Nella primavera del 1906 quello che sarebbe diventato il principale scrittore sovietico e il “cantore della Rivoluzione Russa”, Maksìm Gòrkij (1868-1936) andò negli Stati Uniti d’America in compagnia di una signora che i giornali statunitensi inizialmente definirono Mrs. Gorkij. Ma la vera Mrs. Gorkij, la moglie ufficiale dello scrittore, Ekaterina Peshkova (1876-1965), era in Russia e si prendeva cura della loro figlia, terribilmente malata, mentre la donna che lo accompagnava era l’attrice del Teatro dell’Arte di Mosca Marija Andreeva (1868-1953), per la quale lo scrittore aveva lasciato moglie e figlia, e con la quale convisse stabilmente dal 1904 al 1921. Quando seppero che si trattava di un’adultera, anche se in compagnia di un famoso scrittore straniero, negli Usa non poterono far finta di niente…
Perché Gorkij andò in America
Un anno prima del viaggio americano dello scrittore, a San Pietroburgo le autorità avevano aperto il fuoco sulla folla di operai che dimostravano pacificamente, uccidendone circa 200 e ferendone 800. Quel 9 gennaio 1905 passò alla storia come la “Domenica di Sangue” (in russo: “Krovàvoe Voskresènje”), e quella fu la scintilla della Prima rivoluzione russa. In quell’occasione, Maksim Gorkij aveva preso duramente posizione contro l’operato dello zar, esprimendosi a favore della libertà di protesta, fatto per il quale venne arrestato e rinchiuso nel carcere della Fortezza di Pietro e Paolo.
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Sotto la pressione di un gran numero di personalità pubbliche, tra cui tutto un elenco di scrittori stranieri, le autorità rilasciarono Gorkij. Lui entrò nel Partito Operaio Socialdemocratico Russo, la formazione all’interno della quale, dal congresso clandestino del 1903, operava la corrente dei Bolscevichi. Ma in patria la sua attività politica era invisa, e così, per sfuggire a un nuovo arresto, decise di lasciare la Russia.
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Su ordine del partito e direttamente di Lenin, lo scrittore prese la via dell’America, allo scopo di raccogliere fondi per organizzare la rivoluzione in Russia. All’estero non erano pochi i simpatizzanti del socialismo e dei bolscevichi.
Lo scrittore attraversò tutta l’Europa, dove era conosciuto, e dove fu accolto ovunque da sale piene e plaudenti (in totale, visse circa 15 anni in Italia). Negli Stati Uniti, la sua opera letteraria era molto meno conosciuta, ma, in ogni caso, l’artista venuto da lontano generò molto interesse tra i reporter e nel mondo letterario. In quell’occasione, Gorkij fece anche conoscenza con Mark Twain (1835-1910), il grande autore di libri celeberrimi come “Le avventure di Tom Sawyer” e “Le avventure di Huckleberry Finn”.
Perché scoppiò lo scandalo?
Gorkij e la Andreeva si stabilirono all’Hotel Belleclaire, all’angolo tra la Broadway e la 77º strada (l’albergo è ancora là). Ma la stampa seppe che la signora Peshkòva (Peshkòv era il vero cognome dello scrittore, che si era scelto lo pseudonimo di Gorkij; “Amaro”) non era l’autentica Peshkova, ma una certa Andreeva. E inoltre che dalla vera moglie lo scrittore non era ufficialmente divorziato.
Sul “New York World” apparve un lungo articolo sullo scandalo, in seguito al quale la coppia fu invitata senza troppe cerimonie ad abbandonare l’albergo. Inoltre, nessun altro hotel di Manhattan accettò i due.
Con fatica, Gorkij riuscì a trovare un alloggio di fortuna presso il Club dei giovani scrittori sulla Fifth Avenue. In seguito i due russi furono presi sotto l’ala protettrice dei coniugi Martin, che li ospitarono nella loro villa e li accompagnarono in giro per il Paese.
La reputazione morale dello scrittore fu distrutta, e, peggio ancora, questo andò a danneggiare la causa per la quale era venuto. Mark Twain rifiutò di incontrarsi di nuovo con lui, anche se sembravano persino essere diventati amici. E molti socialisti si rifiutarono di sponsorizzare la rivoluzione russa. La Casa Bianca ritirò l’invito a un ricevimento ufficiale.
Perché i giornali seppero la verità sulla Andreeva?
Gorkij era disperato, scrisse lettere indignate ai giornali americani, difendendo la sua vita personale: “Consideriamo entrambi di non dover fornire alcuna spiegazione al riguardo.”
Uno dei giornali, l’“Evening World”, citò anche i sospetti di Gorkij su chi chi avesse potuto passare alla stampa la notizia che era in America non con la moglie ufficiale: “Immagino che questo fango sia stato gettato da qualcuno degli amici del governo russo”. L’obiettivo era probabilmente far fallire i piani di raccolta fondi per il partito socialdemocratico e di far aumentare il sostegno nei confronti di una Rivoluzione in Russia.
Gorkij e la Andreeva rimasero ai margini della società per i sei interi mesi del loro soggiorno in America. Forse questo spiacevole incidente influenzò le impressioni di Gorkij sul Paese. Nel suo saggio letterario “In America” (titolo russo: “V Amerike”) definisce New York “la città del diavolo giallo”, sottolinea la sporcizia e la povertà, “il cielo offuscato coperto di fuliggine”, le case tenebrose, e parla di un “trionfo senz’anima del denaro”.
Cinque fatti poco noti su Maksim Gorkij