmente più di 200 agenti, molti dei quali in seguito divennero leggende dei servizi segreti.

Le operazioni più sorprendenti

Una delle operazioni più famose del “gruppo dello zio Yasha” fu il rapimento del generale della Guardia Bianca Aleksandr Kutepov. Nel 1928-1930 Kutepov fu a capo dell'Unione Militare Russa, un'organizzazione di combattimento creata in Francia. I chekisti vennero a sapere che l'Unione stava preparando attacchi terroristici nella Russia sovietica: il suo leader quindi doveva essere neutralizzato e consegnato all'URSS.

Aleksandr Kutepov

Nel 1930 gli agenti di Serebryanskij fermarono Kutepov nel centro di Parigi e lo intimarono di salire all’interno di un’auto. Ma il generale resistette con coraggio. Alla fine, fu pugnalato alle spalle da un comunista francese travestito da ufficiale di polizia. Kutepov morì sul colpo.

Durante la guerra civile spagnola, Serebryanskij compì operazioni altamente complesse, per le quali ricevette il prestigioso Ordine di Lenin. Riforniva di armi i repubblicani spagnoli che si opponevano al generale Franco ed erano appoggiati in questo dai sovietici. Una delle operazioni più complicate fu la consegna di 12 aerei militari che Serebryanskij portò a termine con il pretesto di realizzare alcuni test di volo.

Soldati repubblicani spagnoli durante la Guerra civile in Spagna

Nel 1936, il gruppo condusse un’altra operazione di alto profilo a Parigi: Serebryanskij riuscì a infiltrare un proprio agente nell'entourage di Lev Sedov, il figlio del principale nemico di Stalin, Lev Trotskij. I servizi segreti sovietici sapevano che, fuggendo dal Paese, Trotskij - il principale oppositore di Stalin nella lotta interna al partito, nonché una delle figure principali della Rivoluzione russa - aveva portato con sé un enorme archivio di corrispondenza, tra cui lettere a Lenin che criticavano Stalin, e altri importanti documenti, che il tiranno del Cremlino voleva distruggere. Sotto la guida di Serebryanskij, l'agente fu in grado di rubare e spedire parte di questo enorme archivio a Mosca.

A destra: Lev Sedov, il figlio del principale nemico di Stalin, Lev Trotskij (a sinistra)

La missione successiva fu quella di rapire lo stesso Sedov. Sedov si stava preparando a parlare al prossimo congresso dell'Internazionale comunista, e il governo sovietico temeva che avrebbe intimato l’attività sovversiva o addirittura una presa di potere. Il piano di rapimento era pronto per essere compiuto, ma il figlio di Trotskij morì improvvisamente.

Fra verità e leggenda

“Si ritiene che mio padre abbia condotto le sue operazioni in modo così pulito che fino a poco tempo fa sia [in Russia] che all'estero non c'erano praticamente informazioni precise su di lui”, disse il figlio di Serebryanskij, Anatolij, citato da Nikolaj Dolgopolov nel suo libro “Agenti leggendari”.

Yakov Serebryanskij con suo figlio Anatolij

Nemmeno Anatolij sapeva con esattezza cosa facesse suo padre in Cina o negli Stati Uniti: “Ci sono così tante leggende sul suo lavoro negli Stati Uniti! Per esempio, si dice che quando era negli USA, sarebbe stato rintracciato dal controspionaggio. Ma il presidente degli Stati Uniti avrebbe ordinato di non incarcerarlo, bensì di espellerlo, per non rovinare i rapporti con la Russia sovietica”. Anatolij considera questa storia un fatto leggendario. “Se gli americani avessero saputo allora che Serebryanskij era un ufficiale dei servizi segreti sovietici, sarebbe crepato laggiù in prigione”.

Il documento d'identità segreto di Yakov Serebryanskij per lavorare negli Stati Uniti

Di altre cose è ben più sicuro: nel 1932, per esempio, Serebryanskij doveva sottoporsi a un intervento di appendicite negli Stati Uniti. Convinse il medico a fargli un’anestesia locale, perché sotto l’effetto dell’anestesia totale avrebbe potuto tradirsi pronunciando qualche frase in russo. Ma i medici commisero un errore e gli inocularono ugualmente l’anestesia totale, contro la sua volontà. In seguito, l'infermiera disse che aveva stretto la mascella così forte da temere che potesse inghiottirsi la lingua. “Se mio padre avesse pronunciato una sola parola non inglese, sarebbe stata la fine. Anche quella volta riuscì a cavarsela”, disse Anatolij.

Le accuse e la condanna

Per il suo lavoro di intelligence, Serebryanskij ricevette varie medaglie dell'URSS: fu uno dei pochi a essere insignito per due volte con il più alto riconoscimento dello Stato: la medaglia di “Lavoratore onorario della Cheka”.

Il palazzo della Lubyanka, il quartier generale della polizia segreta sovietica

Tuttavia, nel 1938, all'apice del Grande Terrore, Serebryanskij fu richiamato a Mosca e portato direttamente dall'aereo alla prigione, dove fu torturato con l’accusa di falsa testimonianza e condannato a morte per aver presumibilmente condotto operazioni di spionaggio a favore della Gran Bretagna e della Francia, e per aver architettato attacchi terroristici in URSS. Ma la condanna fu sospesa con lo scoppio della Seconda guerra mondiale: gli ufficiali del calibro di Serebryanskij scarseggiavano; per questo fu graziato e mandato nuovamente in servizio.

Yakov Serebryanskij nel 1941

Durante la guerra Serebryanskij si specializzò in operazioni di sabotaggio in tutta Europa. Ma nel 1953, anche dopo la morte di Stalin, fu arrestato nuovamente e questa volta condannato a 25 anni di prigione, con le stesse accuse di prima. Tre anni dopo, l'agente ormai 65enne morì di infarto durante l'ennesimo interrogatorio.

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