Grandi e formidabili, i buoi muschiati (Ovibos moschatus) sono tra gli animali più antichi del mondo. Sono arrivati in Siberia e in Eurasia 3,5 milioni di anni fa, scendendo dalle montagne dell’Himalaya, e gradualmente si sono spostati sempre più a nord nel continente eurasiatico. Circa 190 mila anni fa, attraversarono l’istmo di Bering e si stabilirono in America, stanziandosi, dunque, oltre che nella Penisola del Tajmyr, anche in Alaska e in Canada.
F. Voronov/Yamal Media/TASS
Sono sopravvissuti a diversi cambiamenti climatici globali fatali per molti altri animali, tra cui i mammut. Tuttavia, 3.000 anni fa, in Eurasia non c’erano praticamente più buoi muschiati. Il motivo era l’uomo, che li cacciava. Gli scienziati sovietici sono però riusciti a riportare il bue muschiato nel Taymyr.
È più un toro o una capra?
Gli scienziati stanno ancora discutendo su chi sia veramente il bue muschiato, e il nome in russo di questo animale la dice tutta sull’incertezza: ovtsebýk “овцебык”, ossia, letteralmente “capratoro”. Alcuni ritengono che sia più imparentato con il toro (Bos taurus), altri con la capra (Capra hircus). Per una terza linea di pensiero si tratterebbe dell’unico sopravvissuto di un genere a sé stante, gli Ovibovini, che si svilupparono nel corso del Miocene superiore. Tutti gli altri suoi parenti si sarebbero estinti da tempo. Stabilire legami genetici tra gli animali antichi e le specie moderne è piuttosto difficile. Finora, l’unico suo parente vivente è considerato il takin, un animale con gli zoccoli accoppiati che si trova sull’Himalaya.
Yurij Smityuk
Anche il nome con cui questo animale è noto nella gran parte delle lingue occidentali è interessante: “bue muschiato” in italiano, “bœuf musqué” in francese, “muskox” in inglese (e anche in russo esiste il sinonimo “múskusnyj byk”). È interessante perché in realtà non ci sono ghiandole sul suo corpo con cui possa secernere il muschio, una sostanza gelatinosa fortemente odorosa che caratterizza altre specie. Il suo nome sembrerebbe derivare dalla parola “musked", che nella lingua degli indiani canadesi significa “zona paludosa”; un habitat naturale amato da questo animale.
Sembra più grande per via del suo mantello
Anastasia Petukhova (CC BY-SA 4.0)
La lana lunga e folta fa sembrare il bue muschiato due volte più grande di quanto sia in realtà. L’animale cresce fino a 1,5 metri al garrese e fino a 2,5 metri in lunghezza. Il maschio pesa sulla mezza tonnellata, mentre la femmina circa la metà. La natura ha avuto cura di nascondere le orecchie e la coda del bue muschiato sotto la lana.
Ilja Najmushin/Sputnik
Il suo sottopelo è molto caldo, otto volte più caldo della lana di pecora, e lo protegge perfettamente da temperature ampiamente sotto zero e dai venti gelidi. Durante la muta primaverile, un grosso esemplare di bue muschiato perde circa tre chili di lanugine.
Sembra sorprendente, ma nel rigido inverno i buoi muschiati pascolano nei luoghi più ventosi. Il punto è che lì c’è meno neve accumulata e per loro è più facile scavare e arrivare alle erbe di cui vanno ghiotti.
Gli “eremiti dell’Artico”
Di solito, una mandria di buoi muschiati è composta da poche femmine con la giovane prole. Non appena i maschi crescono, se ne vanno da soli nella lesotundra (la “tundra forestale”; la zona di confine tra tundra e taiga dove crescono alcuni alberi di piccole dimensioni): hanno bisogno di pensare a se stessi, di fare esperienza di vita. Un po’ come gli esseri umani.
Gli zoologi hanno persino calcolato che i buoi muschiati possono allontanarsi di 700 chilometri dalla mandria dove sono nati! Per questo sono stati soprannominati “eremiti dell’Artico”.
