Zoja Fjodorova protagonista del film “Podrugi” (“Le amiche”) del 1935
SputnikLa star del cinema russo Zoja Fjodorova e l’ufficiale della marina americana Jackson Tate si incontrarono a Mosca, dove lui era arrivato in missione militare nel gennaio del 1945, nella fase finale della Seconda Guerra Mondiale. Si videro a un ricevimento presso il Ministero degli Affari Esteri dell’Urss e si innamorarono subito. Quando chiese a Zoja un appuntamento, Jackson non si rendeva conto del rischio che correva: qualsiasi rapporto con uno straniero poteva significare la prigione per un cittadino sovietico. Ma Zoja pensava che Jackson fosse incredibilmente bello e che gli americani fossero alleati dell’Urss, così decise di rischiare. Dopo un matrimonio infelice, incontrare Jackson era una boccata d’aria fresca. Con sua sorpresa, Zoja gli chiese di non indossare mai la sua uniforme militare nel corso dei loro appuntamenti e di rimanere sempre in silenzio, per evitare di far capire la sua nazionalità.
Viktoria, concepita nel giorno della Vittoria
La segretezza dei loro appuntamenti non faceva altro che accrescere i loro sentimenti l’uno per l’altra. Gli innamorati stavano pianificando una vita insieme, e la notte del 9 maggio, quella del giorno della capitolazione della Germania nazista e della proclamazione della vittoria, Zoja disse a Jackson che avrebbe voluto rimanere incinta proprio in quell’occasione. Fecero l’amore e decisero che, se fosse nato un bambino, lo avrebbero chiamato Viktor o Viktoria, in onore della vittoria degli Alleati.
Anche in quegli anni difficili del regime di Stalin, la giovane coppia aveva ancora una piccola possibilità di stare insieme, ma la loro possibilità di felicità fu rovinata dalla figura più sinistra della cerchia ristretta di Stalin, Lavrentij Berja. Era noto per aver organizzato il terrore e le rappresaglie, e anche come un grande ammiratore delle donne, e per essere un predatore sessuale. La Fjodorova aveva cercato il suo aiuto nel 1941, poco prima dello scoppio della guerra, per salvare suo padre, un convinto comunista e rivoluzionario, che era però stato arrestato per un’osservazione imprudente su Stalin. Affascinato dalla sua bellezza, Berja fece rilasciare il padre di Zoja. Poi la invitò al “compleanno della moglie” aspettandosi di essere “ricompensato” per il suo favore. Ma quando arrivò a casa sua, la moglie di Beria non era in casa, la giovane attrice rifiutò categoricamente le avance, e lui alla fine la cacciò fuori dalla porta, su tutte le furie.
Lo scoppio della guerra salvò Zoja da una rappresaglia immediata, ma risultò che Berja non l’aveva dimenticata e continuava a seguire gli sviluppi della sua vita. Poco dopo il 9 maggio 1945, Zoja fu inaspettatamente mandata in tournée sulla costa del Mar Nero per esibirsi per i soldati feriti, mentre Jackson fu espulso dall’Unione Sovietica il 24 maggio. Se ne andò senza sapere che l’intuizione di Zoja era giusta: quella sera era rimasta incinta e stava aspettando il loro bambino.
Zoja Fjodorova si esibisce al fronte, 1943
Foto d'archivioL’Nkvd, la polizia segreta, seppe per prima della gravidanza di Zoja e la tenne sotto sorveglianza anche nell’ospedale dove partorì. Fu solo allora che capì che doveva essere stato Berja a pareggiare i conti con lei.
Jackson, con il cuore a pezzi, scrisse lettere a Zoja dall’America, ma lei non ne ricevette neanche una. Inutile dire che non ebbe l’opportunità di rispondere. Jackson ricevette una lettera anonima in cui gli si chiedeva di non disturbare più Zoja; era molto probabilmente stata spedita dall’Nkvd.
Un padre perso, una madre trovata
Quando la piccola Viktoria non aveva ancora un anno, sua madre fu arrestata. Durante gli interrogatori, a Zoja fu detto che Jackson era una spia e che lei lo aveva aiutato e gli aveva passato delle informazioni. L’attrice fu accusata di aver organizzato una banda criminale che presumibilmente intendeva uccidere Stalin: venne condannata a 25 anni di prigione, e tutti i suoi beni furono confiscati. Ma la piccola Viktoria non finì in un orfanotrofio, grazie alla sorella di sua madre, che era stata esiliata in Kazakistan, dove prese con sé la nipote, crescendola come se fosse sua figlia.
