Un uomo beve birra davanti a un chiosco dopo aver riempito due barattoli. Fonte: Nikolaj Adamovich/TASS
Prima della rivoluzione, l’Impero russo spillava diverse varietà di birra, prodotte secondo gli standard occidentali: Venskoe (Viennese), Munchenskoe (di Monaco di Baviera), Pilsener, Bavarian (bavarese), Kulmbachkoe (di Kulmbach), Bogemskoe (boema) e altre. Dopo il 1917, i nomi “borghesi” furono progressivamente sostituiti con quelli sovietici. Ad esempio, la viennese divenne Zhigulevskoe (Zhiguli), la Pilsener, Russkoe (russa), e la birra di Monaco di Baviera, Ukrainskoe (ucraina).
Operaie di un birrificio industriale che produceva oltre 10 mila bottiglie al giorno. Mosca, 1991. Fonte: Gennadij Khameljanin/TASS
In Unione Sovietica venivano preparati otto tipi di birra diffusi su tutto il territorio statale, ciascuno con un contenuto diverso in alcool: Zhigulevskoe (Zhiguli), Russkoe (russa), Moskovskoe (moscovita), Ukrainskoe (ucraina), Leningradskoe (leningradese), Porter, Martovskoe (marzolina) e Caramelnoe (caramellata).
Barista serve boccali al bancone del bar Gambrinus, nel 1967. Fonte: Svet/RIA Novosti
Le Repubbliche che costituivano l’Urss potevano poi produrre le loro varietà locali. Per esempio c’erano la Bakinskoe Spetsialnoe (Baku Special; azera), la Erevanskoe Temnoe (Scura di Erevan; armena), la Minskoe (di Minsk, Bielorussia), la Ferganskoe (di Fergana, Uzbekistan) e molte altre. In totale, in Unione Sovietica sono state prodotte più di 350 marche di birra. Molte, semplicemente, si copiavano l’un l’altra, spiega Pavel Egorov, autore del sito web specializzato.
Punk russi occupano un edificio abbandonato nei pressi di Piazza Pushkin, a Mosca e, ovviamente, bevono birra. Fonte: Getty Images
Nell’Unione Sovietica, la birra era disponibile alla spina o nel vetro. Quella in bottiglia, normalmente, era scolata a casa durante il fine settimana. Chi voleva quella alla spina, poteva comprarla a uno dei tanti chioschi, presenti ovunque. D’estate, la birra era servita fredda, ma in inverno era a temperatura ambiente. I sovietici potevano anche acquistare la birra in botti di strada, come quelli che contengono ancora oggi il kvas.
Giovani sovietici si fanno una birra, 1987. Fonte: Nikolaj Adamovich, Ivan Kurtov/TASS
Nessuno batteva ciglio se qualcuno comprava birra la mattina o se, a sera, era ormai introvabile. Le persone erano disposte a stare in attesa a lungo per la birra appena preparata, tenendo in mano vasetti e contenitori di tutte le forme e dimensioni da riempire. Spiluccavano pesci secchi mentre aspettavano di essere serviti.
Una scena del film “Pokrovskie Vorota” del regista Mikhail Kozakov, 1982. Fonte: Kinopoisk
I cittadini sovietici che non volevano bere nei chioschi potevano andare nelle birrerie. Le persone di solito ordinavano qualche boccale e piluccavano, masticando senza sosta, il vobla o altri pesci secchi. Quelli più inclini a farsi un cicchetto un po’ più forte, si portavano si nascosto della vodka e, facendo attenzione a non farsi beccare dal cameriere, la versavano nei bicchieri sotto il tavolino, risciacquandoli poi con la birra. Altri invece, mescolavano birra e vodka, ottenendo un cocktail davvero di classe, lo Ersh.
Un brindisi con birra al ristorante Chaika (Gabbiano) di Leningrado (oggi San Pietroburgo), nel 1990. Fonte: Juri Belinskij/TASS
I primi bar apparvero negli anni Settanta. Persino la parola “bar” era una novità e suonava molto occidentale. Questi locali avevano di solito interni semplici e servivano birra alla spina, snack e, se eravate fortunati, addirittura sigarette americane. Dopo l’inizio del proibizionismo, nel 1985, questi bar restarono aperti, perché la birra era considerata un male minore, rispetto alla vodka.
Birra bavarese prodotta dal birrificio “Rossija”. Fonte: Vladimir Velengurin/TASS
Anche se esistevano solo poche varietà nel Paese, la birra era fresca, con un periodo di scadenza molto breve. Per questo motivo, venivano vendute nelle città solo le marche prodotte sul posto, il che significava che quando la birra era finita, era praticamente impossibile da trovare, finché non veniva prodotto il nuovo lotto. Tempi duri!
Il dirigente Boris Fomenko ha aperto un impianto di birrificazione nella fattoria statale “Rossija”, regione di Krasnodar, 1991. Fonte: Vladimir Velengurin/TASS
In Urss non esisteva la birra in lattina. Solo alla metà degli anni Settanta, in previsione delle Olimpiadi di Mosca del 1980, venne lanciata la birra in lattina Golden Ring. Ma visto che il metallo era molto costoso, subito dopo la fine dei Giochi, la produzione venne fermata.
Minatori si bevono una birra, 1977. Fonte: Igor Kostin/RIA Novosti
Inoltre, in Unione Sovietica si poteva trovare in giro la birra proveniente da cosiddetti Paesi “fratelli”, come la Polonia e la Cecoslovacchia, ma in quantità limitate. Le birre estere occidentali apparvero sugli scaffali dei negozi solo dopo la caduta della Cortina di Ferro, quando molte fabbriche russe iniziarono a produrre birra sotto la licenza dei marchi internazionali. Tuttavia, la Zhigulevskoe è ancora molto amata in Russia.
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