Museo più antico e culla della scienza russa: ecco come Pietro il Grande creò la Kunstkamera

Russia Beyond (Alex 'Florstein' Fedorov (CC BY-SA 4.0); Paul Delaroche, 1838/Hamburger Kunsthalle; Kunstkamera)
La base della raccolta furono i “souvenir” portati dallo zar di ritorno dal suo grande viaggio in Europa. Oggi questa è sicuramente una tappa da non perdere per chi visita San Pietroburgo

Il nano Foma Ignatiev, proveniente dalla regione di Irkutsk, era alto 126 cm, e aveva dita che ricordavano le chele di crostacei. Lavorava come fuochista nella Kunstkamera cumulando questo mestiere con l’essere un “pezzo d’esposizione”. Al creatore della Kunstkamera, l’imperatore Pietro il Grande, piaceva stringergli la mano. Foma prestò servizio per 16 anni e, dopo la sua morte, lo zar ordinò di creare un manichino, che doveva essere ricoperto con la pelle di Ignatiev e mostrato nella Kunstkamera.

Lo zar assunse il francese Nicolas Bourgeois, alto 2,26 cm, come lacchè viaggiante, lo fece sposare con una estone “per allevare una prole alta”, e dopo la morte del servitore nel 1724, ordinò che il cadavere fosse sezionato, il suo scheletro fosse e messo in mostra, gli organi fossero da conservare in alcool e fosse fatto un  manichino da esporre allo stesso modo di quello di Foma Ignatiev.

La Kunstkamera, il primo museo universale in Russia, secondo il piano di Pietro I, doveva erudire i visitatori e combattere la loro ignoranza. Secondo lui, a questo scopo erano adatti non solo libri e manufatti insoliti, ma anche tali campioni viventi o i loro manichini dopo la morte.

Storia della Kunstkamera di Pietro il Grande

La Grande Ambasciata di Pietro I, il primo viaggio estero dello zar russo, divenne non solo una missione diplomatica, ma anche una spedizione scientifica. Durante la visita nel 1697-1698 in Livonia e Curlandia, nonché Prussia, Sassonia, Olanda, Inghilterra e Austria, Pietro I visitò collezioni anatomiche, botaniche e zoologiche private, biblioteche, collezioni di oggetti d’antiquariato e artefatti orientali, studi di scienze naturali.

Si incontrò con scienziati, si mise d’accordo con loro sull’acquisto di collezioni, li invitò a trasferirsi a lavorare in Russia. Durante il suo viaggio, Pietro pensò per la prima volta di creare il proprio studio di rarità, la Kunstkamera.

Inizialmente, tutti gli acquisti europei di Pietro furono consegnati all’Aptékarskij prikaz, il “dicastero farmaceutico” che si trovava a Mosca. Ma con lo sviluppo della nuova capitale, San Pietroburgo, fondata nel 1703, lo zar ordinò nel 1714 di trasferirvi tutte le sue raccolte personali, la biblioteca, nonché le collezioni del dicastero farmaceutico. Inizialmente, le rarità furono depositate nella residenza del monarca, il Palazzo d’Estate. In continuo ampliamento, la collezione fu trasferita nel 1718 a Palazzo Kikin, confiscato al socio di Pietro I Aleksandr Kikin, arrestato nell’ambito dell’inchiesta contro Aleksej, il figlio dello zar.

Per scopi illuministici le collezioni erano aperte a tutti coloro che desideravano visitarle. Contrariamente alle proposte dei dignitari, lo zar si rifiutò di far pagare i visitatori della Biblioteca Imperiale e della Kunst-i- Naturkamora (così si chiamava allora la Kunstkamera): lui cercava di attirare l’interesse per la scienza e generare la passione allo studio.

“Chi si interesserebbe delle mie rarità naturali o vorrebbe vederle se dovesse pagare per questo? Quindi, ordino non solo di lasciare entrare qui tutti gratis, ma se qualcuno viene a guardare le rarità in compagnia, anche di offrire loro in omaggio a spese mie, un caffè, un bicchiere di vino o vodka, o qualcos’altro, in queste stanze”, ha ricordato le parole dello zar il segretario-conferenziere dell’Accademia delle scienze Jacob Stäehlin nel suo libro “Aneddoti autentici su Pietro il Grande” (1785).

L’unicità della raccolta faceva impressione non solo al pubblico russo, ma anche agli stranieri che erano in grado di apprezzare le rarità nel loro giusto merito.

