La Stazione Spaziale Internazionale è il progetto più costoso e complesso dell’umanità. Da più di vent’anni, quasi tutte le potenze spaziali hanno preso parte alle sue operazioni e decine di persone sono state a bordo.
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Allo stesso tempo, la Stazione Spaziale Internazionale è stata più volte oggetto di controversie. La più recente, ad esempio, è cosa fare dopo la scadenza della sua vita di servizio? Finora, l’operatività è stata concordata fino al 2024, ma i suoi principali utenti – Russia e Stati Uniti – hanno piani divergenti per il dopo. Chi ha il diritto di prendere le decisioni finali su questa e altre questioni?
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Chi partecipa alla vita della stazione?
Come suggerisce il nome, questo è un progetto internazionale congiunto. Al momento vi partecipano 14 Paesi: Russia, Usa, Giappone, Canada e alcuni membri dell’Agenzia Spaziale Europea: Belgio, Germania, Spagna, Danimarca, Italia, Paesi Bassi, Francia, Norvegia, Svizzera e Svezia.
La configurazione della Stazione Spaziale Internazionale è composta da due segmenti: quello russo e quello americano, che sono stati gradualmente assemblati per mezzo di moduli. Di solito, i cosmonauti russi e gli astronauti americani lavorano nei loro rispettivi segmenti (sebbene non ci siano restrizioni ai movimenti).
In 23 anni, la stazione è cresciuta fino a raggiungere 15 moduli principali: sei di essi sono considerati russi, sette americani, uno europeo e un altro giapponese.
Con i moduli, la distribuzione è più o meno la stessa: la Russia utilizza i propri moduli e il resto della stazione, previo accordo delle parti, è utilizzato da Usa, europei e giapponesi, che hanno una chiara divisione in percentuale di chi e quanto può stare a bordo.
Ma anche con una distribuzione così regolamentata dei diritti di utilizzo della Stazione Spaziale Internazionale e dei suoi spazi ci sono sempre state eccezioni a queste regole. Ad esempio, il modulo russo Zarja, il primo in assoluto a essere lanciato in orbita, è stato costruito su commissione e con i soldi della Nasa, il che lo rende ancora di proprietà dell’agenzia spaziale americana, anche se è considerato parte del segmento russo. D’altra parte, dopo la chiusura del programma Space Shuttle nel 2011, tutti gli astronauti americani e dei Paesi occidentali sono arrivati sulla stazione esclusivamente a bordo della Sojuz. Per nove anni, la Russia è stato l’unico operatore di lanci con equipaggio e ha fornito l’accesso alla stazione orbitante, che non può funzionare senza la presenza umana.
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Chi è a capo della Stazione Spaziale Internazionale?
Il meccanismo decisionale è esplicitato negli accordi che vanno sotto il titolo generale di “Memorandum of Understanding”. Il suo principio fondamentale è il processo decisionale basato sul consenso. Tuttavia, sarebbe problematico gestire un progetto così complesso organizzando ogni volta un summit internazionale. Ecco perché il Memorandum of Understanding designa la Nasa a capo della stazione Ciò significa che non ci sono accordi direttamente tra i Paesi partecipanti, ma solo con la Nasa.
Il controllo della stazione (dei suoi segmenti e moduli) è distribuito tra i partner, ma il “timone” principale, la sala di controllo di volo dell’intera stazione, si trova negli Stati Uniti, presso il Lyndon Johnson Space Center, di Houston, Texas. Da lì, insieme a specialisti di balistica russi, la traiettoria della Stazione Spaziale Internazionale viene corretta, ad esempio, per evitare collisioni con detriti spaziali e altri oggetti. È anche prevista la figura di un “direttore di volo”; la persona al comando della Stazione Spaziale Internazionale.
Anche in orbita c’è una chiara catena di comando e una rigida subordinazione dei ruoli. C’è un comandante della Stazione Spaziale Internazionale sulla stazione stessa (questa è una posizione ricoperta a turno tra i Paesi partner). “Il comandante è responsabile del completamento della missione e della sicurezza dell’equipaggio. In realtà, questa semplice frase definisce bene la gamma dei compiti di comando sulla Stazione Spaziale Internazionale. Anche se ha molte sfumature”, ha spiegato il cosmonauta russo Aleksandr Skvortsov, che è stato comandante della stazione. In generale, in orbita tutti sanno cosa fare: ognuno ha il proprio programma preciso. Il comandante è necessario per prendere decisioni chiave in caso di emergenza e situazioni straordinarie, ma è anche lui subordinato al direttore di volo a terra.
Chi paga la Stazione Spaziale Internazionale?
La Stazione Spaziale Internazionale non ha un bilancio unificato, con esplicitato il contributo annuale di ciascun Paese. Inoltre, parte di questo contributo viene effettuato non in termini monetari, ma in termini di baratto: servizi, lanci, sostituzione di attrezzature, ecc.
Tuttavia, è possibile calcolare i costi approssimativi di ciascuno dei Paesi coinvolti e risulta che il principale onere finanziario ricade sulle spalle degli Stati Uniti. Negli anni dell’esistenza della Stazione Spaziale Internazionale, il volume totale degli investimenti in essa è stato di oltre 150 miliardi $, di cui l’America ne ha investiti 100. Ogni anno, secondo la Nasa, si tratta di 3-4 miliardi di dollari, mentre i Paesi dell’Ue spendono meno di 1 miliardo all’anno in totale, e il Giappone e il Canada ancora meno. La Russia, invece, stanzia annualmente circa mezzo miliardo di dollari per questo progetto.
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