Telegram: cos’è, come funziona, e chi possiede questo servizio di messaggistica istantanea

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Sempre più persone stanno lasciando WhatsApp per passare a questo suo “concorrente” che ha molte funzionalità interessanti e garantisce una maggiore privacy. Ecco le risposte alle domande più comuni

Il 12 gennaio 2021, Telegram è diventata la seconda applicazione più popolare negli Stati Uniti quanto a download, e il fondatore di questo servizio di messaggistica istantanea, Pavel Durov (1984-), ha annunciato sul suo canale 25 milioni di nuovi utenti in tre giorni. Il 38% dei nuovi utenti è asiatico, il 27% è europeo, il 21% è latinoamericano. Un altro 8% sono residenti del Medio Oriente. Il numero totale di utenti ha superato i 500 milioni.

Il numero di utenti di Telegram ha iniziato a crescere dopo il blocco dell’account di Donald Trump su Twitter, Facebook, Instagram e altre piattaforme il 7 gennaio. Un altro fattore nell’afflusso di pubblico è stata la nuova politica sulla privacy di WhatsApp, secondo la quale i dati personali dei suoi utenti sono messi a disposizione di Facebook (la società possiede WhatsApp). Successivamente, l’aggiornamento delle regole è stato posticipato al 15 maggio 2021 a causa delle critiche degli utenti.

“Le persone non vogliono più scambiare la loro privacy con servizi gratuiti. Non vogliono più essere tenuti in ostaggio da monopoli tecnologici che sembrano pensare di passarla liscia sempre e comunque perché le loro app hanno superato una massa critica di utenti”, ha commentato Durov.

In che cosa Telegram è diverso dagli altri servizi di messaggistica istantanea?

Le chat uno a uno e di gruppo sono solo una piccola parte dell’infrastruttura di messaggistica.

Ad esempio, in Telegram, si possono creare chat segrete legate al dispositivo di uno specifico utente, ovvero che non vengono salvate sui server del servizio e, su richiesta dell’utente, scompariranno dopo un certo periodo di tempo. Si può anche impostare un timer su qualsiasi foto o video in queste chat: alla fine, anche loro si autodistruggeranno. E se fate screenshot, la app avviserà sempre il vostro interlocutore di questo.

Invece dei gruppi consueti in altri servizi di messaggistica istantanea, in Telegram ci sono i canali. La loro differenza fondamentale è la completa assenza di algoritmi. Secondo l’approccio di Telegram, gli utenti stessi controllano il proprio consumo mediatico: tutti i messaggi vengono pubblicati nel canale cronologicamente. Il servizio manca anche della funzione “discover”, popolare nelle applicazioni moderne. Si suppone che apprenda nuovi canali interessanti tramite messaggi inoltrati da amici e altri canali o da fonti esterne. Su Telegram si può portare avanti un canale sia apertamente che in modo anonimo, si possono includere commenti sui post e una chat pubblica può essere collegata al canale.

Un’altra caratteristica interessante è la geo-datazione. Sei in un’altra città, sei annoiato e vuoi incontrare qualcuno. Premi la sezione “Contatti”, seleziona “Trova persone nelle vicinanze” e vedrai un elenco di tutte le persone che ti sono vicine (e che hanno accettato di abilitare questa funzione). Inoltre, gli utenti creano periodicamente chat per un luogo specifico, che sia un museo, una piazza o un bar: puoi anche andare lì, fare una domanda o iniziare a chattare con una persona che si trova nelle vicinanze.

Telegram ha anche molti bot che calcolano per te il tasso del dollaro, ti permettono di ascoltare qualsiasi canzone direttamente nell’applicazione, creare un feed di notizie personalizzato e così via.

Telegram ha anche un comodo client desktop e una versione web che non richiedono un canale di comunicazione funzionante con uno smartphone, come, ad esempio, WhatsApp e Viber.

A chi appartiene Telegram?