L’inviato di Hannover e rappresentante della corte inglese presso la corte russa a San Pietroburgo, Friedrich Christian Weber, nel 1720, scrisse: “Se la già preziosa biblioteca  continuerà costantemente a crescere, essa in pochi anni diventerà alla pari con le biblioteche europee più importanti, non in termini numerici, ma in termini di valore dei libri che ci si trovano. I dipinti eccellenti che possiede lo zar non si possono comprare a nessun prezzo. Le cose ereditate da lui dai suoi antenati e quelle che ha ricevuto da tutte le regioni asiatiche, accuratamente custodite a San Pietroburgo, costituiscono un’eccellente studio di rarità […] Ci sono rarità chimiche e altre rarità dal regno delle piante e dei minerali,  ci sono molti mostri, c’è il globo di Gottorf, che presenta il sistema di Copernico, e non mancano strumenti matematici e molte altre cose che precedentemente erano sotto la supervisione di Areskin, il deceduto medico di corte dello zar: tutto questo lascia allibiti, non si capisce in che modo una raccolta così grande e preziosa sia potuta essere composta in così poco tempo”.  

Il 28 gennaio (l’8 febbraio per il nuovo calendario) 1724 Pietro I firmò il decreto sull’istituzione dell’Accademia delle scienze. La Kunstkamera e la biblioteca di Pietro I diventarono l’anima della base scientifica e materiale dell’Accademia.

Già dopo la morte di Pietro I, dalla fine del 1726, iniziò il trasloco delle collezioni nel nuovo edificio sull’isola Vasiljevskij, che era stato appositamente costruito dal 1718 per la camera delle rarità e la biblioteca, dove si trovano tutt’ora.

Primi oggetti esposti

La raccolta della Kunstkamera di Pietro può essere divisa in sei categorie: “Anatomia”, “Oggetti naturali”, “Rarità”, “Strumenti”, “Oggetti artificiali e curiosità”, “Minerali e paleontologia”.

1 / Anatomia

Nel 1714, la collezione anatomica contava solo “diverse centinaia di vasi con pesci, uccelli e rettili conservati”, che Pietro aveva acquistato in Olanda nel 1698, oltre a “diversi mostri e oggetti anatomici”.

Nel 1716, essa fu arricchita con una “raccolta di animali  a quattro zampe, uccelli, pesci, serpenti, lucertole, conchiglie e altre opere bizzarre della natura dalle Indie Orientali e Occidentali” del farmacista olandese Albert Seba, e nel 1717 con la famosa collezione anatomica del medico olandese Frederick Ryesh. Lungo il perimetro interno della sala si trovavano armadi con preparati zoologici, tra di loro erano posti scheletri umani.

Pietro era appassionato non solo di anatomia, ma anche di medicina. Imparò a sezionare i cadaveri, praticò la flebotomia, l’incisione degli ascessi, il bendaggio e la produzione di protesi, nonché il mestiere dentistico: spesso lui stesso eseguiva operazioni e cavava denti. Nella Kunstkamera è esposta una collezione dei denti estratti personalmente dallo zar.

Un tale hobby (insieme alle campagne militari di Pietro) contribuì allo sviluppo della medicina nel Paese: dal 1706 al 1717, in Russia vennero aperti  ospedali, scuole chirurgiche, giardini botanici, teatri anatomici. Dal 1728 al 1747 (fino all’incendio che distrusse parte della collezione) nell’edificio della Kunstkamera si trovava anche un teatro anatomico.

2 / Oggetti naturali 

Questi includono erbari, incisioni di piante, nonché animali impagliati e preparati “inumiditi”, cioè messi in alcool per conservarli, provenienti da tutti i continenti. Nel XVIII secolo, la collezione di Pietro I era considerata la più ricca in Europa. La raccolta zoologica era composta di sette categorie: quadrupedi, uccelli, anfibi, pesci, crostacei, molluschi e insetti. Inoltre c’erano ossa e scheletri, corna, teschi, animali e uccelli rari impagliati. Nelle sale erano esposti uno scheletro d’elefante e un elefante impagliato, al soffitto erano sospesi un grosso pesce e un coccodrillo impagliato.

3 / Rarità

Questa sezione conteneva reperti archeologici e paleontologici raccolti per decreto di Pietro nella parte europea della Russia e in Siberia.

Le prime antichità – oggetti della vita quotidiana e del culto – furono portate dai tumuli siberiani e da un insediamento dell’Orda d’oro vicino ad Astrakhan. Le altre spedizioni portarono abiti dei popoli siberiani e accessori sciamanici.

