Nel 1924, Anna Uljanova (1864-1935) si imbatté in un fatto sorprendente sulle origini della sua famiglia. In quegli anni era impegnata nella creazione dell’Istituto Lenin, che aveva lo scopo di organizzare l’edizione accademica dell’opera omnia di suo fratello Vladimir Ilich Uljanov (1870-1924), più noto come Lenin. Le fu commissionato un viaggio a Leningrado (come San Pietroburgo era stata ribattezzata il 26 gennaio di quell’anno, cinque giorni dopo la morte del “padre della Rivoluzione”) per raccogliere documentazioni storiche sulla sua famiglia. Mentre scavava negli archivi del Ministero degli Interni dell’Impero russo, Anna scoprì che il nonno materno di lei e di Vladimir era ebreo. Informati da lei della cosa, i vertici del Partito Comunista ordinarono che queste informazioni fossero mantenute segrete. Ma Anna non era d’accordo. Come andò a finire?
Una famiglia di ribelli
Anna di cognome non si chiamava Lenina, perché fu solo suo fratello Vladimir Uljanov ad assumere lo pseudonimo di Lenin, con cui in seguito divenne famoso in tutto il mondo. Lei era la primogenita e aveva sei anni in più del grande rivoluzionario. Nacque nel 1864 a Nizhnij Novgorod, prima che i loro genitori si trasferissero a Simbirsk, dove nacque Vladimir (la città dal 1924 si chiama Uljanovsk, in onore di Lenin).
Figlia di due insegnanti di scuola, Anna era meticolosa e diligente fin dall’infanzia. Fu una delle prime studentesse del Ginnasio femminile di Simbirsk, ricevendo persino le credenziali per lavorare come insegnante di scuola elementare quando aveva solo sedici anni. Ma la sua istruzione non finì lì: a 19 anni si iscrisse ai Corsi Bestuzhev di San Pietroburgo, l’istituto di istruzione superiore femminile più importante della Russia imperiale.
Anna apparteneva all’élite intellettuale dei suoi tempi, e già nel 1886 iniziò la sua opera rivoluzionaria. Un anno dopo, Anna fu condannata all’esilio, quando l’altro suo fratello minore, Aleksandr Uljanov (1866-1887), prese parte a una tentativo di omicidio di Alessandro III, e per questo fu impiccato nella fortezza carcere di Shlisselburg.
Vladimir, che all’epoca aveva 16 anni, fu devastato dalla morte del fratello. Tutti i parenti e gli amici della famiglia si allontanarono dagli Uljanov dopo l’arresto e l’esecuzione di Aleksandr. Nel dicembre del 1887, Vladimir prese parte a una manifestazione politica e fu espulso dall’Università di Kazan. La sua carriera politica iniziò così, e sua sorella maggiore, impavida e determinata come lui, lo aiutò moltissimo.
L’eminenza grigia dietro Lenin
Condannata a cinque anni di esilio nella regione del Volga in quanto sorella di un criminale condannato a morte per reati contro lo Stato, Anna sposò Mark Elizarov (1863-1919), studente di fisica e rivoluzionario, nel villaggio di Trostjanka, vicino a Samara, nel 1889. In seguito sarebbe diventato il primo Commissario del popolo della RSFS Russa per le vie di comunicazione e sarebbe morto di tifo. Mark e Anna si erano conosciuti in precedenza, a San Pietroburgo. Il loro matrimonio fu per lei il modo di evitare l’esilio in Siberia. La coppia viveva in un appezzamento di terreno acquistato da Mark e dalla madre di Anna, insieme con Lenin, sua madre e le sue sorelle. Dal 1890, vissero a Samara (ora in quel luogo c’è una casa-museo).
Dopo il 1893, quando la coppia si trasferì a Mosca, Anna Uljanova-Elizarova continuò il suo attivo lavoro rivoluzionario, scrivendo, stampando e diffondendo volantini e giornali rivoluzionari.
Nel 1895, Lenin, che aveva già concepito piani per la futura rivoluzione socialista, fu arrestato a San Pietroburgo, e nel 1897 fu condannato a un esilio di tre anni che trascorse con sua moglie, Nadezhda Krupskaja, in Siberia, a Shushenskoe. Nel frattempo, nel 1896, Anna Uljanova-Elizarova si trasferì a San Pietroburgo. Divenne il faro sociale e il punto di collegamento di Lenin, aiutandolo a finire e pubblicare le sue opere fondamentali, “Lo sviluppo del capitalismo in Russia” (1899) e, successivamente, “Materialismo ed empiriocriticismo” (1909).
