Joe Biden e la Russia: la lunga storia dei suoi rapporti con Mosca

Mosca, 10 marzo 2011: l'allora primo ministro russo Vladimir Putin (a destra) stringe la mano al vice presidente degli Stati Uniti Joe Biden durante una visita ufficiale

Mosca, 10 marzo 2011: l'allora primo ministro russo Vladimir Putin (a destra) stringe la mano al vice presidente degli Stati Uniti Joe Biden durante una visita ufficiale

Reuters
Il presidente eletto degli Usa è un politico di lunghissimo corso, e ha iniziato a frequentare il Paese che ora definisce “la più grande minaccia per gli Stati Uniti” fin dai tempi di Brezhnev. E non manca chi sostiene che nel 2011 abbia fatto una singolare proposta a Putin

Il nuovo presidente eletto degli Stati Uniti, secondo la maggior parte dei media mainstream, ha una storia molto lunga in politica. E nel suo curriculum vitae ci sono anche dei negoziati con Mosca. Biden si è occupato sia dell’Urss che della Russia moderna. Ecco una breve storia delle relazioni di Joseph Robinette Biden Jr., più noto come Joe (1942-), con il Paese che ha recentemente definito “la più grande minaccia per gli Stati Uniti in questo momento”.

Lo storico viaggio del 1979

Joe Biden divenne senatore degli Stati Uniti nel 1972 e visitò l’Urss sette anni dopo, nell’agosto 1979. La sua destinazione era Leningrado (la città attualmente conosciuta come San Pietroburgo) e lo scopo era convincere i colleghi senatori americani a sostenere l’accordo strategico per la riduzione degli armamenti tra Stati Uniti e Unione Sovietica.

Era un periodo in cui le due superpotenze erano intrecciate in complesse trattative nel contesto generale di sfiducia dettato dalla Guerra Fredda. Biden, tuttavia, era un forte sostenitore dei colloqui sulle limitazioni delle armi strategiche tra gli Stati Uniti e l’Urss, che divennero poi noti come “SALT-II”.

Dato il livello di sfiducia reciproca tra Stati Uniti e Unione Sovietica, convincere i falchi americani della necessità di sostenere l’idea di negoziati con il loro nemico ideologico era un’impresa difficile, che l’allora giovane Joe Biden si era prefissato di portare a termine.

“Nel 1979, il giovane Joe Biden [aveva 37 anni, ndr] era un difensore del controllo degli armamenti in generale e del Trattato SALT II in particolare. Lo scopo del viaggio era, in larga misura, convincere i senatori esitanti a sostenere il trattato, che era stato firmato a giugno [a Vienna, dal presidente statunitense Jimmy Carter e dal segretario generale del Pcus Leonid Brezhnev, ndr] ma attendeva la ratifica del Senato americano”, ha detto il professor Peter Kuznick, esperto di storia americana del ventesimo secolo.

“È interessante vedere il ruolo giocato da Joe Biden, che allora era più giovane e apparentemente più progressista di oggi. Biden aveva una forte fiducia nei trattati internazionali. Voleva vedere tagli profondi agli arsenali nucleari e alle armi convenzionali. Cercava di disinnescare le tensioni della Guerra Fredda”, ha detto Kuznick.

Durante la sua visita dell’agosto 1979, Biden incontrò le figure chiave dell’establishment politico sovietico, tra cui il leader sovietico Leonid Brezhnev, il premier Aleksej Kosygin e il famoso ministro degli Esteri sovietico Andrej Gromyko.

LEGGI ANCHE: Mr. Nyet: cinque cose da sapere su Gromyko, ministro degli Esteri sovietico per quasi trent’anni 

Anni dopo, Biden ricordò la sua visita nel 1979 in un discorso tenuto agli studenti russi presso l’Università Statale di Mosca durante una sua altra visita in Russia, quella del 2011 da vicepresidente degli Stati Uniti (presidente era Obama):

“Brezhnev era più malato di quanto pensassimo, allora. Si scusò e lasciò la riunione in anticipo e ci lasciò a Kosygin, il premier Kosygin, che nella sua dichiarazione di apertura disse quanto segue – non lo dimenticherò mai – disse: ‘Prima di iniziare la nostra discussione, ыenatore, mettiamoci d’accordo sul fatto che noi non ci fidiamo di voi e voi non vi fidate di noi. Ed entrambi abbiamo abbiamo delle buone ragioni per questo”.

