Barkhatovo, quel villaggio della Siberia rinato grazie a un boom di bambini adottati

Sergej e i suoi figli adottivi

Sergej e i suoi figli adottivi

Ruptly
Stava per scomparire dalle mappe geografiche. Fino a quando una donna del villaggio ha deciso di adottare il primo orfanello. Il suo gesto ha ispirato molte altre famiglie. Adesso, su una popolazione di 247 persone, 126 sono ragazzi e ragazze adottati

Fino a un paio di decenni fa, il villaggio di Barkhatovo, nella Regione di Kemerovo (Siberia meridionale), stava scomparendo dalle mappe geografiche. L’assenza di lavoro, di servizi e di forme di intrattenimento spinse masse di giovani ad andarsene nelle città più grandi. Ed è stato proprio in quel periodo che alcuni abitanti del posto hanno iniziato ad accogliere i bambini degli orfanotrofi. Durante l’ultimo censimento della popolazione, realizzato nell’autunno di quest’anno, si è scoperto che a Barkhatovo, su una popolazione di appena 247 persone, 126 sono bambini adottati! 

Tre bimbi naturali e 20 adottivi

Tatjana Fadjushina (a sinistra) e i suoi figli

“Io e mia figlia abbiamo sentito parlare della campagna regionale ‘Trovami, mamma!’ nel 2011, durante un servizio televisivo - ha raccontato Tatjana Fadjushina a un giornale locale -. Mia figlia ha detto: ‘Mamma, ne prendiamo uno? E poi, la sera, quando mio marito è tornato dal lavoro, gli ho detto: ‘Caro, ne adottiamo uno?’”.

All'epoca Tatjana aveva già cresciuto tre figli, ormai adulti; e non poteva non notare come il suo villaggio stesse piano piano scomparendo a causa del netto crollo delle nascite e di una popolazione sempre più anziana. 

Il villaggio di Barkhatovo

Il primo bimbo adottato dalla famiglia aveva 11 mesi. Si chiamava Sasha. Poi venne Andrej, che all'epoca aveva due anni. La terza volta che Tatjana si recò in visita all’orfanotrofio per adottare un altro bambino, Ljdia Bondareva, la sua vicina di casa, decise di andare con lei; poi si unirono anche altri vicini. Dopo quell’esperienza, Ljdia adottò quattro orfanelli, Nina Krasnova 10. Nel corso degli anni, Tatjana ha salvato ben 20 bambini dagli orfanotrofi dando loro una casa!

Per poter ospitare tutti questi bambini, gli abitanti di Barkhatovo si sono rimboccati le maniche e hanno ristrutturato le loro case, ricostruendo alla fine tutto il villaggio. 

“I bambini in affido hanno aiutato a salvare la mia famiglia”, ha detto Elena Starodumnova al Primo Canale della tv russa nel 2008.

“Non avevamo lavoro, non avevamo un altro luogo dove andare. Dovevamo crescere i nostri due figli. E adesso stiamo ‘lavorando’ come genitori adottivi”. 

Il villaggio di Barkhatovo

Nella famiglia di Elena oggi si contano 21 bambini in affido. La regione di Kemerovo paga ai genitori 3.000-4.000 rubli al mese (circa 50 dollari) per ogni bambino adottato. Per Barkhatovo, si tratta di una grande quantità di denaro. Elena e suo marito hanno potuto riparare la loro casa, hanno costruito una cucina abbastanza grande per la loro famiglia allargata e hanno persino comprato dei computer per i ragazzi.

Tutti i bambini aiutano gli adulti nei lavori di casa e nell'orto (qui non ci sono supermercati, quindi le famiglie devono coltivare frutta e verdura da sole). Alla fine, l'orfanotrofio distrettuale ha chiuso perché tutti i bambini ora vivono in una famiglia.

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I ragazzi adottati sono oggi genitori adottivi

Sergej, il figlio adottato da Tatjana, è diventato a sua volta padre adottivo

Alcuni dei primi genitori adottivi sono già morti, ma quando i loro figli sono cresciuti hanno dato seguito a questa tradizione e sono diventati anche loro genitori adottivi.

La moglie di Sergej con i figli

Il figlio di Tatjana, Sergej, ora ha 32 anni. Lui e sua moglie stanno crescendo la loro figlia biologica insieme ad altri nove bambini di un orfanotrofio. Sergej ha raccontato che tutti i loro figli li chiamano mamma e papà, anche se nessuno li ha costretti a farlo. Secondo lui, la cosa più importante è trovare una modalità di approccio con ogni singolo bambino, per costruire pace e armonia in famiglia.

“Adesso possiamo dire che il villaggio è ancora vivo”, dice Serge. “Se ci sono bambini, c'è vita”.

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