Negli anni Dieci, Anna, che aveva circa quarant’anni, divenne una specie di eminenza grigia per Lenin. Mentre viveva nella regione di Saratov nel periodo 1909-1913 con suo marito e sua sorella Marija Uljanova (1878-1937), formò un trio che organizzava l’attività clandestina dell’allora illegale Partito socialdemocratico russo. Nel 1912, i tre finirono in arresto, e non era la prima né l’ultima volta per Anna, che aveva già familiarità con la prigione; fu arrestata nel 1904, 1907, 1912, 1916, 1917… Alla fine, arrivò la Rivoluzione del 1917, l’evento a cui Anna e i suoi fratelli lavoravano da anni.
Anna Elizarova fu mentore di Chiang Ching-kuo
Anna non ebbe ruoli politici di primo piano dopo la Rivoluzione. Nel 1919, suo marito morì. Non avevano figli, ma tra il caos e le atrocità della vita post-rivoluzionaria nella Russia devastata dalla Guerra civile (1918-1921), avevano scelto di adottare un ragazzo, Georgij Lozgachev (1906-1972), che Anna dovette crescere da sola.
La sorella di Lenin non divenne membro del governo sovietico. Si occupò molto di carità, aiutando i bambini senzatetto. E oltre a Georgij, ebbe un altro figlio acquisito, Chiang Ching-kuo (1910-1988), che andò a Mosca nel 1925 per ordine di suo padre Chiang Kai-shek (1887-1975), il capo del Kuomintang e della Repubblica di Cina che, dopo la sconfitta contro Mao Zedong nel 1949, si rifugiò a Taiwan. In Russia, il giovane Chiang Ching-kuo prese il cognome “Elizarov” su gentile concessione di Anna. Fece poi strada, fino a diventare il presidente di Taiwan nel 1978.
Nel frattempo, l’ultima rivelazione di Anna Elizarova doveva ancora avvenire. Poco prima della morte di suo fratello, quando era evidente che era malato grave, probabilmente terminale, aveva iniziato a occuparsi della conservazione della sua memoria e delle sue opere. Fu lei a guidare la fondazione dell’Istituto Lenin, in seguito noto come Istituto Marx–Engels–Lenin, il più importante centro di ricerca e casa editrice per le opere della dottrina marxista.
Durante le ricerche sulla storia della sua famiglia, fu molto sorpresa dallo scoprire che il nonno, Aleksandr Blank, era un ebreo. Un’informazione tenuta segreta molto probabilmente a causa del gretto antisemitismo diffuso nell’Impero russo. La stessa Anna, così come i suoi fratelli e sorelle, non era a conoscenza del fatto che alcuni loro antenati fossero ebrei. Probabilmente i loro genitori non lo ammisero mai, ma Anna ricordava che Vladimir, in effetti, parlava molto bene degli ebrei e aveva una serie di conoscenze chiaramente ebraiche.
Anna voleva rendere pubblica la storia, ma il Comitato Centrale del Partito Comunista le proibì severamente di farlo, e a lei non restò che obbedire. Scrisse a Stalin nel 1932 e nel 1934, chiedendo che la cosa divenisse di dominio pubblico, per contrastare il crescente antisemitismo in Urss. Sentiva che era importante dichiarare che Lenin era in parte ebreo. Riteneva che questo potesse migliorare o frenare quelle tensioni.
“Questo fatto potrebbe essere di grande aiuto […] nella lotta all’antisemitismo. […] Conferma le straordinarie capacità del popolo semitico e la bontà delle progenie miste, una convinzione che Ilich [Lenin] ha sempre condiviso. Ilich ha sempre avuto un grande rispetto per gli ebrei…”, scrisse Anna.
Tuttavia, Stalin resistette fermamente alle sue richieste. L’autenticità di quelle lettere è stata messa in discussione, prima che fossero effettivamente riconosciute come vere ed esposte nel 2011 al Museo statale di Storia. Anna morì a Mosca nel 1935. Il suo appartamento commemorativo al civico 9 di piazza del Maneggio, con vista sulle mura del Cremlino di Mosca, rimase aperto fino al 1992, quando i fondi divennero proprietà del Museo statale di Storia.
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