La stampa sovietica pubblicò un breve trafiletto sul viaggio di Biden in Urss intitolato “Conoscenza con Leningrado”. Il breve articolo del quotidiano “Pravda” parla della visita di Biden al cimitero commemorativo Piskarjovskoe di Leningrado.

L'articolo pubblicato sulla

“L’umanità è grata alla popolazione di Leningrado per il suo eroismo. La pace da loro conquistata dovrebbe essere l’obiettivo delle nostre vite”, disse il senatore Biden, parlando della difesa della città durante l’assedio nazista. I senatori visitarono poi l’Ermitage e Peterhof.

Biden visitò di nuovo l’URSS nel 1988 come membro della commissione per le relazioni estere del Senato degli Stati Uniti. Una delle poche testimonianze rimaste della visita di Biden del 1979 sono alcune foto in bianco e nero di lui con il ministro degli Esteri sovietico Andrej Gromyko.

Il senatore Joseph Biden (il secondo da sinistra) e il membro del Comitato per le relazioni estere del Senato e presidente del Presidio del Soviet Supremo dell'URSS Andrej Gromyko (il secondo da destra) durante i negoziati al Cremlino

Nelle foto, Biden sorride un sacco, mentre Gromyko, noto per essere un uomo riservato e un negoziatore duro, sembra piuttosto cupo mentre stringe la mano al senatore.

Joe Biden stringe la mano ad Andrej Gromyko.

Un’offerta di lavoro per Putin

Quando l’Unione Sovietica crollò nel 1991, la Guerra Fredda finì. Biden continuò intanto a fare passi avanti nella carriera politica, tanto che, dal 2009 divenne vicepresidente degli Stati Uniti nell’amministrazione Obama, e già con quella carica gli toccò avere a che fare con la Russia indipendente.

Nei primi anni, l’amministrazione Obama propose la cosiddetta politica di “reset” nei rapporti tra Mosca e Washington, volta a normalizzare le relazioni Usa-Russia dopo le tensioni seguite alla Guerra russo-georgiana dell’agosto 2008. Con Biden come vicepresidente, i due i Paesi firmarono nel 2010 il fondamentale trattato START, che regola la riduzione delle armi nucleari.

Nel 2011, il vicepresidente Biden arrivò in visita a Mosca come emissario di Obama, e incontrò il presidente Dmitrij Medvedev e Vladimir Putin, che all’epoca era il primo ministro russo.

9 marzo 2011: l'allora vice presidente degli Stati Uniti Joe Biden, a destra, e l'allora presidente russo Dmitrij Medvedev, sorridono durante il loro incontro nella residenza presidenziale di Gorkij, fuori Mosca

Biden curò i preparativi necessari per l’imminente visita di Obama in Russia, discusse del futuro del “reset” nelle relazioni Usa-Russia e delle prospettive dell’adesione russa al WTO, l’Organizzazione mondiale del commercio (la Russia vi sarebbe poi entrata il 22 agosto 2012), incontrò vari uomini d’affari russi e americani e tenne la succitata conferenza agli studenti dell’Università Statale di Mosca.

Ci furono anche tentativi di leggere tra le righe, da parte di alcuni analisti russi, i “veri significati” della visita di Biden. Il famoso esperto di relazioni internazionali e direttore della rivista “Rossija v globalnoj politike” Fjodor Lukjanov pubblicò persino un articolo in cui parlava di un piano di Biden per offrire a Vladimir Putin la carica di Segretario generale della Nato!

Secondo Lukjanov, durante la sua visita del 2011 a Mosca, Biden avrebbe offerto a Putin, allora primo ministro russo, la prestigiosa posizione nell’Alleanza, in cambio dell’intervento militare della Russia in Libia. Per quanto potesse sembrare inverosimile la teoria, l’autore ha detto che gli era stata confermata da due fonti indipendenti a Bruxelles.

Il vice presidente degli Stati Uniti Joe Biden (a destra, di spalle) ascolta il primo ministro russo Vladimir Putin. Mosca, 10 marzo 2011

Come sappiamo, la Russia si oppose all’intervento militare in Libia, che iniziò poco dopo la visita di Biden nel 2011, e Vladimir Putin, tornato alla presidenza nel 2012, non ha mai menzionato una tale proposta.

Dal 2011, Biden è diventato sempre più sospettoso delle intenzioni di Mosca e ha criticato la politica estera di Vladimir Putin in diverse occasioni, definendo recentemente la Russia “la più grande minaccia per gli Stati Uniti in questo momento” durante i dibattiti presidenziali statunitensi del 2020.


Cinque casi in cui la Russia ha contribuito alla grandezza dell’America 

Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie