Subito dopo il primo attacco delle forze naziste, la maggior parte degli autobus e dei camion di Mosca furono requisiti per le necessità dell’Armata Rossa, così come il carburante e il gas. Così i filobus divennero il principale mezzo di trasporto pubblico. La città aveva bisogno di carbone e legna per il riscaldamento, e alcuni dei filobus furono trasformati in veicoli merci, come quello nella foto. Ancora oggi, Mosca ha una delle più grandi reti di filobus del mondo.
Nell’estate del 1941, il centro di Mosca fu completamente camuffato: tutte le fabbriche, i ponti, le stazioni del telegrafo, il Cremlino e il Teatro Bolshoj vennero nascosti per rendere difficile l’avvistamento dall’aria e il bombardamento. Vennero usati vari metodi: dalla colorazione a contrasto delle superfici all’installazione di falsi architettonici. Purtroppo, però, il Bolshoj subì comunque gravi danni, quando il 28 ottobre 1941 una bomba da 500 kg colpì la sua facciata e fece saltare la sala. La ricostruzione del principale teatro del Paese durò due anni, e solo nel 1943 riaprì la nuova stagione lirica, con l’opera di Mikhail Glinka “Una vita per lo Zar” (che in epoca sovietica era però stata ufficialmente rinominata “Ivan Susanin”, con modifiche anche al libretto).
Il complesso residenziale sul Lungofiume Bersenevskaja era stato costruito tra il 1927 e il 1931 per l’élite sovietica, motivo per cui era soprannominato “La casa del governo”, e in seguito “La casa sul lungofiume”. Qui vivevano duecento ministri sovietici e i loro vice, 15 marescialli e cinque ammiragli. Nell’autunno del 1941 la casa era disabitata e truppe antiaeree stazionavano sul tetto. Quasi tutti i residenti di questo complesso erano sul campo di battaglia, e un terzo di loro non fece ritorno.
Le prime mongolfiere “barricata” a Mosca furono dispiegate in tre luoghi: presso i Giardini di Alessandro, proprio accanto alle mura del Cremlino, nel territorio in cui sorge oggi la ricostruita Cattedrale di Cristo Salvatore e dove oggi c’è il Parco Zaryadye. In totale, c’erano più di 300 palloni militari dispiegati nella capitale per proteggere il Cremlino dai raid aerei. Le mongolfiere furono sollevate una ad una fino a un’altitudine di 4 km, e gli aerei della Luftwaffe si schiantavano contro le corde metalliche tese tra il pallone aerostatico e il suolo.
All’inizio del XIX secolo, questo quartiere era considerato lontano dal centro della città; ora è parte di esso. Tuttavia, proprio prima della guerra, furono costruiti qui nuovi complessi residenziali e c’era il progetto di scavare da quelle parti un nuovo canale, cosa alla fine mai avvenuta.
Questa strada strategica collegava Mosca con la linea di difesa di Mozhajsk, uno dei quattro punti fortificati intorno alla città. Nella foto, i veicoli militari superano il luogo in cui ora si trova il moderno Museo della Battaglia di Borodino.
Dopo che la linea di difesa di Mozhaisk venne sfondata, Mosca si ritrovò ufficialmente sotto assedio. Dieci km di barricate, 24.000 ostacoli anticarro e 46 km di recinzioni furono installati in tutta la città. Le finestre erano incollate con carta speciale per evitare che il vetro esplodesse durante i bombardamenti. In totale, Mosca fu colpita da attacchi aerei 72 volte durante la guerra, soprattutto nell’autunno del 1941.
Il 17 luglio 1944, 57.600 soldati e ufficiali della Wehrmacht marciarono attraverso le strade di Mosca. Questa “parata dei vinti” durò per diverse ore. I militari furono seguiti da camion della nettezza urbana che simbolicamente “lavarono via”, con spruzzi di acqua, il ricordo dei falliti invasori di Mosca.
Come i sovietici riuscirono a “nascondere’ il Cremlino durante la Seconda guerra mondiale
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