Che faccia aveva davvero Pushkin? Ed è autentica la sua “unica foto”?

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EKATERINA SINELSHCHIKOVA
Dopo quasi duecento anni di studi dedicati al grande poeta russo, si dovrebbe sapere tutto su di lui. Eppure, ancora oggi non siamo del tutto certi del suo aspetto fisico. L’“unica foto” (un dagherrotipo) è un falso, e i pittori che hanno dipinto i suoi ritratti, a quanto pare, l’hanno abbellito

L’unica fotografia di Pushkin

Su internet, da molto tempo, gira una presunta foto di Aleksandr Pushkin (1799-1837). Si tratta di un’immagine, realizzata nel 1836 a San Pietroburgo da Louis Daguerre, inventore della tecnica della dagherrotipia. In questo dagherrotipo, in effetti, si vede un uomo che ha le sembianze del grande poeta, per come lo conosciamo da una serie di noti ritratti. Ma non è Pushkin. 

Confutare il mito dell’unico “ritratto fotografico” è abbastanza facile. Ai tempi di Pushkin, infatti, si stava già sperimentando con la dagherrotipia, ma il metodo fu presentato come pienamente efficiente soltanto nel 1839, due anni dopo la morte del poeta in duello

Inoltre, il metodo era ben lungi dall’essere ideale: per fare una sola foto, con risoluzione abbastanza modesta, ci volevano alcuni giorni (le immagini venivano realizzate con la cosiddetta “esposizione lunga”). Durante tutto questo tempo, il soggetto non poteva muoversi, perché altrimenti le “foto” non  risultavano sufficientemente nitide. Naturalmente, nessuno era in grado di star fermo per così tanto tempo.

Infine, non c’è alcuna conferma che Pushkin abbia mai incontrato Louis Daguerre.

“Un misto di scimmia e di tigre”

I ritratti classici di Pushkin sono quelli dei pittori russi Orest Kiprenskij (1782-1836) e Vasilij Tropinin (1776-1857).

Persino gli stretti parenti del poeta convenivano sulla straordinaria somiglianza dei ritratti con il poeta reale. Allo stesso tempo, gli stessi parenti ammettevano che gli artisti avevano “abbellito” Pushkin. 

Tuttavia, di Tropinin abbiamo anche uno schizzo nel quale il poeta è raffigurato senza l’uso di “filtri”. 

Quanto ai contemporanei di Pushkin, ricordavano i suoi capelli castani ondulati, le basette che consideravano “orribili” e il naso piuttosto prominente. Anna Olenina, una delle muse di Pushkin, lo ricordava così: “Avendogli già donato un genio unico, Dio non gli ha dato un aspetto piacevole… Il profilo africano, trasmessogli dalla genia di sua madre, non donava alla sua faccia. Aggiungete a questo le orribili basette, i capelli arruffati, le unghie che sembrano artigli e la bassa statura”.

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Per “bassa statura” la Olenina intendeva 166,7 cm, sebbene all’epoca fosse l’altezza media dei maschi in Europa.

Un altro mito che riguarda Pushkin sono le sue origini africane. È noto che il suo bisnonno, Abram Petrovich Gannibal, veniva dall’Etiopia, fu portato in Russia come schiavo e vi rimase per sempre. I contemporanei, infatti, parlavano di pelle olivastra e labbra prominenti del poeta, ma aveva soltanto 1/8 di sangue africano. La sua carnagione non fu sempre olivastra, molte volte viene descritto come “estremamente pallido”. È che la pelle del poeta reagiva al sole molto velocemente, pertanto molti lo vedevano piuttosto scuro. A proposito, a causa di questa sua particolarità, in primavera e nel periodo estivo il poeta usciva quasi sempre con un parasole. Inoltre, gli occhi di Pushkin erano di un colore azzurro chiaro. Quanto al suo aspetto fisico, il poeta stesso, nei suoi diari del periodo liceale, si autodefiniva come “un misto di scimmia e di tigre”. C’è da dire però che all’epoca con questa espressione si indicavano i francesi. Quindi, non sappiamo se da parte del poeta si trattasse di un’autocritica o se credesse davvero di assomigliare a un francese.

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