Il Natale tra riti e tradizioni

Il Natale, tra riti antichi e tradizioni moderne (Fonte: Service de Presse)

Il Natale, tra riti antichi e tradizioni moderne (Fonte: Service de Presse)

Sotto la superficie cristiana della festività, si nascondono molte discendenze pagane. Una piccola storia delle consuetudini natalizie

Natale e Capodanno sono da sempre considerati momenti magici. Mentre alcune delle tradizioni e delle consuetudini legate alla stagione delle Feste sono di natura cristiana, altre risalgono ad antiche credenze slave. La chiesa ortodossa russa celebra il Natale in base al calendario giuliano, o “antico”, che è indietro di circa due settimane rispetto a quello gregoriano, o moderno. Ecco perché in Russia il Natale si festeggia il sette gennaio anziché il venticinque dicembre, come nel resto d’Europa.

La storia delle Feste

Le radici pagane. Eppure molti secoli fa le due date coincidevano, e il Natale in Russia cadeva più o meno in prossimità del solstizio d’inverno, come nel resto d’Europa. Alcune delle tradizioni natalizie hanno un’origine antichissima e risalgono a riti legati al culto pre-cristiano del Sole. Poiché i nostri antenati erano dediti alla lavorazione della terra, le più diffuse tra queste miravano a prevedere le condizioni climatiche e i raccolti futuri, stabilendo un nesso di causalità tra i fenomeni meteorologici osservabili attorno al solstizio invernale e le condizioni che si sarebbero verificate nei mesi a venire. Secondo tali consuetudini, una gelata bianca a Natale annuncia un buon raccolto di grano. Una tempesta di neve alla vigilia di Natale lascia supporre che sugli alberi spunteranno presto i primi germogli. Un Natale caldo porta con se’ una primavera fredda. Abbondanti nevicate si traducono, in estate, in un’abbondanza di api. Un cielo stellato è foriero di un buon raccolto di piselli. Neve abbondante si traduce in buon raccolto di grano saraceno. Se il periodo tra Natale e l’Epifania è buio, le vacche produrranno tanto latte. Se invece è luminoso, vi saranno abbondanti covate di pulcini.

Capodanno da gustare

Riti nascosti. Tuttavia, per poter prevedere con maggior accuratezza l’anno a venire, i contadini – in barba al veto imposto dalla Chiesa – si affidavano a riti divinatori. E la notte più lunga dell’anno forniva loro un’occasione adatta per farlo, poiché, stando ad alcune credenze slave, è proprio allora che gli spiriti malvagi sono più attivi e desiderosi di entrare in contatto con gli esseri umani. E benché a fornire le risposte fossero gnomi, folletti ed elfi domestici, le domande erano spesso rivolte a Cristo, alla Santa Vergine e ai santi. Le domande poteva riguardare qualsiasi cosa: la prosperità, la buona fortuna, le prospettive di matrimonio e via dicendo. I metodi divinatori erano assai diversi tra loro: mentre alcuni si basavano sull’interpretazione dei sogni, altri prevedevano vere e proprie stregonerie, con tanto di animali sacrificati agli incroci delle strade. Non sorprende che molti dei riti fossero legati al tema del matrimonio. Questo perché il Natale segnava la fine di un periodo di quaranta giorni di digiuno durante il quali era proibito sposarsi e alla fine del quale si inaugurava una “stagione dei matrimoni”.


San Pietroburgo in festa per Natale e Capodanno (Foto: Igor Rustak / Ria Novosti)

Il passaggio al cristianesimo. I riti compiuti alla vigilia di Natale fornivano dunque un’ottima opportunità per interrogare il destino riguardo al futuro coniuge. Uno dei modi più bizzarri con cui una ragazza poteva scoprire che tipo di marito avrebbe trovato, prevedeva che la giovane si introducesse allo scoccare della mezzanotte nei bagni pubblici, con la gonna tirata su sino a coprirle il capo, così da lasciarle scoperte le natiche. Doveva entrare di spalle, recitando: “Uomo ricco, sculacciami con la tua mano irsuta”. Se la mano che la toccava era davvero pelosa, la ragazza avrebbe trovato un marito ricco; una mano dura e senza peli annunciava invece uno sposo povero, mentre una mano morbida lasciava intendere che il futuro marito sarebbe stato un uomo gentile. Al Natale, naturalmente, erano legate anche molte tradizioni cristiane. Durante la Vigilia ci si atteneva a un digiuno rigoroso: era infatti proibito mangiare qualsiasi cosa prima che in cielo spuntasse la prima stella. Questa tradizione, ispirata alla Stella di Betlemme, che annunciò al mondo la nascita di Gesù, prevedeva inoltre una cena assai semplice e spartana, che consisteva semplicemente in una zuppa di miglio. L’usanza di lasciare nelle case, di fronte alle icone, un po’ di paglia su cui adagiare della zuppa e alcuni semi ammorbiditi nell’acqua era invece legata al ricordo dei doni che i pastori portarono a Gesù nella mangiatoia.

Tra canti e solidarietà. Un’altra tradizione strettamente associata al Natale è l’offerta di elemosina. L’usanza, molto antica, che coinvolgeva persone di ogni ceto sociale, a partire dagli zar. Nel ‘500 e nel ‘600 lo zar, alla vigilia di Natale, visitava personalmente le prigioni e gli ospizi per donare elemosine a coloro che vi risiedevano. Sapendo che lo zar sarebbe passato per distribuire denaro, i mendicanti di tutta Mosca accorrevano a frotte. Nelle chiese ortodosse russe il servizio di Natale inizia la sera e si protrae sino alle prime ore del mattino. A celebrazione conclusa, i credenti si radunano per un consumare un pasto festoso in compagnia di familiari ed amici. Per tutta la giornata le case rimangono aperte in attesa dell’arrivo dei cantori, che senza essere invitati passano di casa in casa esibendosi in canti natalizi. In Russia i canti di Natale sono molti amati: oltre a celebrare la nascita di Cristo, augurano felicità e prosperità al padrone di casa, che in cambio, in base alle sue possibilità, ricompensa i cantori con denaro o dolci casalinghi. Si dice che una volta anche Pietro il Grande accompagnò dei cantori di Natale nelle case dei boiardi e dei mercanti per celebrare Cristo. Il periodo natalizio dura dodici giorni, noti con il nome di Yuletide, che vanno dal Natale sino alla successiva ricorrenza della chiesa: l’Epifania.  

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