Pavel Durov

Secondo i dati ufficiali, a sviluppare Telegram sono stati il fondatore del popolare social network russo VKontakte Pavel Durov e suo fratello Nikolaj. La prima versione dell’applicazione è stata pubblicata su AppStore nell’agosto 2013. Pavel Durov afferma che Telegram sta crescendo e si sta sviluppando grazie ai suoi investimenti personali (con i guadagni di VKontakte), e nel 2016, in un’intervista con la rivista “Fortune”, ha affermato di spendere circa 1 milione di dollari al mese per supportare il servizio.

Nel 2014, Pavel Durov ha lasciato definitivamente la carica di amministratore delegato di VKontakte, ha venduto le azioni della società e se n’è andato dalla Russia. Nel suo blog ha spiegato questo atto con il cambiamento degli azionisti del social network nel 2013. Prima di questa decisione, uno degli azionisti aveva iniziato ad accusare Durov di essere coinvolto nel progetto personale di Telegram a scapito degli interessi del social network.

Inizialmente, Telegram non supportava nemmeno la lingua russa, ma era rivolto a un pubblico più ampio in tutto il mondo: il servizio di messaggistica è stato localizzato in russo solo nel 2017.

Come è stato bloccato Telegram in Russia?

Sempre nel 2017, l’Fsb ha chiesto a Telegram di fornire le chiavi di crittografia per la corrispondenza degli utenti sospettati di preparare attacchi terroristici. I rappresentanti di Telegram si sono rifiutati di condividere i dati, dicendo che era tecnicamente impossibile. Di conseguenza, nel 2018, il Roskomnadzor, il Servizio federale per la supervisione nella sfera della connessione e comunicazione di massa, ha ufficialmente bloccato Telegram sul territorio russo. Anche se il servizio era ancora disponibile tramite VPN e presto i suoi sviluppatori hanno imparato a bypassare il blocco in modo che funzionasse anche senza connettere servizi di terze parti, anche se con alcuni, rari, problemi di funzionamento.

Nel giugno 2020, il Roskomnadzor ha sbloccato Telegram, affermando che il servizio “apprezza la volontà espressa dal fondatore di Telegram di contrastare il terrorismo e l’estremismo”. La società ha sviluppato un sistema per prevenire attacchi terroristici, essendo riuscita a mantenere la segretezza della corrispondenza, ha scritto Durov.

Sembra che Durov stesse progettando anche di lanciare una criptovaluta basata su Telegram, è così?

Non solo valuta: Durov aveva pianificato di lanciare un’intera piattaforma blockchain di pagamento chiamata TON (Telegram Open Network), che avrebbe dovuto includere il servizio di messaggistica Telegram stesso, la criptovaluta Gram e strumenti di archiviazione dei dati.

Per questo progetto, nel 2018, Durov è stato in grado di attrarre 1,7 miliardi $ da 175 investitori, ai quali ha promesso di pagare 2,9 miliardi di token Gram dopo il rilascio. La piattaforma avrebbe dovuto essere lanciata entro la fine di ottobre 2019, ma l’11 ottobre la SEC (la Securities and Exchange Commission; l’ente federale statunitense preposto alla vigilanza della Borsa valori) ha presentato un reclamo alla Corte del Distretto Sud di New York, accusando Telegram di distribuire illegalmente token digitali non registrati, che la SEC considerava titoli, e non valuta.

Nel marzo 2020, la Corte dello Stato di New York ha riconosciuto Gram non come valuta, ma come titolo e ne ha vietato l’emissione e il trasferimento agli investitori negli Stati Uniti e in tutto il mondo. Durov ha firmato un accordo transattivo con la SEC, secondo il quale ha dovuto pagare agli investitori 1,2 miliardi di dollari. Nel maggio dello stesso anno, Pavel Durov ha annunciato la chiusura di TON e in giugno ha saldato l’intero debito.

