Perché nell’Impero russo scoppiarono tre Rivoluzioni?

Storia
OLEG EGOROV
L’inizio del XX secolo fu molto movimentato in Russia, e dal 1905 in poi fu un continuo di rivolte, attentati, proteste e repressioni, fino alla definitiva presa del potere da parte dei Bolscevichi

Anche per gli storici russi, la saga rivoluzionaria degli inizi del XX secolo può essere fonte di confusione. Figuriamoci per i comuni lettori. I bolscevichi rovesciarono l’imperatore? (Spoiler: no). Perché nel 1917 ci sono state due rivoluzioni, una a febbraio e una a ottobre? Cosa c’entra la Prima guerra mondiale con tutto questo? E cosa era successo tra il 1905 e il 1907?

Risponderemo a queste domande (nel modo più breve possibile) con una breve guida alle tre rivoluzioni russe di inizio Novecento.

1905-1907: la prima rivolta popolare

Motivi: All’inizio del XX secolo, ogni strato sociale in Russia aveva motivo di essere insoddisfatto della monarchia assoluta. I contadini, che costituivano il 77% della popolazione, desideravano una più equa redistribuzione della terra, il proletariato in via di sviluppo nelle città richiedeva migliori condizioni di lavoro, e gli intellettuali bramavano una Costituzione e un Parlamento, entrambi assenti nell’Impero russo.

L’imperatore Nicola II non era un grande fan delle riforme: all’inizio del suo governo definì l’idea della democrazia “sogni insensati” e promise che avrebbe “custodito i pilastri dell’autocrazia”. Di conseguenza, la rivolta covava e la situazione divenne ancora peggiore dopo una serie di terribili sconfitte (tra cui quella di Tsushima) nella Guerra russo-giapponese (del 1904-1905), quando la nazione si sentì umiliata.

Eventi importanti: il 9 gennaio del 1905 (il 22 gennaio per il calendario attuale), una delegazione di quasi 150 mila lavoratori marciò dalla periferia di San Pietroburgo al Palazzo d’Inverno, residenza dell’Imperatore, per consegnargli una petizione contenente un elenco di richieste, compresa l’istituzione di un Parlamento. Le autorità ritennero le richieste “oltraggiose” e ordinarono alla polizia di tenere gli operai lontani dal palazzo. La polizia iniziò a sparare, uccidendo almeno 130 persone (secondo i rapporti ufficiali). La Russia rimase scioccata. Il giorno passò alla storia come la “Domenica di sangue”.

“Le pallottole dei soldati che hanno ucciso gli operai hanno ucciso anche la nostra fiducia nello zar”, scrisse Georgij Gapon, leader della protesta civile. Per più di un anno, sommosse e scioperi travolsero la Russia: più di due milioni di persone vi presero parte. I rivoluzionari assassinarono diversi alti funzionari, compresi alcuni ministri e lo zio dell’imperatore, Sergej.

Conseguenze: Per rispondere ai disordini diffusi, Nicola II promulgò il Manifesto sul miglioramento dell’Ordine dello Stato il 17 ottobre (30 ottobre per il calendario attuale) 1907, il cosiddetto “Manifesto di ottobre”, che stabilì il diritto di voto per le classi popolari alla Duma da poco creata e garantì qualche libertà civile. Ciò contribuì a calmare le proteste per un po’, ma il manifesto aveva gravi difetti e mancanze. Nicola II aveva ancora il diritto di sciogliere la Duma (ne sciolse due una dopo l’altra) e rimase un autocrate.

Lo Stato continuò a sopprimere i disordini con la forza e l’imperatore riuscì a mantenere il suo trono, ma i problemi furono solo nascosti sotto il tappeto per un po’.

Febbraio 1917: l’imperatore perde il potere

Motivi: la Russia stava combattendo nella Prima guerra mondiale ormai da due anni e mezzo e attraversava una gravissima crisi economica. A causa di problemi logistici, era impossibile rifornire tutto il Paese di cibo, e il governo si stava concentrando sul fronte, con le città nelle retrovie, tra cui la capitale Pietrogrado (così era stata ribattezzata San Pietroburgo), che soffrivano la fame.

“L’industria era irrimediabilmente incapace di risolvere il problema. La popolazione urbana patì incredibili sofferenze nella seconda metà del conflitto”, ha scritto lo storico Mikhail Florinskij. Inoltre, la famiglia reale e Nicola II erano considerati governanti senza talento e inutili; incapaci di vincere la guerra o di portare alla pace. La gente arrivò al punto di rottura.

Eventi importanti: il 23 febbraio (8 marzo per il nostro calendario), circa 90 mila tessitrici di Pietrogrado scioperarono al grido di “Vogliamo il pane!” Questo sciopero femminile (da qui la festa della Donna si celebra l’8 marzo) si trasformò presto in una sollevazione politica, con sempre più persone che si univano. Infine, anche la guarnigione militare della capitale passò dalla parte di chi protestava.

Alcuni giorni dopo, il 5 marzo (18 marzo dell’attuale calendario) Nicola II, che era andato al fronte, fu costretto ad abdicare da generali e politici progressisti. Una monarchia con 300 anni di storia cadde in una settimana.

Conseguenze: a Pietrogrado si formò una strana diarchia: il governo provvisorio moderato prese il potere e promise di continuare la guerra fino alla vittoria, mentre era “sorvegliato” dai soviet, organi eletti dalle classi inferiori della società, composti da operai e soldati. L’obiettivo generale era quello di creare un’ampia Assemblea Costituente che determinasse il futuro del Paese, ma la diarchia presto entrò in conflitto.

1917, ottobre: si impongono i Bolscevichi

Motivi: tra tutte le parti in lotta in quel momento, i Bolscevichi erano quelli più a sinistra. I loro leader, incluso Lenin, erano rientrati in Russia dall’emigrazione dopo la Rivoluzione di febbraio e iniziarono a spingere per la fine immediata della guerra, per la nazionalizzazione della terra e la sostituzione del governo provvisorio “borghese-liberale” con un governo dei soviet, i consigli operai.

Nel frattempo, la Prima guerra mondiale continuava, e l’esercito e la popolazione russa erano sempre più estenuati. Il governo provvisorio non riuscì a conquistare la fiducia del popolo e dovette affrontare disordini sia da destra che da sinistra. Gli appelli ad attendere l’Assemblea Costituente non facevano presa sulle masse, e questo creò un vuoto di potere.

Eventi importanti: la notte del 25 ottobre (7 novembre per il calendario attuale) i rivoluzionari presero l’ufficio centrale delle poste e telegrafi e lanciarono l’assalto al Palazzo d’Inverno, facendo cadere il governo provvisorio, i cui membri fuggirono o vennero arrestati. I bolscevichi furono largamente sostenuti dal popolo e, dopo aver preso il potere, emisero il Decreto sulla pace (proclamando la pace con la Germania) e il Decreto sulla terra (distribuendo tutta la terra ai contadini).

Conseguenze: le promesse dei bolscevichi non erano facili da mantenere: la guerra si trascinò per diversi mesi, fino a una resa gravosa che ancora oggi fa discutere, e i contadini dovettero attendere a lungo la loro terra. Comunque, dopo la vittoria nella Guerra civile, i bolscevichi riuscirono a tingere di rosso il Paese per quasi 70 anni.

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