Bambole dipinte in stile Khokhloma
Aleksej Sukhorukov/SputnikLa kukla-nevaljashka (“kukla” in russo significa “bambola”) è composta da due sfere cave. Il fatto che la rende speciale è che è dotata di uno speciale materiale di zavorramento all’interno della sfera inferiore. Il centro di gravità della bambola è posizionato in modo tale che, indipendentemente da come viene girata o messa di lato, si rialza sempre in posizione verticale.
Un bambolotto sempre in piedi
Damian Yerrick / Dominio pubblicoLo stesso nome “nevaljashka” (“неваляшка”) viene del verbo russo “valjatsa” (“валяться”), che significa “stare sdraiato”, “poltrire”, “stare a letto (senza fare niente)”. Insomma, questa bambola “non sta sdraiata”, “non poltrisce”. È stata anche chiamata “Vanka-vstanka” (“Ванька-встанька”). Vanka è un diminutivo-vezzeggiativo di Ivan e “vstanka” viene dal verbo “vstat” (“встать”): “levarsi”, “alzarsi in piedi”. Per una sorta di: “Ivanuccio-che-si-alza”. In Italia bambole dal meccanismo simile sono chiamate “misirizzi”, anche se sono particolarmente note con il nome commerciale di “Ercolino sempre in piedi”, in seguito a una massiccia campagna pubblicitaria degli anni Sessanta del Novecento dell’azienda casearia Galbani.
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Il più delle volte la “nevaljashka” aveva l’immagine di un bebè dalle bellissime ciglia. Aveva un cappello bianco in testa e guanti a manopola bianchi sulle mani rotondeggianti. Letteralmente ogni bambino dell’Urss aveva un giocattolo del genere. Si riteneva che fosse utile per i bambini piccoli che stavano appena iniziando a sviluppare la coordinazione.
Bambole Nevaljashka, 1964
TASSLa bambola passava nelle famiglie di generazione in generazione. Molti hanno ancora queste bambole a prendere polvere da qualche angolo di casa. Altri, al contrario, che non le hanno più, ne vanno in cerca nei mercatini dell’usato, per un impulso nostalgico, o cercano qualcosa di simile di nuova produzione per i loro figli.
La bambola russa più famosa è senz’altro la matrioshka, che ha diverse bambole più piccole e identiche nascoste al suo interno. È diventata un popolare souvenir dalla Russia, ma la nevaljashka non ha nulla da invidiare alla più celebre bambola russa. La rotondità della matrioshka ha fatto da prototipo anche per la nevaljashka.
Matrjoshka o nevaljashka?
Natalya Gorshkova/SputnikLe prime bambole di legno dette “kuvyrkany” (“кувырканы”); dal verbo “kuvyrkát” (“кувыркать“); “rovesciare”, “capovolgere”; “far capitombolare”, antenate della nevaljashka, sono apparse per la prima volta in Russia all’inizio del XIX secolo. Gli artigiani le dipingevano a mano con una tavolozza di colori vivaci e queste bambole erano un attributo indispensabile delle fiere della Russia zarista.
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Bamboline daruma
Collezione del Museo di Auckland Tamaki Paenga Hira (CC BY 4.0)Secondo diverse fonti, simili bambole sono apparse per la prima volta in Cina o in Giappone, dove erano conosciute già nel VI secolo. In Cina c’erano le bambole di argilla “budaoweng” (“il vecchio non cade”). E in Giappone sono incredibilmente popolari le “dàruma” in legno, che si pensava portassero fortuna (rappresentano il buddista Bodhidharma, fondatore e primo patriarca dello Zen, che dopo essere rimasto a meditare per nove anni, si era atrofizzato braccia e gambe).
Le daruma, derivate probabilmente dalle bamboline in cartapesta “okiagari-koboshi” (“piccolo monaco rotondetto” o “piccolo monaco sempre-in-piedi”), venivano esportate dal Giappone come souvenir e presentate alle fiere in Russia e in Europa. Erano conosciute anche in Francia, dove erano chiamate “culbuto” o “ramponneau”. Mentre la Germania aveva i suoi “Stehaufmännchen” (“uomini che si alzano”) in legno.
Negli anni Settanta del Novecento, negli Stati Uniti fecero la loro comparsa le famose bambole “Weebles” a forma di ovetto, della compagnia Playskool. In inglese, questo tipo di giocattolo è chiamato “round-bottomed doll” (“bambola dal fondo rotondo”) o “Roly-poly tot” (con “Roly-poly” si indica la famiglia di millepiedi Glomeridae, che si raggomitola quando percepisce un pericolo, formando una pallina)
Produzione di bambole Nevaljashka presso lo stabilimento di polvere da sparo di Tambov
Aleksandr Ryumin/TASSLa nevaljashka divenne particolarmente popolare in Urss. E, forse, il fatto più sconvolgente è che questa bambola apparentemente innocente era prodotta nello Stabilimento di polveri da sparo di Tambov.
Nel 1957, l’azienda, che aveva fornito polvere da sparo e munizioni al Paese durante la Seconda Guerra Mondiale, decise di utilizzare l’enorme quantità di scarti della produzione di polvere da sparo (celluloide) per scopi civili. Così vennero prodotti dei giocattoli piacevoli per i bambini. All’inizio degli anni Sessanta erano state prodotte già più di un milione di bambole misirizzi e iniziò l’esportazione non solo nei Paesi del blocco socialista fedele a Mosca, ma anche negli Stati Uniti, in Cina e in America Latina.
Produzione di bambole Nevaljashka presso lo stabilimento di polvere da sparo di Tambov
Ilya Pitalev/SputnikIn seguito, la fabbrica passò a un altro materiale: la plastica incolore e trasparente, che non è infiammabile come la celluloide. Negli anni Novanta, la produzione della nevaljashka ha persino salvato lo stabilimento dalla chiusura, poiché per qualche tempo non c’erano ordini da parte dello Stato per la Difesa. Nella città di Kotovsk, nella regione di Tambov, dove si trova l’impianto, è stato persino eretto un monumento alla nevaljashka.
Monumento alla Nevaljashka a Kotovsk, nella Regione di Tambov
Anatolij Dushin (CC BY-SA 3.0)Ed è proprio la Fabbrica di polveri da sparo dii Tambov a produrre ancora le bambole che tornano in piedi da sole, il cui assortimento conta più di 30 modelli.
Diversi tipi di Nevaljashka prodotti dalla fabbrica di polvere da sparo di Tambov
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