I trofei della Seconda Guerra Mondiale: di cosa spogliavano il nemico tedeschi e sovietici

Ivan Shagin/Sputnik
Elmetti e fucili mitragliatori erano tra le prede più ambite, ma i soldati invasori, impreparati al freddo inverno russo, non disdegnavano neppure le giubbe dell’Armata Rossa e i colbacchi

Cosa predavano i soldati tedeschi

Per tutte le parti in lotta, i trofei più ambiti erano l’armamento e l’equipaggiamento del nemico. Così, per prima cosa, i soldati tedeschi prendevano ai russi caduti in battaglia gli elmetti SSh-39 e SSh-40 (la sigla SSh stava per “stalnoj shlem”, “elmetto di acciaio”, e la cifra per l’anno di progettazione del modello). Erano molto più pesanti di quelli tedeschi e fornivano una migliore protezione contro schegge metalliche e munizioni dei fucili mitragliatori, ampiamente usati da entrambe le parti durante le ostilità.

Gli elmetti sovietici divennero particolarmente ambiti dai tedeschi soprattutto verso la fine della guerra, quando l’industria bellica della Germania cominciò ad andare in declino per il deficit di risorse e l’acciaio negli elmetti della Wehrmacht divenne sempre più sottile.

Anche il freddo russo, il celebre Generale Inverno, fu un’esperienza molto dura per gli invasori, il cui equipaggiamento non era adeguato. Così, i tedeschi sottraevano ai caduti dell’Armata Rossa le pesanti giubbe e i colbacchi

Ma il più desiderato trofeo da parte dei nazisti nella fase iniziale della guerra era l’SVT-40 (Samozarjadnaya Vintovka Tokareva; “fucile autocaricante Tokarev” modello del 1940), la più nuova tra le armi semiautomatiche sovietiche, entrata in servizio alla vigilia della guerra.

Durante l’assedio alla Fortezza di Brest, per diversi giorni la fanteria tedesca non poté avvicinarsi agli assediati abbastanza da poter far fuoco con i suoi fucili mitragliatori, perché, finché i difensori non esaurirono le munizioni, erano costantemente sotto tiro.

Un tiratore ben addestrato (e con depositi pieni di munizioni) poteva sparare fino a 25 colpi al minuto con munizioni da 7,62x54 mm (che potevano forare un muro di mattoni a una distanza di cento metri).

I primi SVT catturati al nemico furono mandati con un volo diretto in Germania per motivi di spionaggio industriale, e sulla loro base fu creato il fucile G41 (Gewehr 41). Ma servirono due anni per il rodaggio dell’arma e per risolvere tutti i problemi, e solo nel 1943 il complesso bellico tedesco dette alla luce il G43, che ancora oggi è l’orgoglio di tutti i collezionisti di armi.

In contemporanea all’SVT, tra i soldati della Wehrmacht godeva di grande popolarità anche il PPSh-41 (Pistolet-Pulemjot Shpagina 1941, “pistola-mitragliatrice Shpagin 1941”) dal calibro 7,62х25 mm. Anche quest’arma, simbolo della Grande Guerra Patriottica, tanto che è presente in quasi tutti i monumenti ai caduti, divenne un comune trofeo. E, dopo essere stata rielaborata per mano dei prigionieri di guerra per i proiettili tedeschi di calibro 9x19 mm dell’MP-40, tornava al fronte, tra le braccia dei nazisti, sotto il nome di MP717; Maschinenpistole 717. 

Cosa prendevano i soldati sovietici

A partire dal 1943, vennero formate in Urss speciali “Brigate per la raccolta di trofei”, che prendevano le armi dei tedeschi caduti e le consegnavano a speciali basi dove venivano conservate, sistemate e rielaborate, e quindi redistribuite ai soldati dell’Armata Rossa. Prima di questo momento, la raccolta dei trofei di guerra era stata condotta in modo assolutamente caotico, e si prendeva un po’ quello che si riusciva.

Anche i soldati sovietici amavano gli elmetti nemici. Soprattutto quelli non danneggiati durante le sparatorie o i bombardamenti. Ma venivano raccolti anche gli elmetti dei compagni caduti in battaglia, e uno sovietico in buono stato poteva essere venduto per tre rubli, il prezzo di un filone di pane.

L’attenzione principale era però ovviamente rivolta alla raccolta di armi e macchine belliche del nemico. Tutto quello che era ancora pienamente funzionante veniva mandato al comando, quello che era danneggiato o distrutto veniva smontato per i pezzi di ricambio o per recuperarne il metallo, a seconda delle circostanze sul posto o in speciali officine messe in piedi negli accampamenti militari. Solo pochi carri armati e blindati tedeschi danneggiati non vennero smontati e lasciati sul posto, per usarli come bersaglio per testare nuove armi e munizioni per il fronte.

Anche le armi da fuoco della Wehrmacht erano attese dallo stesso destino. I cannoni, dopo essere stati analizzati, venivano o fusi per crearne di nuovi, se non riparabili, o inviati ai magazzini e alle fabbriche per studiarli e sperimentare nuovi pezzi d’artiglieria.

Dopo la fine del conflitto, gran parte dei trofei bellici sottratti ai tedeschi furono distribuiti, e in parte venduti, ai Paesi amici in Africa, Asia e Sud America, nel corso della Guerra Fredda.

Ecco cosa mangiavano i soldati russi nella Seconda guerra mondiale 

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