Sette grandi baffi che hanno cambiato la storia della Russia

Russia Beyond
Da Pietro il Grande a Stalin, come è mutata nel tempo la rasatura sopra il labbro, tra folti baffoni da tricheco e sottilissimi baffetti a penna, pieghe all’insù e collegamenti con le basette

La barba è stata più volte una questione politica nella lunga storia della Russia. Fino a Ivan il Terribile (1530 – 1584) un uomo senza barba era considerato un eretico. Pietro il Grande (1672 – 1725), al contrario, con il suo corpus di riforme dopo la Grande Ambasceria in Europa, la proibì, introducendo poi persino una tassa per chi si ostinava a portarla.

I baffi, invece, ci hanno messo un po’ più tempo a farsi strada nel look facciale degli uomini russi, e hanno avuto il loro picco di popolarità tra il barbuto Nicola II, ultimo Imperatore di Russia, e il sempre rasato di fresco presidente Vladimir Putin.

È Movember, evento annuale per raccogliere fondi e fare sensibilizzazione su temi come il tumore della prostata e dei testicoli, nel corso del quale molti uomini si fanno crescere i baffi come segno di partecipazione. Quale momento migliore quindi per concentrarsi sulla peluria maschile sopra il labbro superiore? Ecco sette figure storiche russe e il loro rapporto con i baffi.

Pietro il Grande (1672-1725)

Dopo aver assunto il ruolo di icona fashion dei suoi tempi, l’Imperatore che aveva messo al bando la barba, passò quasi tutta la vita adulta con dei sottili baffi a penna. Pietro subiva il fascino degli usi europei e trovava che la barba fosse una cosa da barbari. I baffi erano un compromesso “civilizzato” e andavano d’accordo con il divieto, sempre introdotto da lui, che vietava i capelli lunghi oltre la spalla per i militari, nel tentativo di dar vita a forze armate dall’aspetto più rispettabile. Il nuovo look sbarbato fu difficile da digerire per i boiardi, l’aristocrazia, ma Pietro aprì la strada ai baffi al potere. 

Nicola I (1796-1855)

Secondo tutte le testimonianze storiche, questo zar di metà XIX secolo era ben noto, al suo tempo, per il suo aspetto e la sua maestosità: lo storico Constantin de Grunwald lo ha definito “indiscutibilmente l’uomo più bello d’Europa”, mentre Pushkin lo paragonò a Mosè.

Un elemento chiave del viso di Nichola erano i suoi piccoli baffi a manubrio, che completavano l’imponente presenza sicura di sé di un autocrate che schiacciò l’insurrezione polacca del 1830-31 e si rifiutò di abolire la servitù della gleba. Il modo un cui si rasava era centrale per accrescere la sua immagine di quello che oggi definiremmo un metrosexual.

Alessandro II (1818-1881)

Non è chiaro se la peluria incolta di questo imperatore debba essere considerata come baffi o come barba. Il suo stile di baffi da tricheco era senz’altro d’impatto, ma erano così poco curati da rendere incerto dove finissero i baffi e dove iniziassero gli scopettoni, le lunghe basette ricurve. Morì nel 1881 in un attentato dei Socialisti rivoluzionari. 

Aleksandr Borodin (1833-1887)

Il noto compositore de “Il principe Igor” era un uomo dai molti talenti: non solo star della musica, ma anche rispettato chimico, portava dei baffi a ferro di cavallo, che renderebbero orgoglioso Hulk Hogan. Il suo cognome manda invece il messaggio sbagliato, visto che si traduce come “barbuto”. Il compositore avrebbe potuto partecipare al Movember; in vita fece infatti la sua parte per la beneficenza, fondando nel 1875, a San Pietroburgo, la Scuola di Medicina per donne.

Petr Stolypin (1862-1911)

Sebbene questa combinazione barba-baffi sia tecnicamente al di fuori delle regole del Movember, i baffi estremamente curati di Stolypin sono forse i più eleganti di questo elenco. Curiosamente, il terzo primo ministro russo, aveva dei baffi “all’imperiale”, ovvero simili a quelli a manubrio, ma  più lunghi, con delle belle pieghe all’insù. Come figura di spicco del regno di Nicola II, Stolypin fu a capo di una serie di riforme fondamentali sulla proprietà terriera e fu un uomo chiave nel raffreddare gli ardori popolari dopo la Rivoluzione del 1905, unendo repressione e riformismo. Mantenne sempre il suo look, che oggi definiremmo da hipster, fino all’assassinio in un attentato nel 1911.

Maksim Gorkij (1868-1936)

Il gigante della letteratura sovietica portava dei baffoni a tricheco belli folti, con i quali potevano rivaleggiare in volume solo quelli di Stalin. Anche il loro colore era inconfondibile. La giornalista australo-britannica Ella Winter li descrisse come “gialli carta, come una vecchia pergamena”. I peli facciali di Gorkij spiccavano fortemente sulla sottile cornice del suo volto, sempre più fragile con il passare degli anni.

Da giovane, Gorkij aveva avuto anche dei baffi separati in mezzo, alla James Franco, che accompagnava con un cappello a bombetta.

Iosif Stalin (1878-1953)

I celeberrimi baffoni del capo supremo sovietico erano un po’ a mezza strada tra il tricheco e il manubrio, con peli fitti e folti che gli penzolavano sopra la bocca. Dopo un look giovanile alla James Dean, Stalin passò poi al modello di baffo totale inaugurato dal filosofo Nietzsche, che suggeriva ribellione, ma che lui trasformò nel simbolo del più spietato autoritarismo.

Si dice che Stalin fosse estremamente orgoglioso dei suoi baffi, che vedeva come un modo per distinguersi dalle altre figure chiave del comunismo, sempre raffigurate con la barba, come Lenin, Marx ed Engels. Il taglio faceva il paio con la sua abitudine di indossare abiti militari e stivali in pelle, a differenza dell’abbigliamento civile usato di Lenin e Trotskij. Pare che Stalin abbia fatto fucilare anche alcuni pittori che, nel dipingere il suo ritratto, non avevano tratteggiato abbastanza bene gli amati baffi sulla tela.

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