Zoja Fjodorova con sua figlia Viktoria
Viktoria Fjodorova e Haskel Frankel / Delacorte Press, New York, 1979Nel 1953, quando Stalin morì, Zoja venne rilasciata. Nonostante tutto quello che aveva passato, ricominciò a recitare (prese parte a molti film) e raccontò a Viktoria di essere la sua vera madre.
I primi tentativi di contattare il padre americano
Temendo cosa sarebbe successo a sua figlia se fosse tornata in prigione, Zoja iniziò a cercare un modo per contattare Jackson e dirgli che aveva una figlia. Un’opportunità si presentò quando una sua amica che lavorava all’Hotel Ukraina di Mosca, che spesso ospitava stranieri, le consigliò di parlare con l’americana Irene Kirk, una professoressa dell’Università del Connecticut, che all’epoca lavorava a Mosca come interprete. Kirk era una discendente di un ufficiale della Guardia Bianca che era fuggito dalla Russia, e aveva trascorso la sua infanzia guardando film con Zoja.
Fu allora che Zoja, per la prima volta, raccontò a sua figlia chi era realmente suo padre (in precedenza le aveva detto che era un pilota russo ucciso in guerra). La quindicenne Viktoria aveva sempre desiderato un padre, specialmente perché era conosciuta come figlia di “un nemico del popolo”, quindi era molto eccitata all’idea di sapere del suo papà americano e desiderava incontrarlo. Tuttavia, andarlo a trovare negli Stati Uniti era a quei tempi una vera sfida. Fu solo alcuni anni dopo il suo ritorno che Irene riuscì a ottenere l’indirizzo di Jackson da un amico di un amico. Gli mandò una lettera con la fotografia di Viktoria e lui la riconobbe immediatamente come sua figlia.
Zoja non sa cosa è capitato a Jackson
Tuttavia, anche dopo aver saputo della figlia, Jackson non fu in grado di contattare né lei né Zoja. Irene riuscì a dire loro che era stato trovato e aveva riconosciuto Viktoria come sua figlia solo quando lei stessa ritornò nell’Urss qualche anno dopo. Fino ad allora Zoja e Viktoria, anche grazie al lavoro di censura del Kgb, erano convinte che Jackson le avesse abbandonate.
Viktoria Fjodorova è diventata un’attrice proprio come sua madre. Qui sulla locandina del film “O ljubvì” (“Sull’amore”), del 1970
Gorkij Film StudioL’unico modo per Viktoria di incontrare suo padre era volare negli Stati Uniti, ma un cittadino sovietico non poteva andare all’estero senza una ragione ufficiale. Anche Jackson non poteva andare in Urss: era malato e aveva ormai 75 anni. Le lettere di Jackson non raggiungevano sempre Viktoria, e tutte le loro chiamate venivano intercettate. Il più delle volte, le sue telefonate non venivano semplicemente permesse: “Non c’è risposta”, gli veniva detto dalla centralinista dall’altra parte del cavo.
La campagna sui media che aiutò Viktoria a raggiungere gli Stati Uniti
Rendendosi conto che la situazione era disperata, Viktoria si rivolse ai giornalisti americani. Il 27 gennaio 1975, il New York Times pubblicò un lungo articolo intitolato “Una figlia sovietica dei tempi di guerra vuole visitare suo padre negli Stati Uniti”. Il Los Angeles Times pubblicò un pezzo su Jackson, in cui ricordava la storia.
Alla ricerca di uno scoop, un giornalista del settimanale National Enquirer, Henry Gris, entrò in contatto con Viktoria e decise di aiutarla a venire negli Stati Uniti. Il settimanale prometteva di pagare la sua sistemazione, i biglietti e le altre spese in cambio del diritto esclusivo di pubblicare materiali sulla riunione della figlia con suo padre.
Zoja e Viktoria Fjodorova
Viktoria Fjodorova e Haskel Frankel / Delacorte Press, New York, 1979L’incontro di Viktoria fu molto toccante e lei non volle tornare in Unione Sovietica. Finì per sposare un pilota della Pan American World Airlines e rimase in America. Zoja ottenne un visto per recarsi negli Stati Uniti una volta all’anno e nel 1976 incontrò finalmente il suo amato Jackson, due anni prima della sua morte per cancro.
Zoja Fjodorova e Viktoria Fjodorova con il marito e il figlio
Viktoria Fjodorova e Haskel Frankel / Delacorte Press, New York, 1979Attrici da far perdere la testa: le donne più sexy e affascinanti dell’Unione Sovietica
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