Wild, Wild East: l’Impero russo e la “conquista” dei Chukci

Louis Choris/Wikipedia
Immaginate uno scontro tra un esercito armato di fucili e cannoni di una superpotenza militare del XVIII secolo e un manipolo di guerrieri di un popolo indigeno con frecce e lance dalle punte di osso. Chi vinse secondo voi?

Nel Lontano Oriente russo c’è la Chukotka, il Circondario autonomo dei Chukci, che sorge sulla Penisola dei Chukci, sulle rive del Mare dei Chukci, dove abita (e a questo punto non sorprenderà) la popolazione dei Chukci. Parlano la lingua chukcia (anche conosciuta come luoravetlan), sono indigeni della zona, hanno uno stretto rapporto con la natura e, nella storia, si sono guadagnati la reputazione di guerrieri senza paura.
L’espansione dell’Impero
Nel corso del XVII e XVIII secolo, l’Impero russo si allargò sempre più ad est, superando la Siberia e arrivando fino all’Oceano Pacifico. Molti popoli indigeni furono coinvolti nella storia di questa espansione. Non di rado giurarono fedeltà ai sovrani russi e iniziarono volontariamente a pagare lo jasàk, un tributo corrisposto solitamente in pelli e pellicce. In cambio, la Russia dava loro strumenti in ferro, armi e altri equipaggiamenti utili.
Mandriani e pescatori
Gran parte delle popolazioni native accettarono l’accordo con i russi, ma alcune non lo fecero. I chukci furono tra queste. Si rifiutarono di pagare lo jasàk e, nonostante disponessero di armi estremamente rudimentali, fatte di legno, osso e pietra, cercarono di resistere all’Impero russo. L’intera popolazione, divisa in tribù nomadi, contava tra le 8 e le 9 mila persone. Le principali occupazioni erano l’allevamento di renne e la pesca. Insomma, sulla carta non avevano alcuna chance di spuntarla con un esercito moderno e ben armato come quello russo.
Gente caparbia
La Russia provò per la prima volta a convincere i chukci con le buone, mandando un ambasciatore nel 1711, ma senza successo. Non erano disposti a cambiare idea: erano e sono gente orgogliosa, che difende a sua identità, la cultura e le tradizioni e che chiama se stessa “luoravetlan”, ovvero “unico vero popolo”.

All’inizio del XVIII secolo la Russia aveva già conquistato alcuni avamposti in Chukotka, tra cui l’insediamento fortificato di Anadyrsk (da non confondere con l’attuale Anadyr, capoluogo della Chukotka, città di 13mila abitanti). Ma volevano di più, e la pazienza dell’Impero era agli sgoccioli. Nel 1727, poco prima di morire, l’Imperatrice Caterina I lanciò una grande campagna per imporre il comando del suo regno su tutto il Lontano Oriente e i suoi recalcitranti abitanti.
I primi scontri
Il primo raid russo fu un grande successo. Circa 450 uomini tra russi e membri delle popolazioni fedeli al sovrano uccisero circa 800 guerrieri chukci, non subendo praticamente perdite. Non meraviglia: frecce e lance contro fucili e cannoni non sono una sfida alla pari.

Fu, in ogni caso, solo l’inizio di una lunga e strenua guerra che i russi non riuscirono a vincere fino in fondo. Dopo la prima sconfitta, i chukci cambiarono la loro strategia, evitando ogni scontro diretto su vasta scala e passando agli attacchi di guerriglia, mordi e fuggi, in piccoli gruppi, contro i villaggi e gli accampamenti delle forze imperiali, prima di far perdere le loro tracce nella tundra sterminata.

Lo stallo
Nonostante la loro esperienza militare e la grande superiorità tecnologica, i russi non riuscivano ad adattarsi al combattimento coi chukci nella natura selvaggia. I nativi usavano tutte le loro conoscenze del territorio per muoversi con grande velocità, ed essendo nomadi, non rimanevano mai a lungo nello stesso posto, rendendo difficilissimo per i russi attaccarli e infliggere loro pesanti perdite.

Nel 1742 l’imperatrice Elisabetta (Elizaveta Petrovna), da poco salita sul trono, dette ordine ai suoi soldati “di eliminare tutti i ciukci non pacificati”. Dmitrij Pavlutskij, il governatore locale, noto per la sua efferatezza, condusse allora una serie di raid. Ma non risolse la situazione, tanto che nel 1747 il suo reggimento cadde in un’imboscata e lui stesso venne ucciso.
Fate gli affari, non la guerra
Nel 1764 il Senato decise di metter fine alla guerra, che era chiaramente troppo costosa e non dava frutti. L’accampamento di Anadyrsk venne dato alle fiamme e i russi si ritirarono verso occidente, interrompendo i tentativi di conquistare militarmente i Chukci.

Sorprendentemente, la conquista economica ebbe più successo. La Russia iniziò a vendere in zona una gran serie di prodotti che impressionarono la popolazione locale. L’interscambio economico crebbe sempre di più, e le tensioni belliche furono lasciate alle spalle.
Nel 1779, Caterina II proclamò ufficialmente tutti i Chukci cittadini russi, sebbene probabilmente molti di loro non lo seppero neppure. Il nuovo status quo accontentò tutti.

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