Le tre più geniali invenzioni del celebre ingegnere Vladimir Shukhov

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GEORGY MANAEV
Alla fine del XIX secolo questo russo ebbe delle idee davvero pionieristiche, utili ancora oggi in architettura e nell’estrazione petrolifera

Le torri iperboloidi di Shukhov

Il progetto più innovativo e celebre di Vladimir Shukhov (1853-1939) è sorprendente nella sua semplicità, come la maggior parte delle sue opere. Pjotr Khudjakov, amico di Shukhov, scrisse nelle sue memorie che negli anni Ottanta dell’Ottocento, le invenzioni di Shukhov non erano apprezzate da molti funzionari statali perché erano “disgustosamente a buon mercato” e non lasciavano opportunità di appropriazione indebita.

I progetti delle torri iperboloidi e dei gridshell, i gusci strutturali a graticcio, brevettati da Shukhov nel 1894-1896, erano davvero economici, veloci da costruire e così durevoli che molte delle torri di Shukhov, costruite tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, sono ancora al loro posto!

Il principio di base della torre di Shukhov è che è una struttura a forma di iperboloide, realizzata con un reticolo di travi metalliche leggere. Ciascuna trave è posizionata con una certa inclinazione e curvatura, sebbene ognuna sia dritta, il che rende comodo il trasporto delle parti. Di conseguenza, la costruzione diventa robusta a causa del suo stesso peso ed è resistente ai forti venti perché è una struttura a traliccio! L’ispirazione per questo design gli venne dalla tradizione russa, più precisamente da un cestino di vimini russo, che è molto leggero ma può sostenere pesi considerevoli.

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La più celebre applicazione della tecnica di Shukhov fu la “Torre Shukhov”, costruita nel 1919-1922, a Mosca come antenna radio. In totale furono erette oltre 200 torri simili. La sua prima torre iperboloide, costruita per l’Esposizione panrussa del 1896, è ancora conservata a Polibino, nella Regione di Lipetsk.

Il gridshell e i tetti a traliccio di Shukhov

Parallelamente all’idea delle torri iperboloidi, Shukhov sviluppò le sue strutture gridshell, ossia i gusci strutturali a graticcio. Venivano in parte utilizzati nelle torri stesse ed erano utili anche per realizzare coperture trasparenti e veloci da montare su edifici o padiglioni espositivi.

I tetti a traliccio di Shukhov sono stati utilizzati nella costruzione del Museo di Belle Arti Pushkin, dell’Ufficio postale principale di Mosca e di molti altri edifici. Uno dei tetti più impressionanti è stato installato nella stazione ferroviaria Kievskij di Mosca: la lunghezza totale della copertura è di 230 metri (e ancora è intatto).

Il metodo di cracking petrolifero di Shukhov

La prima invenzione brevettata di Vladimir Shukhov, creata nel 1876 quando aveva solo 23 anni, fu un ugello a vapore per la dispersione dell’olio combustibile. Più tardi, nel corso della sua vita, Shukhov continuò la ricerca sui motori a petrolio e sulla produzione di petrolio. Nel 1891, sviluppò un’installazione tubolare a funzionamento continuo per il cracking con olio diatermico e brevettò il primo metodo di cracking termico al mondo noto come “cracking di Shukhov”. Nel 1931 a Bakú (capitale dell’odierno Azerbaigian), fu costruito un impianto di cracking petrolifero sovietico che utilizzava il metodo di Shukhov. Tra i suoi vantaggi c’era il fatto che sia il condensatore che la caldaia erano mantenuti continuamente sotto pressione.

Nel 1908, gli ingegneri americani William Burton e Robert E. Humphreys svilupparono e brevettarono indipendentemente un processo di cracking simile. Così, quando, nel 1924, una delegazione dell’American Sinclair Oil Corporation visitò Shukhov a Mosca, Vladimir Shukhov non poté fare a meno di notare che il metodo americano era in realtà una sua variante, il che gli permise di affermare con orgoglio che “l’industria petrolifera russa potrebbe facilmente costruire un apparato di cracking secondo uno qualsiasi dei sistemi descritti senza essere accusata dagli americani di averla presa in prestito gratuitamente”.

Shukhov progettò anche oleodotti: creò il primo oleodotto russo, a Bakú, nel 1878. Inoltre, sotto la sua supervisione e seguendo il suo progetto, furono costruiti importanti oleodotti come quello di 883 chilometri da Bakú a Batumi (nel 1907; allora la città si chiamava Batúm) e quello di 618 chilometri da Groznyj a Tuapsé (nel 1928).


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