Kirill Uyutnov (CC BY-SA 4.0)
Ma durante il periodo dell’accoppiamento si uniscono alle mandrie delle femmine e talvolta scacciano persino la loro prole. Il periodo sessualmente più attivo va dalla fine di luglio fino alla fine di settembre: vanno costantemente alla ricerca di una compagna. Se più maschi si litigano una femmina, si scatena una lotta testa a testa. Raramente è fatale; di solito il maschio perdente si limita a scappare.
Si riuniscono in semicerchio per sopravvivere
Spesso nelle fotografie i buoi muschiati si riuniscono in semicerchio, come se fossero in posa. In realtà, questa è la loro strategia per proteggere la mandria. I più piccoli stanno al centro, i più grandi ai lati. E non si limitano a stare fermi in questa formazione militare: possono muoversi in questo ordine nella tundra.
Aleksandr Lyskin/Sputnik
Lo fanno anche durante le tempeste di neve, stando con le spalle al vento. Si dispongono in semicerchio anche quando vedono un nemico: nell’Artico i loro nemici naturali sono i lupi.
Il ritorno del bue muschiato
Dominio pubblico
I paleontologi hanno trovato resti di antichi buoi muschiati nei territori artici russi. I più “giovani” avevano 3.000 anni. Ma allo stesso tempo, alcuni scienziati ritengono che gli ultimi animali di questa specie siano scomparsi da qui molto più tardi, forse solo 400 anni fa.
È noto che all’inizio del XX secolo i buoi muschiati vivevano solo in Canada e la loro popolazione era stata messa sotto tutela. Verso la metà del Novecento, le mandrie di buoi muschiati furono ripristinate anche in Alaska. Anche gli scienziati dei Paesi scandinavi cercarono di riportare sul loro territorio delle mandrie, ma i tentativi non ebbero successo.
Vyacheslav Runov/Sputnik
Negli anni Settanta, nel Taymyr è iniziato un programma di reinserimento dei buoi muschiati. Nel 1971, una delegazione di alto livello del Canada, guidata dal primo ministro Pierre Trudeau (padre di Justin, premier dal 2015), visitò Norilsk. Era la prima volta che il capo di un altro Stato visitava Norilsk. I canadesi rimasero immensamente sorpresi dal fatto che nell’Artico il popolo sovietico fosse riuscito a costruire una città così bella e con infrastrutture tanto sviluppate. Durante questa visita, gli scienziati sovietici dissero al primo ministro che avrebbero voluto reintrodurre qui una popolazione di buoi muschiati e Trudeau promise di aiutarli. Nel 1974 furono liberati nel Taymyr i primi dieci buoi muschiati di 15 mesi (in parti uguali tra femmine e maschi), catturati appositamente sull’Isola di Banks.
A. Mukhachev/Sputnik
Nel 1975, altri 40 buoi muschiati furono portati in Urss, questa volta dall’Isola di Nunivak (Alaska, Usa). Metà di essi andarono nel Tajmyr e metà sull’Isola di Wrangel, in Chukotka. All’inizio degli anni Novanta, i buoi muschiati si erano diffusi nell’isola di Wrangel e nella Jacuzia settentrionale, e poi sono stati portati nello Jamal.
Oggi nell’Artico russo vivono più di 16 mila buoi muschiati, il numero più alto al mondo dopo il Canada (che ne conta più di 100 mila). La maggior parte di loro vive nel Tajmyr, mentre circa 4.000 vivono in Jacuzia. Sull’isola di Wrangel ce ne sono 1.100. Nello Jamal circa 400, la metà dei quali si trova nella locale riserva naturale. Ovunque i buoi muschiati sono monitorati da specialisti.
V.Gorbatov/Sputnik
Ora gli scienziati russi devono affrontare il prossimo compito: provare ad addomesticare il bue muschiato. Il soffice sottopelo di questi animali artici, chiamato in Russia “giviut” (гивиут), e talvolta addirittura paragonato al cachemire (che è il sottopelo della Capra hircus), potrebbe avere sicuramente un grande valore commerciale.
Vyacheslav Bobkov/Sputnik
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