Perché in Siberia vengono venerati gli orsi?

Alcune popolazioni indigene della Russia considerano l’orso come il loro antenato e lo idolatrano con varie cerimonie di addomesticazione, speciali feste e cacce rituali

Il culto dell’orso è un fenomeno peculiare, un tempo diffuso molto nella Transbaikalia e nella Manciuria Esterna (a nord dell’Amur). Ancora oggi si può trovare tra le etnie indigene della Russia che hanno conservato il loro stile di vita tradizionale.

L’orso è l’antenato

Un'incisione raffigurante una famiglia di indigeni, forse provenienti dalla Siberia. La donna tiene in mano uno storione, mentre l'uomo ha un arco con frecce e una lancia. Sullo sfondo, un orso appena ucciso

In Siberia vivono gli Evenchi, gli Ostiachi (o Khanty), i Mansi, i Nivchi, gli Ulci (o Ulch) e molte altre popolazioni indigene. Ancora oggi alcune di loro credono che ognuno abbia un suo antenato-animale: un animale che non solo ha dato vita alla tribù, ma che la accompagna per tutta la vita. Spesso si tratta di animali comuni nella regione, grazie ai quali le persone nel passato “sopravvivevano” in determinate situazioni. L’orso era uno di loro. Il suo culto è associato a molte tradizioni, che vengono ancora osservate in alcuni piccoli gruppi etnici.

Ad esempio, alcuni Evenchi, gli indigeni della Siberia orientale, chiamano l’orso “amikan” (“nonno”, “vecchietto”), “amakchi” (“bisnonno”), “ami” (“padre”) e con altri termini associati alla famiglia. Una delle occupazioni principali di questa comunità è la caccia: ogni inverno gli Evenchi lasciano i loro villaggi e si recano in zone remote della taiga. Nonostante la sacralità dell’orso, è anche un bersaglio: soprattutto per il suo prezioso grasso, che ha proprietà medicinali. 

L'Irkuyem, l'orso sacro della Kamchatka, 1999

Gli Evenki credono che ogni cacciatore possa uccidere solo un numero strettamente definito di orsi, e che se dovesse superare questo numero sarà punito dalle forze superiori e perderà la vita. Pertanto, il processo di uccisione di un animale è diventato rituale: il cacciatore si scusa con la bestia e spiega perché ha iniziato la caccia. La carne viene in parte seppellita e in parte mangiata. Dopo una battuta di caccia, l’orso riceve un funerale particolare: le ossa e la testa vengono collocate in una speciale capanna di legno, che si trova nella direzione in cui l’orso camminava prima di essere ucciso. Gli Evenki credono che così non saranno perseguitati dallo spirito dell’animale ucciso. In seguito si svolge il rituale “takamin” (“ingannare l’orso”): tutti i partecipanti alla caccia condividono un pasto con la carne di un orso ucciso e augurano al cacciatore che lo ha ucciso buona fortuna, salute e una grande mandria di renne. Il cacciatore è l’ultimo a iniziare il pasto, e gli occhi dell’orso, accuratamente cavati, vengono posti vicino alla sua tenda.

1 luglio 1992. Teschio d'orso: un talismano che protegge la casa di una famiglia Evenki nella taiga della Jakuzia

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Anche tra i Buriati esisteva il culto dell’orso. Come gli Evenchi, consideravano l’animale un “membro della famiglia” e lo chiamavano “babagaj”, una parola comune per tutti i parenti più anziani. È stato il folklore buriato a dare origine alle due versioni mitiche più diffuse sull’origine dell’orso. La prima suggerisce che un cacciatore si sia volontariamente trasformato in un orso a causa dell’invidia e della cattiveria di coloro che lo circondavano. La seconda sostiene che un uomo sia stato trasformato in un orso a causa dei suoi misfatti: avidità, crudeltà, dileggio. In base alla loro tradizionale combinazione di sciamanesimo e totemismo, i buriati ritengono che anche l’orso sia uno sciamano, il più forte di tutti.

Un cacciatore in un villaggio degli Evenki, 1912

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La Festa dell’orso

La manifestazione più suggestiva del culto dell’orso è la “Festa dell’orso”. Ogni popolo ha una propria leggenda sulle sue origini. Per gli Evenchi le cose stanno così: una giovane ragazza, ritrovatasi nel bosco, si riparò in una tana di orso e vi trascorse l’inverno. In primavera, quando tornò a casa, diede alla luce un cucciolo d’orso, che allevò come un figlio, e dopo un po’ si sposò e diede alla luce un bel maschietto. Quando i fratelli crebbero, decisero di lottare tra loro e l’uomo uccise l’orso. Quest’ultimo, morendo, spiegò al fratello come cacciare e seppellire correttamente gli orsi. Le leggende possono essere diverse, ma tutte hanno un motivo comune: l’orso sceglie un uomo a cui trasmettere le conoscenze sacre sulla caccia e sul corretto trattamento dei suoi simili. 

Un cacciatore mostra la pelle di un orso che ha appena ucciso, 1973, Repubblica della Buriazia

 Per alcuni popoli, la festa coincideva con un successo nella caccia all’orso, mentre per altri era ciclica e si svolgeva a gennaio o a febbraio. Nel primo caso, l’evento centrale era un banchetto: la carne di un orso ucciso veniva consumata di notte, dall’inizio e fino alla fine del banchetto, con uno dei parenti del cacciatore che mangiava carne cruda per acquisire forza, saggezza e abitudini da orso. Tra un pasto e l’altro si svolgevano danze, canti e giochi.

Gara di tiro con l'arco durante il tradizionale Festival dell'Orso di Nivkh, 1970, Oblast' di Sakhalin

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Al festival degli orsi sull'isola di Sakhalin

La festa regolare non era legata alla caccia: a volte veniva celebrata come veglia per un parente morto, la cui anima era passata all’orso, altre volte come festa cerimoniale durante la quale la tribù ringraziava e lodava gli spiriti. Un cucciolo veniva trovato nella foresta e allevato in una gabbia per tre anni; all’inizio la padrona di casa lo allattava persino come un bambino, e lo chiamava “figlio”. Trascorsi tre anni, il proprietario offriva del liquore agli spiriti della casa e si scusava di non poter più tenere l’orso.

Al festival degli orsi sull'isola di Sakhalin

Poi, insieme agli ospiti, si avvicinava alla gabbia e dava da mangiare al bestione, che veniva liberato e portato in giro per le case, i cui proprietari offrivano dolcetti e si inchinavano per portare prosperità alla casa. L’orso veniva macellato e scuoiato in un luogo appositamente preparato, e la testa e la pelle venivano calate in casa attraverso il camino. Dopo aver cucinato seguiva la cena: la carne di orso bollita veniva prelevata dal calderone con un mestolo da orso e servita in una speciale ciotola di legno. Le ossa venivano raccolte dopo il pasto e date in dono ai proprietari con qualche regalo. Prima della fine della festa, gli anziani si sedevano per una notte intera accanto al teschio dell’orso e gli parlavano.

Al festival degli orsi sull'isola di Sakhalin


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