L’istruzione superiore in URSS era gratuita per tutti. Ma per essere ammessi all’università bisognava superare una prova d’accesso. La concorrenza ovviamente era alta, e le commissioni degli atenei più ambiti e prestigiosi si ritrovavano a respingere ogni anno molti studenti.
I ragazzi ricevevano una borsa di studio mensile, proporzionale al loro rendimento accademico: migliori erano i voti che prendevano, maggiore era il finanziamento. Il denaro veniva stanziato dai fondi delle università statali.
Anche se la somma variava a seconda dell’università e di ogni singolo studente, generalmente era sufficiente per coprire l’alloggio in uno studentato, pagare il vitto, il trasporto e alcuni intrattenimenti come il cinema e lo sport.
Alcuni studenti sceglievano di svolgere qualche lavoretto occasionale per mettere da parte un po’ di soldi; alcuni trovavano impiego come assistenti nei dipartimenti delle università, davano lezioni private, oppure rivendevano sigarette di produzione straniera e jeans, o lavoravano come bidelli.
“Mi piaceva avere dei soldi da spendere, perciò lavoravo come assistente di laboratorio - racconta il giornalista Yurij Alekseev, ricordando la sua vita da studente tra la fine degli anni ‘70 e l'inizio degli anni ‘80 -. Ricevevo 55 rubli al mese per 2-3 ore di lavoro al giorno. La mia borsa di studio mensile era di 50 rubli [pagati dall'università]. Perciò, tolte le spese, mi restavano in tasca circa 70 rubli al mese. E sai che cosa ti potevi comprare con 70 rubli al mese? Una settimana di vacanza in Crimea!”.
La caratteristica più interessante del sistema sovietico di istruzione era che i ragazzi laureati avevano un lavoro garantito: lo Stato si preoccupava di creare tutti i posti di lavoro necessari per il numero di studenti che ogni anno si laureava. Ciò che al giorno d’oggi sembra quasi impossibile, all’epoca era perfettamente applicabile grazie al sistema di economia pianificata e alla rapida industrializzazione e urbanizzazione che caratterizzarono l’URSS nel XX secolo.
Buona parte dei posti offerti dalle università sovietiche era nei settori delle scienze naturali e dell’ingegneria: lo Stato infatti dava priorità alle hard skills rispetto al campo umanistico; tuttavia, anche i lavori nel settore dell’arte, del teatro e della storia erano piuttosto accessibili.
Al culmine dell'industrializzazione dell'URSS, lo Stato vedeva negli studenti universitari una formidabile forza lavoro che poteva essere utilizzata su larga scala. Nel 1959, l’Unione della Gioventù Comunista Leninista di tutta l'Unione (Komsomol) organizzò gli studenti universitari nelle cosiddette nuove “brigate studentesche”. I membri delle brigate viaggiavano in tutta l'Unione Sovietica per lavorare nei cantieri durante le pause accademiche. E anche se questa attività extra-curriculare spesso richiedeva un duro lavoro manuale e doti ingegneristiche, molti studenti la vedevano come un’opportunità per viaggiare e per migliorare le prospettive di carriera.
Molti studenti venivano reclutati anche per lavorare sui campi: raccoglievano patate, uva o cotone, a seconda della Repubblica sovietica dove si trovavano. Questo tipo di lavoro non era retribuito e i ragazzi spesso erano costretti a partecipare sotto la minaccia di una possibile espulsione dal Komsomol: una possibilità che avrebbe potuto minare la loro futura carriera. Dopo la giornata di lavoro, i ragazzi si rifugiavano nei vicini dormitori, dove suonavano, cantavano, leggevano libri, socializzavano e talvolta si innamoravano.
Durante l’anno accademico, i ragazzi si dedicavano allo studio di uno strumento musicale, al canto, organizzavano spettacoli teatrali e commedie, conosciuti con l’acronimo di “KVN” (Klub vesjolykh i nakhodchivykh; “Club degli allegri e dei creativi”), di cui vi abbiamo parlato qui. Alcuni di loro sono riusciti a costruirsi una straordinaria carriera nella tv russa dopo il crollo dell’URSS.
Lo sport era ovviamente un passatempo molto popolare. Ecco gli studenti dell'Istituto di educazione fisica allo stadio Dynamo di Mosca, 1936.
Anche la radio e i libri rappresentavano una forma di intrattenimento molto popolare tra gli studenti sovietici. Vi erano club del libro che mettevano a disposizione uno spazio per socializzare, leggere e ascoltare la radio. Ovviamente questi mezzi di comunicazione suscitavano un certo coinvolgimento politico: alcuni ragazzi cercavano di ascoltare i canali radiofonici occidentali come Voice of America e discutevano segretamente di questioni politiche nei club del libro.