Cosa succederà a Telegram ora?

A dicembre 2020, Pavel Durov ha annunciato che Telegram inizierà a guadagnare dal 2021. Secondo il fondatore del servizio di messaggistica, il processo sarà “discreto”: tutti i servizi esistenti rimarranno gratuiti per gli utenti e non ci saranno annunci pubblicitari nelle chat. Durov prevede di guadagnare con funzioni aggiuntive per team aziendali e utenti con esigenze avanzate, ad esempio sticker a pagamento.

“Offriremo la nostra piattaforma pubblicitaria per i canali, che fornirà agli utenti comfort e privacy e ci consentirà di coprire i costi dei server e del traffico”, ha scritto Durov sul suo canale Telegram. Ora il sito non regola la pubblicità nei canali.

Dopo questo annuncio, nel gennaio 2021, diversi investitori occidentali si sono offerti di acquistare una quota del 5-10% della società, stimati in 30 miliardi $. Durov ha respinto questa proposta, ha riferito il giornale online “The Bell”. A Durov sarebbe stata anche fatta un’altra offerta: prendere in prestito 1 miliardo $. Ma non avrebbe ancora preso una decisione definitiva al riguardo. Secondo “The Bell”, il debito può essere convertito in azioni in caso di IPO della società e il denaro stesso è necessario per espandere e finanziare Telegram prima che si quoti in Borsa.

Se Telegram cresce e va verso una IPO (Offerta pubblica iniziale), allora Telegram sta andando bene?

Non proprio. Sembra che ci sia un rischio reale che Telegram venga rimosso dall’AppStore, quindi sarà molto più difficile far crescere la base di utenti.

Il 17 gennaio 2020, l’organizzazione no-profit americana Coalition for a Safer Web ha intentato una causa contro Apple chiedendo di rimuovere Telegram dall’AppStore, secondo quanto ha riferito il “Washington Post”. Secondo l’organizzazione, nel servizio di messaggistica sono stati diffusi chiamate messaggi estremisti pro Trump in previsione dell’assalto al Campidoglio a Washington il 6 gennaio 2021 e Telegram non ha adottato alcuna misura per bloccare queste comunicazioni. Durov non ha ancora commentato l’accusa, ma il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha già risposto.

“Ho già sentito che hanno minacciato Telegram di privarlo dell’opportunità di fornire i suoi servizi, sarebbe uno scenario interessante”, ha ironizzato Lavrov, ricordando che “gli Stati Uniti  sono firmatari della Convenzione per la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali e di altri accordi internazionali” e che “tutti questi documenti dicono: ognuno ha il diritto alla libera espressione della propria libera opinione. E questo diritto include la libertà di elaborare le informazioni indipendentemente dai confini statali, oralmente, per iscritto o attraverso la stampa…”.

Lo stesso Pavel Durov ha ripetutamente criticato Apple. In particolare, l’oggetto della sua critica era la commissione del 30% sulle vendite di applicazioni di terze parti nell’AppStore. Secondo Durov, Apple censura alcune applicazioni, monitora gli utenti e costringe gli sviluppatori di applicazioni a mostrare più annunci pubblicitari per guadagnare denaro.

Inoltre, Durov nel gennaio 2020 ha criticato la decisione di Apple e Google di rimuovere dai loro negozi l’app Parler, popolare tra i sostenitori del presidente uscente degli Stati Uniti Donald Trump. Durov ha inoltre invitato tutti gli utenti a passare ad Android.

“Apple è la più pericolosa delle due perché può limitare completamente le app che usi, mentre su Android puoi installare app self-hosted come APK (file Android Package). […] Per quanto riguarda iOS, stiamo lavorando a una Rich Internet application che verrà eseguita in Safari quasi senza problemi come app nativa. Ancora non è la stessa cosa, ma dovrebbe funzionare in casi estremi”, ha spiegato Durov.


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