Malnava, Repubblica Socialista Sovietica Lettone, luglio 1941
Quasi un mese dopo l’inizio dell’Operazione Barbarossa, cominciata il 22 giugno 1941, Adolf Hitler volò nel territorio occupato da parte della Wehrmacht della Repubblica socialista sovietica lettone. Qui, nell’edificio di una scuola agricola nel piccolo villaggio di Malnava, nella Lettonia orientale, si trovava il quartier generale del comandante dell’Heeresgruppe Nord, il feldmaresciallo Wilhelm Ritter von Leeb.
Il Führer trascorse circa 5 ore a Malnava, durante le quali discusse con von Leeb della situazione e dell’ulteriore offensiva delle truppe tedesche verso Leningrado. “Al mattino, guardando fuori dalla finestra della camera da letto della scuola, ho notato una guardia enorme, che era in piedi lungo la siepe sul bordo della strada che si estendeva oltre la casa dell’insegnante Vagulan”, ricordò un residente locale, Viesturs Shkidra. “I militari stavano ogni dieci gradini. Andando a fare colazione, qualcuno ha scherzato: ‘Sì, ora esce fuori Hitler!’ E così è stato!”.
Fortezza di Brest, Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa, agosto 1941
Il 26 agosto 1941 Adolf Hitler e Benito Mussolini, visitarono la fortezza di Brest, al confine con il Reich, nella Bielorussia occidentale. Fu qui che la Wehrmacht subì le sue prime perdite tangibili, incontrando inaspettatamente una forte resistenza dell’Armata Rossa.
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Il Führer decise di indagare personalmente su quanto era accaduto, e allo stesso tempo di dimostrare al Duce che il potere dei soldati tedeschi era capace di spezzare ogni disperato eroismo dei russi. I due dittatori erano accompagnati dal comandante della Luftwaffe Hermann Göring, dal capo del Ministero degli Affari Esteri del Terzo Reich Joachim von Ribbentrop e dal Capo di Stato Maggiore generale delle Forze Armate italiane Ugo Cavallero.
Nonostante il fatto che la fortezza fosse stata attaccata e poi in parte occupata dal nemico nei primissimi giorni della guerra, la resistenza delle unità sovietiche in essa continuò quasi fino alla fine di luglio. Per l’arrivo di Hitler, l’intero territorio era stato esplorato decine di volte per evitare spiacevoli sorprese. Durante la visita, la fortezza fu circondata da un battaglione delle SS della guardia personale di Hitler, che non ammetteva in zona neppure i militari tedeschi, per non parlare dei civili.
È curioso che mentre i due leader del Patto d’Acciaio studiavano le prove dell’eroismo dei soldati sovietici nella fortezza di Brest, nessuno nella stessa Urss aveva la più pallida idea della loro presenza sul territorio occupato e neppure delle gesta dei Soldati dell’Armata Rossa. Appresero dell’incredibile difesa della fortezza solo nel febbraio 1942, quando, vicino a Orjol, l’Armata Rossa sequestrò l’archivio del quartier generale della sconfitta 45ª divisione di fanteria tedesca, che aveva preso parte all’assalto di Brest.
Quartier generale “Werwolf”, Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, 1942-1943
Hitler non volò nei territori occupati dell’Urss solo per brevi visite. Per una sua lunga permanenza qui furono costruiti diversi posti di comando: i cosiddetti quartier generali del Führer.
Il “Führerhauptquartier Werwolf” (Quartier generale del Führer “Lupo Mannaro”) venne edificato in una foresta vicino alla città di Vinnitsa, nell’Ucraina centrale, e consisteva in 3 bunker sotterranei di cemento armato e 81 strutture fuori terra. Oltre alla centrale elettrica, a due stazioni radiotelegrafiche, a una sala mensa per l’alto comando, e a varie caserme, furono qui costruiti anche un cinema, una piscina e un casinò.
Come tutti i simili quartier generali di Hitler, il “Werwolf” era perfettamente protetto da diversi anelli di difesa, reticolati di filo spinato, fortini, campi minati, postazioni di artiglieria, cannoni antiaerei e da degli aerei caccia di base in un vicino aerodromo. I partigiani che operavano nelle foreste locali erano a conoscenza della funzione del “Werwolf”, ma erano impotenti contro una simile difesa.
In totale, Adolf Hitler trascorse 138 giorni nel suo quartier generale in Ucraina: da luglio a ottobre 1942, a febbraio-marzo e ad agosto-settembre 1943. Fu qui che furono prese le fatidiche decisioni di attaccare Stalingrado, il Caucaso e Kursk; scelte che influenzarono pesantemente il corso della Seconda guerra mondiale.
Quando nel settembre del 1943 l’Armata Rossa iniziò ad attraversare il Dnepr, Hitler lasciò il “Werwolf” . Il quartier generale fu trasferito al comandante dell’Heeresgruppe Süd , il feldmaresciallo Erich von Manstein, che vi rimase fino alla fine dell’anno. Nel marzo 1944 il complesso fu fatto saltare in aria.
Quartier generale Bärenhöhle, Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, novembre 1941 e marzo 1943
Nel più piccolo “Bärenhöhle” (“Tana dell’orso”), vicino a Smolensk, Hitler fu presente due volte: nel novembre 1941 e il 13 marzo 1943. In occasione della visita di marzo, uno dei partecipanti alla cospirazione contro il Führer, il colonnello Henning von Tresckow, piazzò una bomba sul suo aereo, nascondendolo in delle bottiglie (“Operazione Spark”), ma l’ordigno esplosivo non deflagrò.
Fondamentalmente, il “Bärenhöhle” fu utilizzato come quartier generale dall’Heeresgruppe Mitte. Nell’autunno del 1943, un mese prima dell’arrivo delle truppe sovietiche, fu abbandonato, ma per qualche motivo sconosciuto non venne fatto saltare in aria. Le forze speciali dell’Nkvd, arrivate lì subito dopo la liberazione di Smolensk, allagarono il bunker e cementarono gli ingressi. È di fatto l’unico dei bunker a essersi conservato integro.
Oltre al “Werwolf” e “Bärenhöhle” sul territorio dell’Unione Sovietica, venne costruito anche un altro quartier generale per il Führer, il “Wasserburg” (“Castello sull’acqua”), vicino a Pskov, ma Hitler non lo visitò mai, e fu utilizzato esclusivamente per le esigenze del comando militare tedesco.
Cosa cercavano in gran segreto gli occultisti nazisti in Unione Sovietica?