La residenza imperiale di Peterhof è la reggia più spettacolare tra i palazzi costruiti nei dintorni di San Pietroburgo. Edificata per volere di Pietro il Grande tra il 1714 e il 1723, doveva superare Versailles in termini di lusso e bellezza. Ma dopo la Seconda guerra mondiale, di quella maestosa residenza sul Golfo di Finlandia rimase ben poco: il 23 settembre 1941 il palazzo fu occupato dai tedeschi, e per i due mesi successivi l'esercito sovietico cercò di riconquistarlo, invano. Peterhof rimase incessantemente sotto i bombardamenti fino alla fine dell'assedio di Leningrado, nel gennaio del 1944.
Vista sul Parco Superiore, il Palazzo Grande e la Fontana della Grande Cascata, nel 1944 e oggi
A subire i danni maggiori fu il Palazzo Grande, colpito da numerose bombe e ridotto in macerie. Ma anche il parco e le fontane finirono a pezzi, così come le sculture, distrutte sotto le granate. I tedeschi, infine, bruciarono moltissimi alberi e minarono il terreno circostante.
La fontana della Grande Cascata, nel 1946 e oggi
Il restauro dei giardini iniziò in primavera, dopo la fine dell’assedio, e nell’estate del 1945 riaprì le porte ai visitatori; le fontane però tornarono in funzione solo alla fine degli anni ‘50. Una di esse, la Cascata del Leone, è stata riaperta solo nel 2000.
Il Museo della Chiesa Reale
Il complesso di residenze estive della famiglia imperiale si trova a circa 26 km a sud di San Pietroburgo. I lavori di costruzione iniziarono con Caterina I, moglie di Pietro il Grande, ma fu la loro figlia, Elisabetta, a incentivarne ulteriormente lo sviluppo.
Durante la guerra Tsarskoe Selo soffrì la devastazione dei bombardamenti non meno di Peterhof: una dipendente del museo, Vera Lemus, raccontò come il personale corresse a nascondere le opere d’arte e gli oggetti di valore non appena udiva gli spari delle truppe tedesche in avvicinamento.
Il Palazzo di Caterina
Tsarskoe Selo fu occupato dai tedeschi a settembre, e uno dei bersagli più colpiti fu il Palazzo di Caterina, gravemente danneggiato dai bombardamenti. I tedeschi utilizzarono il piano terra come rimessa, danneggiarono gli oggetti d’arte rimasti nel palazzo e saccheggiarono parte della sua esclusiva collezione.
La Sala Grande del Palazzo di Caterina
La Sala Arabesque
La scala principale
Una delle maggiori perdite culturali della Seconda guerra mondiale fu la Camera d'Ambra del Palazzo di Caterina, scomparsa senza lasciare traccia. Alcuni frammenti della straordinaria sala furono restituiti alla Russia solo negli anni Duemila, ma la parte principale fu ricostruita da zero; i lavori furono completati nel 2003.
La Camera d'Ambra, prima della guerra e negli anni Ottanta
Alcune delle sale del Palazzo di Caterina hanno riaperto le porte ai visitatori nel 1959. Ma i lavori di restauro di Tsarskoe Selo proseguono ancora oggi.
Il terreno davanti al Palazzo di Alessandro fu utilizzato dai tedeschi come cimitero
La Reggia di Pavlovsk nel 1944 e oggi
La Reggia di Pavlovsk fu costruita alla fine del XVIII secolo come residenza estiva per l'imperatore Paolo I. Si trova non lontano da Tsarskoe Selo (a circa 30 km da San Pietroburgo), e anch’essa durante la guerra venne catturata dai tedeschi. Il bellissimo giardino all'inglese e il palazzo di Paolo I furono gravemente danneggiati; quando si ritirarono, i tedeschi incendiarono il palazzo.
Il museo deve molto alla sua eroica direttrice, Anna Zelenova: all'età di 28 anni, non solo si dimostrò la forza trainante dell'evacuazione e della conservazione dei tesori della collezione del museo, ma restò nel museo fino all’ultimo momento, riuscendo a salvare moltissimi degli oggetti esposti; lasciò la Reggia appena un giorno prima che Pavlovsk finisse nelle mani dei tedeschi. Zelenova dovette tornare a Leningrado (a circa 30 km di distanza) a piedi.
La Sala del Trono
Zelenova tornò sulle rovine di Pavlovsk una settimana dopo la sua liberazione. E anche se le autorità non credevano che un palazzo quasi completamente distrutto potesse essere restaurato, Anna si mise subito al lavoro.
La sala greca
Il vestibolo egiziano
Pavlovsk fu la prima tenuta imperiale fuori San Pietroburgo a essere completamente restaurata già nel 1977.
La facciata settentrionale del palazzo
Questa residenza a sud di San Pietroburgo fu costruita nella metà del XVIII secolo per Grigorij Orlov, favorito dell'imperatrice Caterina II, che gli concesse il titolo di conte nel 1762. Dopo la sua morte, l'imperatrice acquistò la tenuta e la regalò al figlio Paolo I.
La sala da pranzo in marmo
Le autorità sovietiche giunsero alla conclusione che il restauro dell'enorme tenuta di Gatchina sarebbe stato troppo costoso, e per questo divisero la collezione con altri musei; eseguirono alcuni restauri all’interno del palazzo, rimettendo a nuovo le scale, il pavimento, gli stucchi e i bassorilievi danneggiati.
Il caminetto nella Sala Bianca
Il palazzo inizialmente ospitava una scuola militare e successivamente un istituto di ricerca; si arrivò quasi al punto di cancellarlo dall'elenco dei siti del patrimonio storico e culturale, ma nel 1976 la curatrice del museo Adelaida Yelkina riuscì a far sgomberare l'edificio per ospitarvi un museo: iniziò così un imponente lavoro di restauro. Dieci anni dopo, le sale tornarono ad avere l’aspetto che avevano alla fine del XVIII secolo.
La Galleria Chesma (a sinistra un acquerello del 1877; a destra, la galleria del 2008)
Si decise che la galleria non sarebbe stata completamente restaurata, ma che al suo posto sarebbe stata allestita una sala commemorativa che avrebbe avuto lo stesso aspetto di quando se ne andarono i tedeschi. La foto è stata scattata nel 2019.
I lavori di restauro stanno avanzando molto lentamente e sono ancora in corso: anche nel palazzo principale non tutti gli interni sono stati restaurati.
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