Le donne più sexy e affascinanti dell’Unione Sovietica

Mertsedin/RGAKFD
Ai tempi dell’Urss proletaria e socialista non si può certo dire che concetti come “star dello showbiz” o “sex symbol” andassero di moda. Eppure ci sono state delle attrici, capaci di diventare famosissime e adorate, più di uno Stalin qualunque

Anastasija Vertinskaja

Dal momento che in questo elenco non regna la democrazia, sarà il sottoscritto a decidere chi è la prima in classifica (e anche tutto il resto), e quindi iniziamo con la Greta Garbo dell’Unione Sovietica: Anastasija Vertinskaja (nata nel 1944), una donna straordinariamente bella ed estremamente intelligente. L’attrice sovietica si aggiudicò ruoli da protagonista in innumerevoli adattamenti di classici, trovando la fama alla tenera età di 15 anni nel film “Vele scarlatte” e recitando poi in “Anna Karenina”, “Guerra e pace” e “Il maestro e Margherita”, mentre contemporaneamente lavorava in due dei principali teatri russi. Nel suo periodo di massimo splendore, la Vertinskaja fu oggetto di isterica invidia in tutta l’Unione Sovietica.

Natalja Varlej

Natalja Varlej (classe 1947, è attiva ancora oggi) è unica nel suo genere: la piccola brunetta protagonista del film cult del 1967 “Una vergine da rubare” (titolo originale: “Kavkazkaja plennica”; “La prigioniera del Caucaso”), non era solo un’attrice, ma anche una trapezista del Circo di Mosca. Tra i lontani discendenti di suo padre c’era un fantino gallese, invitato in Russia a gestire un allevamento di cavalli. Da parte di madre troverete invece origini francesi e tedesche. L’eterea bellezza è anche parente alla lontana dello scrittore Aleksej Tolstoj e nacque a Costanza, in Romania. Varlej era un’adolescente con problemi di cuore, e non avrebbe potuto fare sport, ma decise in ogni caso di rischiare, prima di passare al cinema nel 1965, quando la sua compagnia circense era in tournée a Odessa, in Ucraina, e fu notata per la sua personalità inimitabile.

Viktorija Fjodorova

Poche storie del mondo del cinema sovietico sono tragiche come quelle di Viktorija Fjodorova. Questa colossale artista, nata nel 1946, è figlia dell’ammiraglio statunitense Jackson Tate e dalla famosa attrice russa Zoja Fjodorova. Suo padre, all’epoca addetto del Dipartimento di Stato di stanza a Mosca, era stato avvertito dalla polizia segreta sovietica di porre fine alla relazione, ma quando la notizia giunse fino alle orecchie di Stalin, Tate fu dichiarato persona non grata, mentre la madre di Viktorija fu spedita in Siberia con una condanna a 25 anni. Solo dopo la morte di Stalin tornò libera. Viktorija (chiamata così perché era stata concepita nel Giorno della Vittoria, il 9 maggio 1945, mentre il padre fu espulso dall’Urss il 24 maggio) non fu nemmeno mai vista da Tate, fino a quando un professore dell’Università del Connecticut, anni dopo, seppe della sua storia e lo contattò, il che portò a una campagna di pressione sul governo sovietico per permettere a sua figlia di trasferirsi negli Stati Uniti. E si trasferì: sposandosi nel giugno del 1975, pochi giorni prima che il suo visto scadesse. Tra i suoi lavori più importanti resta l’adattamento del 1970 di “Delitto e castigo”. È morta per un cancro ai polmoni nel 2012, a Greenwich Township, in Pennsylvania.

Natalja Andrejchenko

La Mary Poppins dell’Unione Sovietica era una sorta di icona del cinema tardo-sovietico, quando il sesso smise di essere un tabù assoluto. Il suo primo ruolo importante fu nell’epico film “Siberiade” (1979), e di lì in poi le cose andarono in crescendo. La sua recitazione conquistò il plauso nazionale. La sua capacità di cambiare completamente il suo aspetto era notevole: passando dalla bellezza ruvida fino a una Mary Poppins dall’aspetto quasi britannico, prima di cambiare tutto nella quasi pornografica “Lady Macbeth della contea di Mtsensk”. Andrejchenko, nata nel 1956, è ancora in formissima: a sentir lei grazie alla dieta crudista e a tutto lo yoga che pratica…

Natalja Negoda

Ancora un’altra Natalja (classe 1963) nel nostro elenco, con la piccola differenza che questa fu la prima donna sovietica ad apparire sulla copertina di Playboy! Insieme ai suoi contemporanei, Negoda assisteva alla fine dell’Unione Sovietica e godeva dei suoi frutti, tra cui assumendo ruoli molto audaci, come in “La piccola Vera” (1989), diventando famosa come la prima donna sovietica a togliersi i vestiti nel primo film con una scena di sesso. La pellicola rimane l’esempio più scandaloso del cinema sovietico, con Negoda spesso definita l’ultima dei suoi grandi protagonisti, prima della dissoluzione del Paese.

Irina Alfjorova

Una delle donne più belle del cinema sovietico, Irina Alfjorova, nata nel 1951, ha trovato la fama grazie al suo ruolo di Constance de Bonacieux ne “I tre moschettieri”. Si dice spesso che abbia definito cosa fosse la bellezza russa negli anni Settanta. All’età di 17 anni, Alfjorova si trasferì dalla provincia di Novosibirsk a Mosca e si iscrisse alla scuola di teatro, dove i suoi compagni di classe la soprannominarono “la ragazza con gli occhi”. Sfortunatamente, “Labbra e occhi, niente di più…” era ciò che alcuni registi avrebbero malignato di lei. Eppure è diventata una leggenda sovietica.

Ljubov Polischhuk

Una delle cose più speciali di Ljubov Polishhuk è la sua incredibile (e decisamente non russa!) capacità di essere apparentemente inconsapevole della propria bellezza. Polishhuk non ha mai evitato di sembrare sciocca sullo schermo. L’attrice di cinema e teatro originaria di Omsk (dove era nata nel 1949) ha continuato a essere attiva fino alla morte prematura per cancro nel 2006, quando aveva solo 57 anni. Rimarrà per sempre nei cuori russi per i suoi ruoli nell’adattamento del romanzo russo “Le dodici sedie” e innumerevoli altri classici.

Ljubov Orlova

Per decenni, Ljubov Orlova è stata considerata dai russi l’epitome di bellezza, stile e grazia. Orlova aveva quella rara qualità aristocratica con cui si può solo nascere. Ma il percorso verso la celebrità e riconoscimenti come Artista del Popolo dell’Unione Sovietica (nel 1950) e il Premio Stalin di prima classe (1941) era stato piuttosto irto.
Dopo un’ infanzia povera e il sogno infranto di diplomarsi al Conservatorio di Mosca, la vita l’aveva alla fine portata a un incontro casuale con il suo futuro marito, il regista Grigorij Aleksandrov, che sposò mentre il suo allora marito stava scontando una condanna in un Gulag. Film come “Tutto il mondo ride”, “Circo” e “Volga-Volga” (rispettivamente del 1934, 1936 e 1938) rimarranno per sempre impressi nella coscienza collettiva sovietica, con Orlova come stella più luminosa. Nata nel 1902, è morta nel 1975 dopo una battaglia con il cancro allo stomaco.

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