Festeggiando Hanukah.
: Iliya Pitalev / RIA NovostiDopo la dissoluzione dell’Urss e delle sue ex repubbliche Israele è stata letteralmente invasa da un fiume di immigrati e oggi il 25% della popolazione dello Stato ebraico è composto da russofoni espatriati dall’Unione Sovietica. Molti di loro non avevano mai parlato prima la lingua ebraica, né quasi si ritenevano ebrei. Il desiderio di emigrare dal Paese e l’intenso lavoro delle organizzazioni culturali ebraiche hanno fatto sì che queste persone acquisissero una nuova identità culturale. Il giovane Stato d’Israele aveva bisogno d’incrementare la propria popolazione e rispetto a quello dei profughi provenienti da Paesi meno sviluppati, l’ingresso di immigrati sovietici con un alto livello di cultura appariva di gran lunga preferibile.
Yulia Dobrina sapeva fin da piccola che sua nonna era di nazionalità ebraica, ma essendo stata educata secondo la fede ortodossa, non attribuiva un particolare significato alla cosa. “Mia madre ha sempre riconosciuto malvolentieri le nostre origini ebraiche perché sopravviveva ancora il timore di subire umiliazioni per questo”. Dopo aver partecipato a un seminario in un centro della gioventù ebraica, si è iscritta all’associazione. Sei mesi dopo ha ricevuto una lettera con un invito ad andare dieci giorni gratis in Israele. “Naturalmente ho approfittato di questa opportunità”, racconta Yulia. Dopo questo viaggio memorabile è entrata a far parte di “Eurostars”, un progetto formativo rivolto ai giovani ebrei, e ha accettato più volentieri la propria ebraicità.
Di giovani come lei se ne contano ogni anno a migliaia. Il “Taglit”, il viaggio completamente spesato in Israele, è uno dei primi e più popolari accessi al mondo dell’ebraismo, soprattutto in un periodo in cui il corso del dollaro trasforma i viaggi all’estero in un “lusso inaccessibile”.
Secondo Anna Birinberg, direttrice del centro ebraico “Hillel”, uno degli “operatori” che realizzano programmi di formazione per i giovani russi, al “Taglit” possono aderire tutti i giovani dai 18 ai 26 anni, a patto che siano almeno per un quarto ebrei. Questa appartenenza va documentata: può essere sufficiente anche esibire il passaporto della propria nonna su cui è indicata la nazionalità “ebraica”.L’obiettivo fondamentale è far conoscere alle persone coinvolte nel programma la cultura, la storia e la religione del proprio popolo. A tal fine gruppi formati da 40 giovani viaggiano in lungo e in largo per Israele, visitando musei e luoghi di interesse storico. Il programma è finanziato da singole persone e dallo Stato d’Israele mediante i contributi fiscali versati dai cittadini e da fondi speciali stanziati allo scopo.
Secondo Anna, di questi 40 giovani che compongono il gruppo, dopo il viaggio la maggior parte continua ad approfondire l’ebraismo in Russia, 1 o 2 espatriano in Israele e 4 o 5 vi fanno ritorno per seguire il “Masa”, un programma più impegnativo di studi della durata di 5 o 10 mesi. La scelta dei percorsi formativi è estremamente diversificata: si va dal corso intensivo di ebraico al conseguimento di una specializzazione concreta, come per esempio quella di istruttore di diving. Lo Stato d’Israele assegna delle borse di studio che coprono interamente o parzialmente il soggiorno nel Paese durante il periodo della formazione.
Anche Daniil Mashtakov è riuscito a trovare un programma adatto alla sua persona. Ormai vive da più di un anno in Israele: “'Masa' ci aiuta a conoscere il Paese e a imparare la lingua senza fretta e senza l’assillo di milioni di problemi quotidiani da risolvere. Forse oggi è il modo più semplice e più corretto per conoscere Israele e decidere se sia il caso di trasferirsi lì”.
Il rinascimento dell’ebraicità in Russia ha avuto inizio dal momento della caduta della Cortina di ferro quando nel Paese è giunto un gruppo di inviati del Rabbinato guidato da Berel Lazar e si è cominciato a ripristinare lo stile di vita ebraico perduto.
Secondo i dati del censimento condotto nel 2010, 157.800 cittadini russi si riconoscono ebrei. Di fatto il numero di persone di origine ebraica nel Paese sarebbe decine di volte superiore, tuttavia molte di loro non lo sanno o non vogliono riconoscere apertamente la propria identità.
Il lavoro con questo tipo di persone è proprio lo scopo principale che si prefiggono le associazioni ebraiche. Come sottolinea Lyudmila Zhukova, docente del Centro di Studi sulle religioni dell’Università Rggu di Mosca, l’attività delle comunità e delle organizzazioni ebraiche può essere definita in qualche misura di tipo missionario, ma essa è potenzialmente rivolta non a tutti i cittadini russi, bensì solo agli ebrei laici. “Per tale motivo i giovani che si rivolgono al giudaismo lo fanno innanzitutto perché questo è un modo per acquisire la propria identità”, sostiene la Zhukova.
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