Come fu costruita San Pietroburgo: cinque miti da sfatare

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Dal terreno paludoso a quell’aquila che si sarebbe alzata in cielo durante la posa della prima pietra: facciamo chiarezza su alcuni fatti curiosi che hanno accompagnato la fondazione della città

San Pietroburgo fu fondata su un terreno disabitato e paludoso  

Bisogna innanzitutto precisare che il luogo dove nacque San Pietroburgo era molto “frequentato” già prima della fondazione della città: nel 1300 in questa zona venne eretta la fortezza svedese di Landskrona; successivamente, nel 1611, al suo posto fu costruita la fortezza di Nyen, nell’omonima località svedese. 

Grazie alla posizione favorevole vicino al mare e alla confluenza di diversi fiumi, Nyen nel XVII secolo divenne un grande centro commerciale. E quando Pietro il Grande prese Nyen durante la Grande Guerra del Nord fra Russia e Svezia, nel 1703, decise di costruire una nuova città proprio in questo luogo con la speranza che la posizione strategica potesse rafforzare la presenza militare russa sul territorio svedese, garantendo al contempo un accesso al Mar Baltico.

Quando San Pietroburgo divenne la capitale della Russia, nel 1712, formalmente si trovava ancora sul territorio svedese (la regione di San Pietroburgo divenne russa a tutti gli effetti solo alla fine della guerra del Nord, nel 1721). 

Ma, allora, perché si dice che la città è sorta su una palude? In effetti, nel 1705, due anni dopo la fondazione della città, un quinto del suo territorio era ancora paludoso: il territorio dove oggi sorge il Castello Mikhailovksij (detto anche “degli ingegneri”) all’epoca era ricoperto da una gigantesca palude.

E al posto dell’attuale via Dumskaya, cuore della vita notturna della città, vi era un pantano impraticabile. 

Grazie all’intervento degli ingegneri europei, la città subì una profonda trasformazione: ordinarono, ad esempio, che le fondamenta degli edifici più pesanti fossero rafforzate con della terra trasportata appositamente. 

Così come spiega Elena Sukhacheva, scienziata del suolo, i letti delle sorgenti e alcuni piccoli fiumi vennero riempiti con sabbia e detriti per prosciugare le zone paludose. Questa operazione fu portata avanti gradualmente fino agli anni Ottanta del Settecento, quando le rive del fiume Neva vennero finalmente rivestite di granito.  

Un’aquila si librò in volo quando Pietro il Grande fondò San Pietroburgo 

La Fortezza di Pietro e Paolo fu fondata il 16 maggio 1703. Si dice che fu Pietro in persona a posare la prima pietra della fortezza, mentre un’aquila volava sopra la sua testa.

Bisogna però riconoscere che si tratta di una leggenda: secondo alcuni documenti, in quel giorno Pietro si trovava molto più a nord, a Schlötburg, sul luogo della vecchia fortezza di Nyen (tutte le sue lettere, scritte tra maggio e giugno 1703, portano l’indicazione di questo luogo). Senza dimenticare che le aquile non vivono nella regione di San Pietroburgo.

La città fu costruita su mucchi d’ossa 

Secondo una leggenda, Pietro il Grande chiamò a raccolta migliaia di contadini dalle regioni russe per metterli a lavorare alla costruzione della città. Ma la malnutrizione e il freddo uccisero moltissimi di loro. Da qui il detto che San Pietroburgo è stata costruita su mucchi di ossa. 

È che vero che i lavori di costruzione furono eseguiti dai contadini, ma essi non furono costretti a recarsi a San Pietroburgo su ordine dello zar, bensì su commissione. 

A partire dal 1704, 40mila operai furono convocati a San Pietroburgo: si trattava perlopiù di servi dello stato o di servi di proprietari terrieri. 

I contadini lavoravano a turni: dopo tre mesi veniva concesso loro il diritto di tornare a casa. Tuttavia, molti di loro si fermarono anche per i mesi successivi, visto che il lavoro veniva pagato 1 rublo al mese, che corrispondeva allo stipendio medio di un operaio dell’epoca. 

Dopo il 1717 il via vai di contadini subì una pesante frenata: fu introdotta una tassa annuale, e il denaro ricavato dall’imposta serviva al governo per pagare gli operai. 

Il tasso di mortalità degli operai che lavoravano alla costruzione della città era piuttosto in linea con la media dell’epoca. 

Secondo alcuni studi, ai lavoratori venivano servite buone porzioni di cibo che comprendevano anche carne. 

L’isola Vasilyevsky avrebbe dovuto avere dei canali come Amsterdam, ma Menshikov sperperò tutto il denaro del progetto 

Jacob von Staehlin (1709-1785), membro dell'Accademia Russa delle Scienze, nel suo libro “Aneddoti originali su Pietro il Grande” sostiene che Pietro avesse ordinato di trasformare l’isola Vasilyevsky di San Pietroburgo in una “piccola Amsterdam”, con canali al posto delle strade; affidò questo compito al suo braccio destro, il Principe Aleksandr Menshikov.

Ma il principe, che era un famigerato imbroglione, rubò la maggior parte dei soldi; il progetto andò in fumo e i pochi canali presenti si rivelarono troppo stretti per la circolazione delle barche e alla fine furono interrati. 

In realtà, sull'isola di Vasilyevsky non vi erano grandi canali nemmeno nel 1723: solo nel 1727-1730 (dopo la morte di Pietro) apparvero quattro canali, ma furono interrati nel 1767 per volere di Caterina II.

Pietroburgo resterà vuota! 

La prima moglie di Pietro il Grande, Evdokija Lopukhina, era una donna antiquata e non condivideva la passione del marito per tutto ciò che era europeo. Si dice che Evdokija avesse partecipato a un complotto contro Pietro, e per questo fu spedita in convento. Prima di partire per il convento, Evdokija avrebbe urlato: "Questo posto resterà vuoto!”.

 

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Tuttavia, Evdokija non poteva sapere nulla di San Pietroburgo, visto che fu spedita in convento nel 1698, ovvero 5 anni prima della conquista di Nyen, luogo dove si stabilì la fondazione della futura città. Evdokija quindi non avrebbe potuto prevedere che questo luogo sarebbe stato interessato da grosse inondazioni (così come invece si dedusse dall’interpretazione della sua predizione).

Tuttavia, il principe Aleksej, il figlio sfortunato di Pietro ed Evdokija, ripeté l’aneddoto nel 1718, durante un interrogatorio. Ma si ritiene che abbia semplicemente ripetuto una leggenda; nel XIX secolo lo storico russo Sergej Solovyev raccontò ancora una volta questa storia, e da allora questa curiosità è considerata un fatto pseudo-storico.

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