Lo scrittore britannico Somerset Maugham.
: Getty ImagesTutti hanno sentito parlare di Somerset Maugham, uno degli scrittori più famosi degli anni Trenta. Ciò che invece è meno conosciuto, è il suo lavoro per l’intelligence britannica in Russia nel 1917. Durante il fermento rivoluzionario, a Maugham venne assegnata una “mission impossible”. E trascorse il resto della sua vita nella convinzione che, se avesse avuto più tempo, avrebbe potuto evitare la vittoria dei bolscevichi in Russia.
Durante la Prima guerra mondiale, l’autore de “Il filo del rasoio” e “Schiavo d’amore” fu un agente del Servizio di intelligence britannico al quale venne affidata una missione in Russia, il cui vero obiettivo resta un mistero ancora oggi.
Il suo viaggio in Russia nel 1917 non fu tuttavia la sua prima esperienza come agente segreto: in precedenza aveva già portato a termine una missione in Svizzera che decise però di abbandonare per questioni personali: aveva appena divorziato dalla moglie e la sua amante venne espulsa dalla Gran Bretagna. Tuttavia, così come scrive un suo biografo, Maugham continuava a essere profondamente affascinato dalla vita dell’agente segreto: adorava “muovere dietro le quinte i fili delle marionette”.
Il leader russo rivoluzionario Aleksander Kerenskij, nonché Ministro della Guerra del Governo Provvisorio Russo. Fonte: Mary Evans/Global Look Press
Ma quando gli venne offerta l’opportunità di andare in Russia, si ritrovò alquanto dubbioso nell’accettare. Così come raccontò anni più tardi, non pensava di avere le doti necessarie per poter portare a termine questo compito. Alla fine il desiderio di “vedere il Paese di Tolstoj, Chekhov e Dostoevskij” però ebbe la meglio. E accettò l’incarico.
Una mission impossible
Sulla base delle informazioni giunte fino ai giorni nostri, a Maugham venne assegnato un compito alquanto complesso: così come spiegò lui stesso, avrebbe dovuto “disegnare un piano che mantenesse la Russia in guerra, impedendo ai bolscevichi, che godevano del sostegno delle potenze centrali, di prendere il potere”. In quel periodo la guerra non stava ottenendo molto consenso e i bolscevichi auspicavano una pace immediata, nodo centrale della loro campagna propagandistica.
Maugham ottenne quindi le risorse finanziarie (circa 21.000 sterline, che oggi equivarrebbero a 300.000 dollari) per portare a termine la missione. Egli poteva inoltre fare affidamento su alcune persone di origine ceca, che avrebbero dovuto essere a sua disposizione come ufficiali di collegamento. La speranza era quella che Maugham potesse mobilitare le migliaia di soldati cecoslovacchi che in quel momento si trovavano bloccati in Russia. In effetti, l’anno successivo queste unità si rivelarono una delle principali forze militari pronte a sfidare il nuovo regime sovietico.
Vladimir Lenin, 1918. Fonte: ZUMA Press/Global Look Press
Vodka, caviale e disincanto
Maugham riuscì a entrare in contatto con Aleksandr Kerenskij, primo ministro della Russia dopo la caduta dell'ultimo zar (colui che avrebbe dovuto sostenere per sconfiggere i bolscevichi, secondo ciò che prevedeva la missione). Ogni settimana Maugham intratteneva Kerenskij e i suoi ministri a suon di vodka e caviale in uno dei migliori ristoranti di Pietrogrado, “Medved” (orso). Nonostante queste piacevoli soirée, Maugham non tardò però molto a veder svanire l’entusiasmo iniziale: “Chiacchiere interminabili quando invece è necessaria azione, vacillamenti, apatia, quando invece l’apatia poteva dar luogo solo a distruzione; e poi ancora l’assenza di sincerità e la meschinità che ho incontrato ovunque mi ‘fecero ammalare’ della Russia e dei russi”, confessò egli più tardi.
Ad ogni modo ci fu un uomo che piacque molto a Maugham. Si tratta di Boris Savinkov, uno dei leader di un’organizzazione terroristica nella Russia pre-rivoluzionaria, che nel 1917 lavorava per il governo. Maugham lo descrisse come “uno degli uomini più straordinari” che avesse mai conosciuto. Savinkov non provava simpatia verso i bolscevichi e aveva ancor meno stima nei confronti di Vladimi Lenin. In una delle sue lunghe conversazioni cospirative, Savinkov gli confessò che “o Lenin fucila me, o sarò io a uccidere lui”.
Il tentativo per sconfiggere i Rossi
Stando a quanto si legge nelle sue memorie, lo scrittore britannico aveva davvero fiducia nelle proprie capacità per fermare l’avanzata dei bolscevichi in Russia. Ma 20 anni più tardi riconobbe che la mancanza di tempo gli impedì di portare a termine questa missione.
Il generale Kornilov e Boris Savinkov. Fonte: Ria Novosti
Tutto ciò, oltre al fascino che Maugham nutriva nei confronti del leader terrorista Savinkov, spinsero parecchia gente a pensare che l’agente-scrittore stesse progettando l’assassinio di Lenin. Altri invece si dicono convinti che fu proprio lui ad architettare quello che più tardi passò alla storia come l’insurrezione cecoslovacca del 1918.
Maugham venne richiamato a Londra dopo prima della rivolta bolscevica a Pietrogrado alla fine di ottobre. Solo il suo archivio personale avrebbe potuto chiarire le sue reali intenzioni in Russia, ma egli stesso distrusse buona parte di questi documenti poco prima di morire.
Quella russa fu la sua ultima missione per i servizi segreti. Dopo essere tornato nel Regno Unito si dedicò a scrivere e si trasferì successivamente in Francia, dove ebbe rapporti con varie e influenti personalità dell’epoca, come Winston Churchill e Herbert Wells.
Maugham morì nel 1965 all’età di 90 anni. Ma oggi non esiste nessuna tomba che custodisce le sue spoglie. Su sua richiesta, le sue ceneri furono sparse nei pressi di una biblioteca che porta il suo nome a Canterbury, in Inghilterra. La sua storia fu comunque di ispirazione per molti scrittori, tra cui George Orwell, che confessò che fu proprio Maugham uno dei suoi autori preferiti.
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