4 / Oggetti artificiali e curiosità 

Pietro I raccolse poi vari oggetti in oro, argento e pietre preziose, manufatti antichi, collezioni numismatiche, trofei militari (comprese le chiavi di diverse città), doni di monarchi europei, armi cerimoniali, dipinti, disegni e planimetrie.

Lui apprezzava particolarmente le rarità cinesi, che gli venivano portate dalle missioni diplomatiche russe in Cina o che acquistò da collezionisti occidentali.

Nel 1736, la Kunstkamera ricevette oggetti di valore di un braccio destro dello zar, il generale-feldmaresciallo di origini scozzesi Jakob Bruce. La sua collezione conteneva oggetti in pietra scolpita, bronzo, osso, corna di rinoceronte oltre a porcellana, ceramica e giocattoli meccanici.

Durante l’incendio nella Kunstkamera nel dicembre 1747, la collezione cinese fu parzialmente danneggiata, ma fu recuperata grazie alla spedizione in Cina di un medico di origine croata, Franz Luka Jelačić su commissione dell’Accademia delle Scienze.

5 / Minerali e Paleontologia

La Kunstkamera  di Pietro I esponeva sia minerali di origine russa (allume, zolfo, resina, minerali di ferro, rame e oro) che quelli rari, di origine straniera. Accanto a loro erano esposti fossili, conchiglie, ossa di animali preistorici: mammut, bisonte, rinoceronte lanoso.

6 / Strumenti

Durante tutta la sua vita Pietro I raccolse, ordinò e acquistò varie invenzioni.

Nel 1721 acquistò strumenti fisici e matematici dal fisico di Leida Peter Muschenbrook, che in seguito divenne fornitore dell’Accademia delle scienze. Nel XVIII secolo in seno all’Accademia furono create le Camere Strumentali, che fornivano attrezzature a uffici e laboratori.

Nella Kunstkamera è custodito l’astrolabio-planisfero (strumento per calcolare le longitudini e le latitudini delle sfere celesti, la lunghezza del giorno e della notte) prodotto dal maestro olandese A. Arsenius (XVII secolo), il cerchio meridiano di T. Ertel (1828) , sfere armillari (che imitavano il modello del sistema solare), telescopi, mirini di artiglieria della Guerra dei Sette Anni (1756-1763), la lente principale dello strumento incendiario fatto da E.V. Chirgnauser (1699) e molto altro. 

Dal XVIII secolo nella torre della Kunstkamera si effettuavano  osservazioni delle stelle. Vi passava il meridiano di San Pietroburgo, che divenne la base per mappare il Paese e pianificare la città. Dal 1730 la torre dell’edificio della Kunstkamera è coronata da una sfera armillare, simbolo della cognizione dell’Universo (quella attuale è già la terza).

Uno dei primi oggetti esposti fu il Grande Globo di Gottorf, creato nel 1650-1664 nell’Holstein (regione storica della Germania). Il diametro del globo, che raggiungeva 3,11 m, raffigurava l’intero Universo: all’interno c’era la galassia con costellazioni, all’esterno c’era una mappa della superficie terrestre conosciuta in quel momento. Il globo veniva messo in rotazione da una ruota idraulica, durante il giorno poteva compiere un giro completo attorno al proprio asse, simulando la rotazione del pianeta, cioè serviva anche come orologio. Pietro “chiese” il globo nel 1713 al giovane duca Karl Friedrich, che in seguito divenne il marito della figlia di Pietro, Anna, e il padre dell’imperatore Pietro III.

Ci misero quattro anni per trasportare il dispositivo: fino a Revel (Tallinn) fu portato via mare, successivamente fu trascinato. Il globo arrivò a San Pietroburgo nel 1717 su due slitte, trascinate da 800 contadini e accompagnate da 300 dragoni (cavalieri), che abbattevano le foresta e aprivano la strada. All’inizio, fu installato sul Campo di Marte vicino al Palazzo d’Estate, nel 1726 fu messo al terzo piano della torre della Kunstkamera, e successivamente sopra di esso furono eretti solai e piani superiori.

L’originale del Globo di Gottorf bruciò quasi completamente durante il grande incendio nella Kunstkamera del 1747. La sua copia, il Grande Globo Accademico, fu creata nel 1748-1752 ed è ora esposta nel museo.

Molti dei primi oggetti esposti della collezione sono presentati alla mostra permanente “La Kunstkamera di Pietro il Grande o la Torre delle conoscenze”, inaugurata nel 2022 in occasione del 350º anniversario del suo creatore

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